Turismo, l’anno di Terre di Pisa. Cuoio tra luci e ombre

servizio di Giuseppe Zagaria
Tempo di bilanci con la fine dell’anno anche per il turismo toscano e non mancano le sorprese. Ad avere un vero exploit nel 2018 sono le Terre di Pisa, un’area che fino a ora aveva sempre sofferto, non riuscendo a trattenere e convogliare sulle strutture ricettive dell’entroterra il turismo mordi e fuggi attratto dal monumento più famoso al mondo, la Torre Pendente e piazza dei Miracoli. Ma il 2018 ha dimostrato che lavorando con attenzione è possibile cambiare le sorti turistiche dell’area pisana. Per il Comprensorio del cuoio un anno a luci e ombre, dettate proprio dal fatto di trovarsi al confine tra zone o come vedremo Ato che registrano trend completamente differenzi. Se da un lato vanno bene le Cerbaie di Castelfranco di sotto che afferiscono all’ambito pisano e della Piana di Lucca, rallenta la crescita per i comuni che guardano all’Empolese Valdelsa come Fucecchio e San Miniato che chiudono con un segno positivo ma non brillano.

La Toscana è terra di mare e di montagna, di piccoli borghi e di grandi città d’arte, di sentieri, pinete, colline e percorsi storici. La storia, la natura e il relax racchiusi in una sola regione. Dietro a tutte le potenzialità del territorio stanno dei numeri che ci fanno capire lo stato di salute del turismo in Toscana. I numeri, se bene interpretati, ci dicono quali sono le zone che attirano maggiormente e chi sono le persone che trascorrono le loro vacanze nella Regione. I dati per il periodo gennaio settembre 2018 sono stati commissionati da Ambito turistico omogeneo, lo strumento della Regione per monitorare l’andamento del turismo nei vari ambiti di interesse e sono dati trasmetti dalle strutture ricettive all’Istat. Gli Ato (ambiti territoriali omogenei, uno strumento già utilizzato in altri contesti in passato e ora anche ne turismo) sono zone accomunate per similarità attraverso convenzioni, per cui i dati per la prima volta non sono distribuiti per comune, ma per zone. Il classico esempio di Ato è la via Francigena, che attraversa più comuni.
Il Comprensorio del cuoio si trova al confine tra due zone che hanno visto un trend molto diverso per quanto riguarda l’andamento del turismo: Terre di Pisa e l’Empolese Valdelsa. Se usassimo la spartizione degli Ambiti turistici omogenei, il comprensorio sarebbe diviso in due, visto che alcuni comuni dal punto di vista turistico appartengono alla Valdelsa e altri alle Terre di Pisa. Un territorio difficile da valutare, la cui gestione dei dati è complicata.
Molto bene le Terre di Pisa che sperimentano crescita sorprendente e vedono un aumento del numero di presenze del 10,7 per cento, passando in termini assoluti dai 709.655 visitatori del 2017 ai 785.323 del 2018. Un incremento di 75.000 unità nel giro di un anno. Certo è vero che il confronto è tra i dati certificati del 2017 e quelli ancora da verificare del 2018, ma la curva del turismo per adesso segna un trend positivo per le Terre di Pisa e le stime non possono che essere ottimistiche. Anche in termini di durata della permanenza questa zona migliora, con un aumento dei giorni di soggiorno del 7,6 per cento. Il vino e i prodotti agricoli sono la spinta per la crescita delle Terre di Pisa. I prodotti artigianali come olio, formaggi, salumi, e certamente il vino, sono le prelibatezze che attirano soprattutto i turisti stranieri. Proprio per incentivare il turismo, poche settimane fa è nato il consorzio delle Terre di Pisa, che comprende alcune aziende che producono vino a marchio Dop Terre di Pisa. Vino, buon cibo e arte culinaria ma non solo: le Terre di Pisa, inserite nella categoria Città d’arte crescono anche grazie al turismo museale e, appunto, delle città. Pisa su tutte, ma oggi prendono piede i piccoli borghi e le roccaforti storiche sparse nel territorio provinciale: Castelfranco (forse da intendersi più per la zona della Cerbaie, Orentano e Villa Campanile), Calcinaia, Bientina, Buti. Il turista oltre alle attrazioni classiche cerca il particolare e l’inesplorato, il dettaglio che stabilisca una connessione tra chi osserva dall’esterno e le tradizioni autoctone. Peggio invece l’Empolese Valdelsa (Fucecchio, Empoli, Vinci), che aumenta le presenze solo di 5.000 unità rispetto al 2017 passando dai 154.260 dell’anno scorso ai 159.590 arrivi di quest’anno. In termini percentuali cresce del 3,5 per cento, per cui il turismo regge e non c’è una flessione, ma è una crescita strozzata e molto limitata. Anche per quanto riguarda la durata della permanenza, questa cresce solo dell’1,1 per cento, per cui non è una crescita significativa se comparata al 7,6 delle Terre di Pisa.
Tra le altre aree afferenti al Comprensorio del cuoio o che comunque arrivano alle porte dei comuni sono da valutare la Piana di Lucca, tagliata dalla Francigena e Firenze e l’area fiorentina per l’influenza che potenzialmente avrebbero in termini di volano economico e mobilità turistica giornaliera.
La Piana di Lucca, ha numeri simili all’Empolese Valdelsa in merito al numero di arrivi – del 3,8 per cento -, ma a differenza della Valdelsa, vede un aumento maggiore del numero dei giorni di permanenza che si attesta al 3,9 per cento. Firenze e l’area fiorentina, che hanno sempre avuto il numero maggiore di presenze in termini assoluti confermano questo dato, ma in calo. La città del giglio è il simbolo della Regione e la più conosciuta nel mondo, per cui ha sempre attratto milioni di turisti. Quest’anno però, il numero di visitatori è calato del 2,8 per cento, passando dal milione e 507mila del 2017 al milione e 465mila di quest’anno. A Firenze diminuisce il numero di turisti, ma aumentano i giorni di permanenza del 3,5 per cento.
Nel resto della Toscana ad avere le flessioni negative peggiori in termini di presenze percentuali sono il Valdarno aretino (meno 25,1), e l’area del Casentino (meno 20,5). Anche la Garfagnana va in negativo con una flessione del 4,4 per cento. La diminuzione del turismo probabilmente è dovuta alla mancanza di un adeguato sistema di strutture ricettive nella zona, per cui mancano le comodità che cerca il turista in vacanza.
Complessivamente, nel periodo di riferimento il turismo toscano comunque è cresciuto dell’1,7 a livello regionale registrando circa 668mila presenze in più. In generale, le città d’arte hanno registrato un aumento del turismo del 3,6 per cento e anche la montagna ha visto un trend positivo con la Lunigiana che ottiene i risultati migliori e sale del 18,2 per cento e la montagna pistoiese del 5,1 per cento. Dunque, i turisti quest’anno hanno preferito la montagna al mare: dati in negativo per la maggior parte delle zone costiere ad eccezione di Livorno che migliora del 5,2 per cento. Un dato che viene confermato dagli anni precedenti è la percentuale di turisti stranieri in proporzione a quelli italiani. Continuano ad essere in maggioranza quelli stranieri a guidare la crescita che aumentano del 2,1 per cento, mentre quelli italiani solo dell’1,1. Un piccolo dato questo, ma molto significativo. Gli italiani ancora non riescono ad essere il motore portante del turismo regionale, o perché manca un’adeguata disponibilità economica o perché preferiscono spendere le loro vacanze fuori dalla Regione o all’estero. “La Toscana dei record nel turismo – speiga infatti l’assessore regionale al turismo Stefano Ciuoffo – è il frutto di un lavoro di squadra condotto con determinazione e lucidità. E’ un risultato ancora provvisorio ma, se confermato con i mesi di fine anno, il 2018 sarà un altro anno straordinario. Vietato esaltarsi o, peggio ancora, commettere l’errore di sederci a contemplare i risultati ottenuti. Semmai dovremmo guardare a chi è più avanti di noi, e spingerci a fare ancora meglio. Occorre il protagonismo dei territori, che deve tradursi nel protagonismo di istituzioni e imprese, e mettere a disposizione competenze e professionalità. Insomma, va potenziato un sistema già avviato, un'”industria”, quella del turismo, che in Toscana incide già per il 10-12 per cento del Pil. Correre da soli? Spesso è grave, un problema per le realtà più piccole, proprio in termini di professionalità e competenza, e per questo abbiamo creato lo strumento degli Ato. I risultati li stiamo toccando con mano, proprio grazie ad un lavoro d’insieme e una visione comune, slegate da colori politici o scelte del momento”.

 

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