CasaPound, ordinanza di Millozzi per mancanza di requisiti

Mancanza di requisiti edilizi e urbanistici, ma anche eventuali profili di false dichiarazioni in atti pubblici. Ruota tutta attorno a questi elementi il provvedimento di divieto di utilizzo della sede che il Comune di Pontedera ha emesso e indirizzato a CasaPound, movimento di destra che sabato scorso ha inaugurato la propria sede di Pontedera. Ma casa paound non ci sta e ha giàdato mandato ai propri legali di seguire la vicenda. si preannuncia quandi una guerra di carte bollate tra il Comune e il partito politico appartenente all’area della destra Sociale.

Apertura che fin da subito ha scatenato reazioni contrarie all’insediarsi del movimento a Pontedera, a cominciare dal presidio in piazza Cavour che ha visto manifestare Anpi, Arci e Cgil, promotori del presidio antifascista, insieme a Partito Democratico, Rifondazione Comunista, Potere al Popolo e altre anime della sinistra. La questione però adesso si sposta da politica a “prettamente tecnica” come ha voluto più volte definirla il sindaco Simone Millozzi. “Si tratta di un documento tecnico, non politico – ha dichiarato il primo cittadino. – La legalità a Pontedera vale per tutti”. Al vaglio questioni relative all’ubicazione della sede nel quartiere, di rilevanza urbanistica, ma anche riferimenti all’attività che vi si svolge all’interno. Rilievi tecnici ai quali adesso gli avvocati del movimento cercheranno di rispondere punto per punto.

Casapound, infatti, ha già fatto sapere tramite il suo nodo pisano che si opporrà con ogni mezzo al provvedimento. “Il primo cittadino, nell’obbiettivo di compiacere la sinistra radicale, unica parte politica che apprezza ancora il suo operato, è riuscito nell’ardua impresa di farci riconsiderare Stalin come paladino del pluralismo democratico – affermano in una nota – A fronte di quasi 150 sedi di CasaPound disseminate su tutto il territorio nazionale, mai si era assistito a tanto furore formalistico riguardante, a suo dire, il mancato rispetto di regolamenti tecnici. Sulla scorta di fantomatici inadempimenti presentati in forme elusive, ci giunge comunicazione che gli uffici comunali sarebbero intenzionati a toglierci l’agibilità della sede”.
“Noi abbiamo costituito un’associazione culturale con tanto di regolare codice fiscale, stipulato all’agenzia delle entrate il contratto di comodato ed avviato e concluso, precedentemente all’inaugurazione dello scorso sabato, le pratiche di affiliazione con un’associazione nazionale appartenente al terzo settore. Da questa associazione addirittura ci giungono voci di chiamate ricevute dagli uffici del comune di Pontedera che chiedevano spiegazioni perché il procedimento di affiliazione a loro dire risulterebbe ‘molto rapido’: un ente pubblico che si lamenta dell’efficienza altrui. Come meravigliarsi? – continua Casapound. – L’amministrazione pensi alla delinquenza diffusa e alla crisi di sicurezza che ormai dilaga in tutto il territorio invece di trovare scuse per impedire la regolare attività di un movimento politico legittimo, che si presenta regolarmente alle elezioni, ha numerosi consiglieri comunali in tutto il territorio e decine di migliaia di tesserati. Ovviamente i nostri avvocati stanno seguendo tutta la vicenda: non ci facciamo certo intimdire da questi metodi veterosovietici e lavoreremo ancora più determinati per la liberazione di Pontedera. Siamo forti dell’appoggio dei tantissimi cittadini di tutta Pisa e Provincia che anche all’inaugurazione, nonostante un clima di colorita contestazione creato dall’estrema sinistra”.

Sulla questione è intervenuta nella giornata anche la consigliera regionale del PD Alessandra Nardini, con “due brevi messaggi a CasaPound”. “Parlano di agibilità politica negata dal sindaco Simone Millozzi ma dovrebbero capire una cosa: l’agibilità politica non c’entra niente, parliamo di regole e norme, quelle di cui strumentalmente si riempiono tanto la bocca quando si tratta di stranieri e migranti” dice l’esponente democratica.  “Gli sveliamo un segreto: valgono anche per CasaPound e anche loro devono rispettare le leggi. D’altronde sappiamo dalle vicende delle sedi romane che c’è una certa abitudine a soprassedere sulle regole. Nessun Sindaco o regolamento può limitare l’agibilità dei loro obiettivi politici. A quello ci pensa già la Costituzione”.

Nilo Di Modica

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