Fuso Cgil: “Il covid ha mandato in cassaintegrazione 40mila lavoratori”. La situazione in provincia di Pisa

"Ammortizzatori in ritardo: ad aprile molte famiglie sono rimaste senza reddito"

E’ un primo maggio senza comizi e manifestazioni di piazza. Eppure, in questo 2020 con l’emergenza Covid19 che si fatica a superare, ci sarebbe da dire parecchio sul lavoro. La ripresa ci sarà, ma è ancora presto dire quando e non è facile capire quale sarà l’impatto a medio lungo termine del coronavirus sull’economia della provincia di Pisa e quindi sui livelli occupazionali.

“E’ ancora presto per capire cosa accadrà nei prossimi mesi – conferma il segretario della Cgil di Pisa Mauro Fuso – serve ancora qualche settimana prima di vedere che tendenza prenderà l’economia e di conseguenza il mondo del lavoro. Certo è che i numeri del coronavirus in termini di cassaintegrati sono importanti: in provincia di Pisa sono state presentate 40mila richieste di cassaintegrazione nei vari settori, su un totale di 140mila lavoratori dipendenti. Se si considera che circa la metà di questi sono assorbiti nel settore pubblico, è facile vedere come le richieste di cassaintegrazione rappresentino circa il 60 per cento degli occupati dei vari settori manifatturieri, industriali e dei servizi.

Infatti il coronavirus ha colpito anche il settore degli appalti. Il tutto in un contesto dove in alcuni settori non eravamo riusciti a recuperare pienamente i livelli occupazionali precedenti alla crisi del 2008-2009. E’ facile capire con questi numeri che se la ripresa non darà la risposta che speriamo la situazione potrebbe diventare difficile, ma ripeto è presto per trarre della conclusioni, perché molto dipenderà dai mercati”.

Una situazione, quella che Fuso fotografa al primo maggio 2020, che pur volendo rimanere ottimisti delle criticità le presenta, a cominciare dallo spettro della povertà che dopo il primo mese di lockdown ha cominciato ad affacciarsi alla vita della famiglie. “Il pericolo è proprio quello di vedere intere famiglie scivolare in quella zona grigia che è sotto la soglia della povertà. Dei problemi si sono già visti con la casa integrazione. In provincia di Pisa come nel resto della Toscana come indicato dalla Regione abbiamo adottato il modello in cui si è chiesto alle banche di anticipare la cassaintegrazione là dove non lo avesse fatto il datore di lavoro, visto che l’Inps non riesce ad evadere le domande rapidamente, ma per il momento molte cose non hanno funzionato e abbiamo intere famiglie che sono senza reddito in questo mese”.

Uno scenario quindi non catastrofico ma che delle criticità le presenta in un territorio che dal punto di vista industriale oggi è organizzato in parte attraverso i distretti: sull’asse del Valdarno i principali sono quello del conciario e quello della meccanica legato alla Piaggio sulla costa l’indotto della nautica. “Nel conciario – spiega Fuso – è presto per dire cosa accadrà sui mercati e sulla richiesta di prodotto visto che il legame con l’export è fondamentale e il resto del mondo non sta attraversando gli stessi problemi nostri. Qui avevamo da recuperare ancora qualche numero nei livelli occupazionali per tornare alla situazione precedente alla crisi finanziaria. Certo il dato positivo è che la produzione del conciario è rivolta prevalentemente al settore del lusso e sappiamo che ogni crisi crea nuovi ricchi, quindi si potrebbe azzardare che qualcuno disposto ad assorbire la produzione ci sarà sempre, ma le valutazioni vere andranno fatte tra qualche giorno dopo la piena ripresa del settore”.

L’indotto della meccanica, quello della Piaggio invece, sembra essere in controtendenza. “La Piaggio ha detto chiaramente di avere i magazzini vuoti e quindi dopo il 4 maggio la ripresa occupazionale ci sarà. L’azienda avrà bisogno di fare nuovi stoccaggi di prodotto. Il settore della nautica la situazione è diversa, penso che potranno uscire bene dal lockdown anche se gli addetti qui sono più bassi”.

Certo è che sia per le aziende che per i cittadini, per evitare che la situazione precipiti, servirebbero immissioni di risorse da parte dello stato centrale. Un dibattito che dalla provincia di Pisa si sposta allo scenario nazionale ed europeo, ma che in un territorio come quello pisano può fare la differenza, sia per la gestione dell’immediato sia per il futuro per la tenuta del sistema economia ma anche dei cittadini. “La questione è delicata – spiega Fuso –. Non possiamo pensare che imprenditori e cittadini ce la facciano da soli. E credo che l’unico modo per attingere a risorse che ora l’Italia sembra non avere è l’Unione Europea. Una questione aperta sulla quale probabilmente capiremo come andrà a finire nei prossimi giorni. Sembra però abbastanza assodato che senza l’iniezione di liquidità anche nei confronti del sistema degli enti locali la situazione potrebbe peggiorare”.

“Proprio gli enti locali – continua il segretario della camera del lavoro di Pisa – hanno bisogno di essere sostenuti con i prossimi decreti, perché sono la prima linea che può intervenire nei confronti dei cittadini. Il tema della risorse è fondamentale per tutti a questo punto. Abbiamo un sistema che sta procedendo verso dati di deficit importanti. La soluzione non credo che sia quella di non pagare le tasse come sento dire sia da cittadini che da imprenditori, ma credo che sia di rimettere in modo la produzione e i consumi e quindi i mercati interni attraverso l’immissione di risorse economiche. Non pagare le tasse è una strategia pericolosa, che potrebbe porci verso problemi più gravi. Gli stessi comuni per poter fare fronte alla criticità che si creeranno da qui a breve o che si stanno già creando o trovano la forza di fare leva sul accantonamenti che hanno oppure avranno bisogno di essere sostenuti dallo stato centrale”.

Poi c’è un’ultima questione, quella di come di il mercato del lavoro potrebbe cambiare alla luce dell’emergenza sanitaria e delle difficoltà che ha creato. Spesso le crisi sono l’occasione per rimettere in discussione il punto di equilibrio tra parte datoriale e lavoratori in termini salariari ma anche di garanzie e diritti per il semplice fatto che le crisi fanno aumentare l’offerta di manodopera e diminuire la domanda. “Questo aspetto è bene presente al sindacato – commenta Fuso -. Al momento non ci sono stati movimenti in tal senso quanto meno nella nostra provincia, ma come dinamica storica ormai la conosciamo e forse qualcuno ci proverà, ma per fortuna in provincia di Pisa credo ci siano anche molti imprenditori responsabili che capiranno che andare a incidere su questi aspetti non conviene a nessuno: né a loro né ai lavoratori”.

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