Suicidio al Don Bosco, l’intervento del Sappe

Il sindacato autonomo di polizia penitenziaria Sappe interviene sul suicidio che si è verificato il 14 agosto scorso nel carcere don bosco di Pisa che ha visto un 27enne togliersi la vita dopo la revoca degli arresti domiciliari.

A nulla è valso il tempestivo intervento delle agenti di polizia penitenziaria per scongiurare il suicidio. In intervento dei vertici nazionali del sindacato per ribadire che il sistema carcerario toscano presenta criticità che ogni giorno devono essere contrastate dagli agenti della polizia penitenziaria a cominciare dai numeri della popolazione carceraria toscane per fin ire con le condizioni di lavoro degli agenti. Una denuncia che alla fine sottolinea anche l’indifferenza della amministrazioni penitenziarie: “I detenuti complessivamente presenti nelle carceri regionali della Toscana erano, il 30 luglio scorso, 3223 circa 150 in meno di quelli che c’erano un anno fa quando, nello stesso giorno del 2014, erano 3371. A non calare, però, sono gli eventi e gli episodi critici nelle celle”, sottolinea Donato Capece, segretario generale del Sappe. “Per il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria le condizioni di vita dei detenuti, in linea con le prescrizioni dettate dalla sentenza Torreggiani, sono migliorate in Italia. Non si dice, però, che le tensioni del sistema penitenziario italiano continuano a scaricarsi sulle donne e gli uomini del Corpo di Polizia Penitenziaria, quotidianamente impegnati a contrastare le tensioni e le violenze che avvengono nelle nostre carceri vedono spesso i nostri agenti, sovrintendenti, ispettori picchiati e feriti dalle violenze ingiustificate di una consistente fetta di detenuti che evidentemente si sentono intoccabili”, aggiunge il leader nazionale del Sappe.
“I dati sono gravi e sconcertanti e sono utili a comprenderli organicamente la situazione delle prigioni del nostro Paese: ometterli è operazione mistificatoria”, prosegue Capece con il Segretario regionale Sappe della Toscana Pasquale Salemme. “Dal 1 gennaio al 30 giugno 2015 nelle 18 carceri toscane si sono infatti contati il suicidio di 2 detenuti in cella, 3 tentativi sventati in tempo dagli uomini della Polizia Penitenziaria e ben 501 atti di autolesionismo (il numero più alto in tutta Italia!) posti in essere da detenuti. Ancora più gravi i numeri delle violenze contro i nostri poliziotti penitenziari: parliamo di 213 colluttazioni e 39 ferimenti. Ogni giorno, insomma, le turbolenti carceri toscane ed italiane vedono le donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria fronteggiare pericoli e tensioni e per i poliziotti penitenziari in servizio le condizioni di lavoro restano pericolose e stressanti”.”Ma il DAP queste cose non le dice”, denunciano infine Capece e Salemme: “l’unica preoccupazione, per i solerti dirigenti ministeriali, è evidentemente quella di migliorare la vita in cella ai detenuti. I poliziotti possono continuare a prendere sberle e pugni, a salvare la vita ai detenuti che tentato il suicidio nel silenzio e nell’indifferenza dell’amministrazione penitenziaria”.

Leggi anche: “Detenuta si impicca in carcere”

 

Sostieni l’informazione gratuita con una donazione

Commenti

L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di Cuoio in diretta, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.