Contoterzi strangolati dal lavoro nero, allarme Cna

Troppi settori assediati di abusivi, lavoro nero ed evasori totali. Dalle estetiste ai fotografi, dagli impiantisti alle piccole attività ricettive, fino ad arrivare ai contoterzisti del settore conciario, da tempo alle prese con un codice etico da applicare e da far rispettare. Lo denuncia la Cna di Pisa che sta registrando una crescente pressione del lavoro irregolare su quello regolare: “Quello che paga le tasse – dicono – e che in questi anni di crisi ha sostenuto il paese”.

Un mondo, quelle piccole e medie imprese, strangolato da leggi e livelli impositivi che obbligano le aziende a lavorare i primi 7 mesi e mezzo dell’anno unicamente per lo Stato, come documentato da un recente studio di Cna: “Solo dopo il settimo mese si comincia a guadagnare qualcosa. E a soffrire di più – dicono ancora da Cna – sono proprio le imprese che con grandi sforzi vogliono stare nel pieno rispetto delle regole sempre”. Ad avanzare la denuncia sono i portavoce delle categorie oggi più colpite. “Siamo i primi a sostenere la legalità e rispetto delle regole – dice il presidente di Cna Pisa Matteo Giusti– ma i controlli devono essere mirati a colpire in primis i grandi abusi e non, come avviene adesso, le piccole cose formali sulle quali si fanno verbali e sanzioni a chi è già in regola al 99%. Si ha troppo spesso la sensazione che ci si trovi di fronte ad una forma di strabismo: con il microscopio per imprese pulite e regolari, con gli occhi bendati per evasori totali e lavoro nero”.

 

Tra i settori dove la situazione è più allarmante, secondo le testimonianze e i dati raccolti da Cna, c’è proprio il mondo dei contoterzi del settore conciario, nella grande galassia di piccole e micro imprese che caratterizza il comprensorio del Cuoio.
Rossella Giannotti (portavoce del settore moda) e Alberto Giannangeli (presidente di Assa e dirigente Cn a), da tempo denunciano le difficoltà in cui si trovano ad operare le aziende contoterziste, strette da una parte dai committenti sempre più esigenti e sempre meno disposti a riconoscere prezzi remunerativi, forte del loro potere contrattuale e della concorrenza sfrenata e suicida dei competitor locali (da anni viene richiesta l’applicazione delle norme vigenti relativamente al Contratto di sub fornitura), dall’altra dal dumping illegale e anche criminale messo in campo da alcune (poche per fortuna) realtà imprenditoriali che operano non rispettando alcuna regola ne fiscale, né contrattuale, né contributiva per non parlare del rispetto delle norme sulla sicurezza nei luoghi di lavoro e ambientali. Non è una denuncia generica, ci sono le numerose verifiche messe in atto dagli organi di controllo (inps, dpl, arpat, usl, ecc.) e le sanzioni emesse sino alla chiusura dell’azienda che ovviamente, pochi giorni dopo, riapre con altro nome nello stesso posto e continua ad operare nello stesso modo e, purtroppo, con gli stessi committenti che girano la testa dall’altra parte per risparmiare qualche euro. “È davvero l’ora che questi fenomeni vengano colpiti con durezza ed in modo definitivo – dicono Giannoti e Giannangeli -. Siamo noi, anello debole della catena del valore, a chiedere con forza di espellere dal mercato questi soggetti. Siamo noi a chiedere con forza l’applicazione e il rispetto del codice etico del Distretto. Siamo noi a chiedere ai Committenti di farsi carico della selezione dei loro subfornitori secondo regole che esaltino la correttezza la legalità, il rispetto del lavoro, l’etica di impresa. La qualità del Made in Italy non esisterebbe senza di noi terzisti della moda e non esiste qualità senza rispetto assoluto delle regole che sono garanzia per un mercato sano nel quale competere tutti alla pari”.

Impianti e altri settori tecnici
Marco Ammannati “per quanto riguarda il settore degli impiantisti prevalentemente e sinteticamente quello che più si richiede è il rispetto delle regole in quanto la categoria è soggetta a notevoli aggiornamenti obbligatori che però devono trovare il loro reale riscontro nel certificato della Cciaa, infatti chi sta aggiornato non è distinguibile dagli altri che non stanno dentro tempi e modi degli aggiornamenti spesso gravosi in termini di tempo e di risorse economiche. Per non parlare della concorrenza sleale e spesso anch’essa fuori dalle regole, dei colossi del settore energia”.

Benessere
Nel settore degli acconciatori e dell’estetica dove pseudo lavoranti a domicilio e soggetti improvvisati saltano a piè pari il quadro normativo di riferimento il quale specifica chiaramente che non è ammessa lo svolgimento di suddette attività in forma ambulante o di posteggio. Le imprese sia di acconciatore che di estetica titolate dall’esercizio in sede fissa possono esercitare l’attività anche presso la sede designata dal cliente ma esclusivamente in caso di sua malattia o altro impedimento fisico oppure, nel caso in cui il cliente sia impegnato in attività sportive, in manifestazioni legate alla moda o allo spettacolo o in occasioni di cerimonie o di particolari eventi fieristici o promozionali.
Inoltre è possibile lo svolgimento congiunto dell’attività di acconciatore e di estetica purché ci siano i requisiti professionali e dei locali per lo svolgimento delle distinte attività. Ma ci troviamo di fronte a pubblicità in cassetta o sui social di acconciatori ed estetiste a domicilio in maniera sfacciata oppure di abitazioni private che si trasformano in negozi. Inoltre è bene ricordare che l’impresa di acconciatore può svolgere esclusivamente prestazioni semplici di manicure e pedicure estetico consistenti esclusivamente in limatura e laccatura di unghie mentre per l’attività di onicotecnica è obbligatoria la qualifica di estetista.

Commercio, ristorazione e attività ricettive 
Tutti siamo vessati da venditori abusivi di oggettistica varia nei centri storici, ma ci sono anche i raid delle forze dell’ordine che vanno a misurare al centimetro se sporgono dalla sagoma del negozio oggetti appesi alle vetrine esterne o alle porte, per non dire della superfici occupate da tavoli seggiole, o pedane e tende.
Ma ci sono abusivi che vendono alcolici in strada tutti i giorni, negozi che nascono e spariscono nel giro di pochi giorni, partite Iva farlocche. Per non parlare di ristoranti e pizzerie che si vedono scippare clienti e turisti dalle mille sagre e feste paesane che troppo spesso perdono il connotato della spontaneità popolare e della tradizione, assolutamente da salvaguardare, sconfinando nel commerciale puro e come tale da regolare di conseguenza senza fare finta di nulla. Anche per le attività ricettive come bed & breakfast, affittacamere, sorgono come funghi quelli fuori da ogni regola e autorizzazione che naturalmente sfruttando un banale sito internet incassano tutto al nero in barba a fisco e regole.

Trasporto
Il fenomeno del trasporto abusivo è crescente in città ed i recenti significativi pronunciamenti del Tar in materia di condivisione dei trasporti e dell’incontro domanda-offerta hanno fatto tirare un sospiro di sollievo alle categorie dei professionisti del trasporto, che però se la devono vedere sulle pubbliche piazze, fisiche e virtuali, con servizi abusivi che pur denunciati, continuano a prosperare.
Anche il tema di controlli e dei piccoli abusi è un tema caldo. Altro capitolo andrebbe poi aperto sul trasporto merci preso letteralmente d’assalto da manodopera fittiziamente inquadrata in soggetti di impresa di diritto estero (solitamente dell’est europeo) ma anche da cooperative fittizie che vengono tenute in vita giusto il tempo per non pagare contributi e tasse e sparire letteralmente per ricomparire sotto altre vesti subito dopo. E le inchieste di Livorno finalmente portate in fondo con successo testimoniano anche in questo caso di un fenomeno in crescita che fa dumping e concorrenza sleale alle imprese regolari che fanno salti mortali per stare dentro un quadro di regole che è a dir poco complesso e in continua trasformazione.

Nautica
Ci sono anche i Rimessaggi sull’Arno che sono costretti a rincorrere i prezzi di associazioni di fantasia e circoli e privati che in realtà fanno servizi ad una utenza indifferenziata e godono di agevolazioni sui canoni demaniali (peraltro in forte aumento nell’ultimo anno) oltre a ignorare del tutto norme igieniche, di sicurezza e di tutela dei posti di lavoro che questo settore potrebbe produrre in modo ancora più consistente dei 200 addetti che risultano oggi. Posti barca e servizi che solo imprese regolari potrebbero e dovrebbero mettere a disposizione anche per una maggior tutela di ordine ambientale oltre che sociale e fiscale.

Fotografi
Nell’era degli smartphone chiunque può diventare un fotografo. Ma solo pochi sono professionisti, sono abilitati e garantiscono il loro lavoro, elaborano supporti stabili e di qualità. I fotografi professionisti sono quelli che resistono alla evoluzione tecnologica e ai tanti abusivi solo perché si sono attrezzati sono aggiornati e garantiscono della qualità del loro lavoro. Matrimoni comunioni cerimonie. Fino a poco tempo fa erano appannaggio dei fotografi iscritti alla Camera di Commercio, che hanno un negozio, un laboratorio e devono rispettare complesse norme professionali e fiscali. Tutti gli altri no. E sono questi a fare concorrenza sleale tramite siti e social e oltre che con i vecchi canali dei contatti diretti. Sono tollerabili amici e parenti, molto meno quando si inviano tramite siti internet o pagine dei social vere e proprie offerte commerciali senza averne titolo e tantomeno emettere regolari fatture.

Lavanderie
L’esercizio dell’attività di tintolavanderia è disciplinato dalla Legge n. 82 del 22 febbraio 2006 “Disciplina dell’attività professionale di tintolavanderia” e dalla L. R. 25/2011. Il settore versa da anni in una preoccupante situazione di crisi: basti pensare che negli ultimi anni la categoria ha avuto una contrazione che in termini percentuali corrisponde ad un meno 36% di fatturati e ha dato inevitabilmente luogo ad una diminuzione del numero degli addetti occupati. Questi pochi ma significativi dati rappresentano un trend negativo che il prolungarsi della attuale crisi economica rischia di aggravare ulteriormente.
Una fonte di preoccupazione per gli operatori del settore sono le lavanderie “self-service”, cui va subito detto non si applica la vigente e stringente normativa succitata; per operare questo tipo di lavanderia è tenuta solo all’obbligo di iscrizione al registro delle imprese e all’ottenimento dell’autorizzazione da parte del Comune in cui si esercita l’attività. Nel 2013 abbiamo inviato richiesta di controlli su lavanderie “self service” nel territorio di competenza. Ma registriamo, con sempre maggiore frequenza comportamenti illeciti di alcune attività self, consistente nell’eludere le regole poste a tutela delle imprese e del consumatore.
La lavanderia “self-service”, che sta sempre più diffondendosi nel territorio è in pratica una semplice attività di noleggio attrezzature: è uno spazio allestito con lavatrici ed essiccatoi utilizzati direttamente dalla clientela, acquistando appositi gettoni, e nel caso ne sia sprovvista, anche i detergenti. Il meccanismo è simile a quello degli auto-lavaggi self-service: il cliente acquista il gettone per usufruire dei macchinari per il lavaggio della vettura.
Vogliamo precisare che non abbiamo nulla contro questo tipo di libera iniziativa economica e che, in molti casi, associamo e forniamo servizi a queste imprese. Il problema si pone quando alcune di queste mettono in atto comportamenti in aperta violazione delle norme di settore. Per queste ragioni ribadiamo che in svariati casi, e purtroppo anche in assenza di controlli dell’Autorità Comunale competente, nelle lavanderie self-service è presente un addetto che fornisce assistenza alla clientela, proponendo servizi di stireria, di ritiro e consegna capi presso il domicilio dei clienti, ed altri tipi di servizi in aperta violazione della L. 84/06 e della L.R. 25/2011. Ciò rappresenta, oltre che una forma di concorrenza sleale per le aziende di tintolavanderie, un esercizio abusivo di attività, che crea un danno consistente a chi esercita l’attività nel pieno rispetto delle regole.

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