Ato Costa, per i segretari Pd “inammissibile quanto successo”. Rossi: “Scriveremo ai prefetti”

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“Viste le inadempienze, sarebbe obbligo della Regione inviare una comunicazione ai prefetti delle quattro province coinvolte, perché i prefetti stessi agiscano come prescritto dalla legge. Tuttavia, prima di procedere con la comunicazione, se i sindaci intendono rimettere in discussione la scelta effettuata nel 2011 sono invitati a riunirsi, in tempi brevi e certi, in una nuova assemblea al fine di aggiornare le loro decisioni. Se questo non accadrà, permanendo le inadempienze, scriveremo ai prefetti”. Lo dice il presidente della Toscana Enrico Rossi, dopo che ieri 14 novembre, in Ato Costa è mancato il numero utile (Rifiuti, Ato Costa da commissariare: assemblea senza sindaci). “Risulta inconcepibile quanto accaduto ieri, invece, per i segretari Pd delle provvince di Livorno e Pisa. 

“La legge nazionale 152 del 2006 (Norme in materia ambientale), recepita in una legge regionale del 2007, prevedeva – ricorda il governatore Rossi– l’istituzione di tre Ato e dava a questi il compito di affidare il servizio di raccolta e smaltimento rifiuti scegliendo tra tre forme di affidamento: in house, gara di evidenza pubblica, gara per la scelta del socio privato minoritario. Quest’ultima è stata la soluzione deliberata dall’Ato costa. Essendo intanto trascorso un tempo particolarmente lungo, lo stesso direttore dell’Ato, lo scorso anno, ha revocato la gara dichiarando l’intenzione di indirne una nuova. Attualmente la situazione è azzerata, perché nell’ultima assemblea è mancato il numero legale necessario per l’approvazione degli atti propedeutici alla continuazione della gara. Al 31 ottobre 2017 abbiamo infine registrato l’inadempimento del cronoprogramma proposto dall’Ato costa alla Regione”.

 

“Dopo il lungo e approfondito lavoro svolto negli anni dall’organismo assembleare – ricordano i segretari provinciali del Pd Lorenzo Bacci di Livorno e Massimiliano Sonetti di Pisa -, legato alla definizione del percorso di gara ed alla prospettiva di attivazione del gestore unico di ambito RetiAmbiente, percorso che ha visto coinvolte non solo le Amministrazioni locali ma anche il nostro partito, con numerosi passaggi a livello regionale, ci troviamo oggi a dover analizzare una situazione di impasse determinata dalla decisione di 17 sindaci che rivendicano come ‘nobile gesto’ l’aver disertato l’assemblea dell’autorità. Come segretari delle Federazioni del Partito Democratico di Livorno e Pisa, non riteniamo ammissibile un comportamento del genere, privo di rispetto nei confronti degli altri sindaci presenti (alcuni provenienti dall’Isola d’Elba), nei confronti delle proprie comunità (visto che è in quella sede che sul tema della gestione dei rifiuti i sindaci sono chiamati ad esercitare la rappresentanza loro delegata) e, infine, nei confronti di quanto condiviso a livello politico, per l’ennesima volta, non più tardi dello scorso mese di settembre, nell’incontro tenutosi presso la sede regionale del Partito Democratico. Scorrettamente e in modo politicamente incomprensibile, se si tiene di conto che non più tardi di venerdì scorso siamo venuti a conoscenza della sentenza n. 1367 del TAR Toscana che, in relazione al caso “AAMPS”, ribadisce la legittimità del percorso intrapreso, questi 17 sindaci, hanno di fatto deciso di minare alle fondamenta un iter determinatosi sulla base di procedure democratiche e suffragate da complesse attività di carattere istruttorio che avevano oggettivamente comprovato la bontà del percorso individuato. La legge regionale è la cornice entro la quale muoversi: efficienza, economicità di scala e condivisione ambientale degli obiettivi, i risultati da raggiungere. Risultati per i quali le nostre comunità stanno attendendo da troppo tempo, a causa di un susseguirsi di sterili rivendicazioni che sanno tanto di difesa di piccoli campanili, lontani anni luce dalla strategia politica affermata a livello nazionale e regionale dal nostro Partito, che guarda agli ambiti ottimali come dimensioni ideali nello svolgimento di servizi essenziali come quello legato al ciclo dei rifiuti e che vede nella collaborazione tra soggetti pubblici e partner industriali la possibilità di raggiungere risultati altrimenti impossibili. Nessuno può credere alla favola della società in house composta da 101 comuni, prospettiva che risulta totalmente in contrasto con una gestione industriale ed efficiente del servizio, come dovrebbe essere nell’interesse dei cittadini. Non vorremmo, come si legge tra le righe del comunicato dei 17 sindaci, che si tenti di mascherare attraverso questa impossibile soluzione la volontà di mantenere in vita le piccole società esistenti, abdicando definitivamente all’obiettivo di superare un quadro medievale nel quale ad oggi il numero di aziende e relativi consigli d’amministrazione chiamati ad occuparsi del tema rifiuti risulta oggettivamente fuori scala per un territorio come il nostro (si parla di 16 aziende per sole 4 province). Questo è un vecchio metodo di fare politica che non ci appartiene e che, di fatto, non ha niente a che vedere con gli obiettivi che da sempre si pone il Partito Democratico. Per questo motivo se sarà confermata l’impossibilità di operare da parte dell’assemblea dei sindaci, pur manifestando disagio nel dover prendere atto dell’incapacità di superare antistorici campanilismi da parte di amministratori appartenenti al nostro stesso partito, chiediamo come prevede la Legge che siano attivati i poteri sostitutivi da parte della Regione Toscana”.

 

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