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Difesa costiera e cambiamento climatico: dallo studio di Unipi, nuova sollecitazione ad un cambio di rotta

1 aprile 2025 | 12:13
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Difesa costiera e cambiamento climatico: dallo studio di Unipi, nuova sollecitazione ad un cambio di rotta
Difesa costiera e cambiamento climatico: dallo studio di Unipi, nuova sollecitazione ad un cambio di rotta
Difesa costiera e cambiamento climatico: dallo studio di Unipi, nuova sollecitazione ad un cambio di rotta
Difesa costiera e cambiamento climatico: dallo studio di Unipi, nuova sollecitazione ad un cambio di rotta

L’associazione La città ecologica: “Occorre un piano generale di adattamento all’innalzamento del livello del mare e individuare metodi innovativi di adattamento e difesa”

Lo studio di Monica Bini e Marco Luppichini sull’erosione recente delle spiagge italiane e l’allarme lanciato sul futuro dei delta fluviali, appena pubblicato sulla rivista Estuarine, Coastal and Shelf Science, conferma le necessità espresse dall’associazione ambientalista La città ecologica: un cambiamento nelle strategie di difesa dall’erosione e nell’adattamento all’innalzamento del livello del mare.

L’estensione del fenomeno dell’erosione, aggravata dall’innalzamento del livello del mare e dalle necessità di interventi per la difesa del suolo nei bacini idrografici in un clima che cambia, rende sempre più evidente l’impossibilità di proteggere ogni singolo tratto di litorale. Tanto più che, con il tempo, la difesa costerà sempre di più.

“È il momento di decidere quali tratti di costa devono essere difesi e quali richiedono strategie di arretramento gestito – dichiara l’associazione in una nota – che siano in grado di garantire alle popolazioni residenti, oggi e domani, una qualità della vita almeno uguale, se non superiore, a quella attuale. Questo non significa abbandonare le zone vulnerabili, ma piuttosto investire in strategie intelligenti ed economiche per definire scenari futuri e indirizzare le attività economiche e sociali verso percorsi che minimizzino i danni e ottimizzino i vantaggi”.

“Le zone umide lungo le nostre coste – continua l’Aps -, con la loro biodiversità, le potenzialità di fitodepurazione e le opportunità per il turismo sostenibile, sono il futuro per molte aree costiere. In questo senso, tornano attuali le proposte di un Parco delle Acque dell’architetto Pier Luigi Cervellati, un progetto che potrebbe rispondere in modo innovativo a queste sfide. Per i tratti in cui l’arretramento non sarebbe economicamente sostenibile neppure a lungo termine, come nel caso dei centri abitati maggiori, occorrerà sviluppare strategie che non si limitino alla difesa dal moto ondoso, come accaduto finora con le spiagge in ghiaia. La realtà è che il mare invaderà molti territori, non solo direttamente, ma anche innalzando la falda freatica e ostacolando il deflusso fluviale, con il rischio di frequenti esondazioni dalle aste terminali dei fiumi“.

La gestione delle aree fluviali, in particolare delle golene, richiede attenzione. “L’uso delle sponde per ormeggiare imbarcazioni o la presenza di cantieri e abitazioni non è compatibile con una gestione sostenibile, che deve preservare questi ecosistemi delicati. Inoltre, la realizzazione di opere a mare, come quelle progettate per la Darsena Europa, potrebbe aggravare il problema. La riflessione delle onde, causata dai lunghi moli aggettanti, potrebbe focalizzarsi in zone pericolose, aumentando il rischio idraulico per la città di Pisa“.

Lo studio di Bini e Luppichini, così come altre ricerche universitarie, evidenzia anche la necessità di smettere di cementificare la costa. In questo contesto, le recenti dichiarazioni del sindaco, che ha auspicato la rapida realizzazione del Piano di Recupero Ex-Motofides, che prevede 50.000 mq di nuova edificazione, appaiono preoccupanti per l’associazione. Quest’area è stata recentemente allagata dalle mareggiate dell’autunno 2023.

Occorre un piano generale di adattamento all’innalzamento del livello del mare che abbracci almeno la costa – conclude l’associazione -, affidato ad esperti di livello internazionale, che sappiano individuare metodi innovativi di adattamento e difesa, metodi che coniughino efficacia e salvaguardia del paesaggio, andando a ridisegnare l’interfaccia terra-mare. Lo studio prodotto da Unipi, insieme a quelli di altre università non solo toscane, può essere il punto di partenza per un tale piano”.