La trottola e il Robot, la mostra per giocare è al Palp – Foto foto

“Ci siamo applicati in una sfida per trovare un tema innovativo. L’anno scorso si parlava di velocità, oggi facciamo un volo fra la dimensione del gioco: dalla trottola al robot. Un viaggio nella memoria collettiva”. Così, la curatrice Daniela Fonti racconta la mostra tra Balla, Casorati e Capogrossi al Palp di Pontedera. In mostra ci sono 110 opere d’arte e quasi un centinaio di giochi che raccontano una serie di generazioni e la loro esperienza della vita attraverso il gioco. “Il tema del giocattoli – prosegue Fonti – infatti è più complesso di quanto si possa immaginare. Un oggetto moltiplicatore di attività. Giocare è stare nello straordinario, sempre e comunque”.

Dalla trottola al robot mette a confronto due aspetti della creatività legati all’infanzia, quello che si traduce negli oggetti concreti, i giocattoli, creati un tempo dagli artigiani e poi dall’industria, e quello che rappresenta e interpreta il gioco infantile nelle arti figurative e plastiche italiane, dalla fine del XIX secolo alla seconda metà del XX. Si tratta di due universi separati, che solo di quando in quando hanno trovato modo di rispecchiarsi gli uni (i giocattoli) nelle altre (le opere d’arte) e il lungo racconto di figure ed oggetti che si snoda nelle sale espositive di Palazzo Pretorio, offre da differenti, dialettici o integrati punti di vista un osservatorio inedito e suggestivo sui mutamenti della società italiana nel corso dei decenni, sulle variazioni dei modelli pedagogici, di vita e di pensiero e sul rapporto spesso controverso fra il mondo degli adulti e quello – assai più misterioso – dei bambini. Le opere degli artisti italiani che hanno prediletto il tema dell’infanzia, dialogheranno in mostra, intorno ad alcuni temi chiave, con nuclei di oggetti ludici, scelti di volta in volta per la loro valenza sociale, didattica, ma anche più latamente simbolica e onirica; di questi saranno messi in evidenza il mutamento formale, l’avvicendarsi dei materiali in uso, il loro attingere ai mutamenti tecnologici in atto.

Fra i temi significativi individuati nella sequenza espositiva, la casa coincide con la rappresentazione dello spazio interno, dell’intimità domestica nella quale si svolge la vita quotidiana dell’adulto e il gioco del bambino. Grandi modelli di casa di bambola a più piani, differenziati fra il modello alto borghese e quello più dimesso, bambole d’epoca, arredi in miniatura sono posti a confronto con le opere. Il rapporto del bambino con la vita degli adulti, oltreché nel gioco, si configura nei modelli dell’educazione infantile che per tradizione vi sono associati; gli artisti ritraggono volentieri i momenti di formazione del fanciullo, dall’apprendimento scolastico all’educazione al canto, alla musica, alla lettura. Il gioco all’esterno predispone il bambino a una diversa percezione del mondo con una dilatazione degli orizzonti immaginativi nella quale rientrano la piena percezione di sé e del movimento, il tema del viaggio, dell’esotismo. Il teatro e il circo protraggono lo stupore del gioco fino all’età adulta. Giochi senza età richiama la valenza pedagogica del gioco, la capacità di sviluppare nel fanciullo, e più tardi nell’adulto, le sue doti di apprendimento, le facoltà critiche e tutte quelle attitudini all’organizzazione dell’azione nello spazio e nel tempo; i quadri e le sculture hanno per protagonisti i giochi, dal domino alle carte, dagli scacchi ai tarocchi. La sala degli automi, infine, rinvia allo sviluppo, illustrato attraverso i giocattoli presenti nella collezione, del tema dell’automazione, che dai primi ingenui elementi a molla arriva ai più sofisticati congegni moderni. Molti gli artisti che nel corso di un secolo hanno riflettuto sulla possibilità di creare delle copie di sé animate meccanicamente, sull’ambivalenza uomo/manichino, sulla sua trasformazione in robot meccanico: la Metafisica, il Futurismo, più tardi la irridente Patafisica hanno a diverse riprese rilanciato il tema, con valenze espressioniste, giocose, tragiche o ironiche.

Il risultato è una mostra che accanto alle opere di vari artisti, strizzando l’occhio alle avanguardie, mette anche una prestigiosa collezione di circa un centinaio di giocattoli d’epoca di proprietà del Comune di Roma, presentando insieme agli antichi balocchi circa 110 opere di artisti italiani come Zandomeneghi, Balla, Casorati, Cambellotti, Francalancia, Campigli, Viani, Pirandello, Lloyd, Levi, Nomellini, Mafai, Muzzioli, Corcos, Boccioni, Muller, Erba, Magri, Sartorio, Capogrossi, Gentilini, Baj ed altri. Dai giochi dei piccoli a quelli degli adulti, fino a quei robot che, oltre ad essere protagonisti della ricostruzione plastico-teatrale del mondo cara ai futuristi, dei metafisici e di veri pionieri della grafica come Depero, presente nella collezione, suonano anche come un’avveniristica premonizione di un futuro che “in Valdera è già presente” come ha avuto a dire il sindaco Millozzi, riferendosi all’Istituto di BioRobotica del Sant’Anna, partner dell’esposizione. Informazioni al numero 3311542017. Biglietti: 7 euro (intero), 5 (ridotto), 3 (dai 6 ai 18 anni).

Nilo Di Modica

 

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