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Palio dei Barchini, il premio sfilata va a San Bartolomeo a Paterno

25 maggio 2025 | 13:07
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Palio dei Barchini, il premio sfilata va a San Bartolomeo a Paterno

Premiata l’inventiva del rione nel mettere in scena una delle più catastrofiche piene dell’anno del XIX secolo

Sono stati i drammi ed il tanto lavoro perduto fra le onde del lontano 1855 ad incantare i giudici per il premio sfilata alPalio dei Barchini, che questa mattina (25 maggio) è spettato ai rossoblu di San Bartolomeo a Paterno.

Loro la vittoria per l’inventiva nel mettere in scena una delle più catastrofiche piene dell’anno del XIX secolo, messa in piedi con maestria dalle responsabili sfilata Jasmine Baldacci e Ilaria Martone.

Una piccola rassegna delle miserie di coloro che si trovarono a salvare il salvabile con l’acqua che invase abitato e campagne.

Castelfranco fin dalla fine del XVII secolo fu infatti sede di due circondari, uno relativo all’argine sinistro dell’Usciana e alle “Dogaie”, i fossi di scolo della pianura circostante, l’altro relativo all’Arno. I cosiddetti Circondari d’Imposizione erano organi preposti alle prime manutenzioni degli argini, con prime leggi nel 1768 e poi negli anni ’20 e ’30 dell’800, che cominciarono a regolare il piano delle opere e istituirono anche uno speciale corpo d’ingegneri che si occupassero di queste cose. Ciò non impedì che nel 1855 le acque si presero la scena. Molti poderi furono allagati e le provviste di cereali, prevalentemente grano ed orzo, furono quasi completamente danneggiate. I contadini temevano la fame e al tempo stesso si dovettero impegnare a salvare i beni dei propri padroni. E così che poveri bastoni con le poche salcicce salvate, misere verdure salvate dal fango ed animali susperstiti han fatto la loro figura per le strade di Castelfranco in sfilata, con lo sfondo di un barchino intento a salvare una contadina rimasta incastrata sul tetto ed il fango, ovunque, a farla da padrone incontrastato.

Niente da fare per le altre tre contrade, che pure quest’anno si sono impegnate nel mettere in scena altri tre importanti momenti della storia del piccolo borgo. Il vaiolo, con tutta la sua portata di morte e dolore, le pustole nel loro segno inequivocabile, la paura di toccarsi fra appestati, sono stati l’argomento portato in scena dai biancocelesti di Vigesimo, fra il gran vociare di chi, invano, chiedeva aiuto inutilmente ai passanti con la pelle segnata dalla malattia. L’estro creativo ed il gran vociare degli attori sulla scena, in un carro su ruote di un sipario viaggiante, è stato invece il segno di San Martino, che ha voluto rimembrare le origini del teatro castelfranchese, che affonda le radici in quella Accademia degl’Inaspettati che ebbe la luce nel 1839 e portò alla costruzione di una grande sala nel 1841, poi ahimè persa durante la seconda guerra mondiale. I migliori frutti di quel borgo che, ben prima della calzatura, aveva una vocazione in tutto agricola, il mercato, è stato invece ricordato dai gialloneri di San Michele. Un evento ricorrente che a Castelfranco si teneva nella grande Piazza del Pallone, oggi Piazza XX Settembre. Un gran stranazzio di polli e galline, un svolazzar di piume e incerto volo, sono ciò che ha divertito gli spettatori al passare dei carri, fra affari loschi combinati al tavolino, giovani che avevano un occasione per trovarsi e commercianti intenti a presentare al meglio ciò che avevano da offrire.

Spettacolo che continuerà questo pomeriggio per l’evento clou della manifestazione: le corse di MiniPalio, Palio Rosa e Palio, che avranno inizio alle 15.