Emergenza casa, il maggior numero di sfratti in Toscana a Empoli e Pisa

Cgil e Sunia chiedono ai candidati alle regionali un Piano

Il ministero dell’Interno ha pubblicato gli ultimi dati sugli sfratti di immobili ad uso abitativo, confermando la pesante emergenza legata al settore. Nel 2019, a livello nazionale, sono state emesse 48.543 sentenze, (-23,31% rispetto al 2018) di sfratto, eseguiti 25.930 sfratti (-14,03%), con la forza pubblica. Su 48.543 sentenze di sfratto ben 42.326 sono per morosità.

La Toscana è l’ottava regione in Italia con più alto numero di sfratti e il 92% è quasi interamente per morosità. Ci sono 3300 nuove convalide di sfratto (3029 per morosità, 271 per finita locazione), 6553 richieste di esecuzione con forza pubblica, 2260 sfratti già eseguiti con forza pubblica. In questo caso la Toscana è la quarta regione con il maggior numero di sfratti eseguiti, dopo Lombardia, Piemonte ed Emilia Romagna.

Firenze è la settima città in Italia per numeri di sfratti, con 802 nuove convalide di sfratto (689 per morosità, 113 per finita locazione), 2877 richieste di esecuzione con forza pubblica, 576 sfratti già eseguiti con forza pubblica. Empoli è la città con più espropri immobiliari in rapporto al numero di abitanti. Pisa (e provincia) è seconda, con 379 nuove convalide di sfratto, 181 richieste di esecuzione, 161 sfratti già eseguiti con forza pubblica. Al terzo posto Livorno con 357 convalide di sfratto, 318 richieste di esecuzione e 282 sfratti già eseguiti con forza pubblica.

I dati forniti dal Ministero segnalano una diminuzione complessiva degli sfratti in Toscana (circa -14%), con la caratteristica importante e preoccupante che oltre il 92% delle sentenze sono per morosità. Questo è un chiaro segnale di come già nel 2019 le famiglie in locazione soffrivano il fenomeno del ‘caro affitti’. Affitti sempre estremamente alti rispetto ai redditi delle famiglie: in un mercato che nel 2019 era pesantemente ‘drogato’ dagli affitti brevi per turisti e che posizionava Firenze, Lucca, Pisa e Siena tra le città più care.

Il dato da tener ben presente però è la situazione odierna: il 2020 sarà un anno terribile per chi vive in affitto, con un alto numero di sofferenze per chi non riesce a pagare i canoni di locazione. Il bando per la richiesta del contributo affitto covid (per chi aveva subito la conseguenza dell’emergenza economica, causata dalla pandemia) ha visto 3.500 famiglie fare domanda di aiuto all’amministrazione del Comune di Firenze (non tutti avevano i requisiti), per fare un esempio. Quindi, vediamo un numero altissimo di persone che vivono in emergenza, con le notizie che arrivano dai tribunali di numerose richieste di udienze per convalida di sfratti per morosità. Gli sfratti con forza pubblica sono in stand by fino al 31 dicembre, ma cosa succederà dal primo gennaio 2021, se non interverrà un provvedimento nazionale serio e ponderato per aiutare migliaia di persone, lavoratori e pensionati, in crisi economica?

“Fino a qualche anno fa – spiegano Maurizio Brotini (segreteria Cgil Toscana), Laura Grandi (segretaria generale Sunia Toscana), Simone Porzio (responsabile Dipartimento politiche abitative Cgil Toscana) -, le esecuzioni si concentravano soprattutto nei comuni capoluogo, sedi di università e di interesse turistico e denso di attività produttive e del terziario. Ad oggi, le esecuzioni sono endemiche su tutto il territorio regionale. Comuni delle province Toscane che fino ad oggi non conoscevano, se non marginalmente, la questione della precarietà abitativa si trovano a dover fare i conti con questo tipo di emergenza, con strumenti del tutto insufficienti ed inadeguati. La ragione principale di questa diffusione sta tutta nel perdurare e nell’aggravarsi dello stato di precarietà lavorativa ed economica delle famiglie toscane in affitto, unito alla difficoltà di canoni ancora troppo alti rispetto alle sempre più scarsa capacità di reddito.

Non si può altro che constatare che, nell’anno 2019, gli sfratti per morosità hanno continuato ad essere ad essere una piaga inguaribile, in coppia con il nuovo fenomeno dei pignoramenti immobiliari. Sebbene ci fossero state delle contrazioni nei dati, per quello che riguarda le esecuzioni degli sfratti (circa un 12% meno) le ripercussioni a livello sociale sono pesanti, con rischi crescenti di gesti estremi ed episodi cruenti, mentre la forbice tra il reddito delle famiglie e i costi della casa si allarga sempre di più nella nostra regione. Il canone di locazione, la rate del mutuo, i costi delle bollette e le spese condominiali arrivano ad incidere per quasi il 50% del reddito delle famiglie. I dati che ci arrivano per l’anno 2020 sono di una emergenza severa: le famiglie che si sono trovate alle prese con la difficoltà nel pagare l’affitto e il mutuo sono stimate nel 30%. I tribunali della Toscana hanno già depositato nelle loro cancellerie un numero alto di convalide di sfratto per morosità (le prime stime parlano di un +30% rispetto al 2019, pari a oltre mille convalide di sfratto in più a partire dal primo gennaio 2021 con la fine del blocco degli sfratti).

Basta incrociare i dati delle domande fatte ai Comuni del contributo affitti per l’emergenza Covid nell’aprile maggio 2020 e si intuisce come sia aumentato il numero delle famiglie in difficoltà. Ci sono stati 18576 nuclei familiari che hanno fatto domanda per avere un aiuto a pagare il canone di locazione, a seguito della diminuzione o della perdita di lavoro e quindi di reddito. Le città con più richieste accolte sono: Firenze (2547), Livorno (1111), Prato (606), Pisa (429), Grosseto (411), Lucca (387), Piombino (360), Poggibonsi (366) Montevarchi (354). Queste sono le domande ammesse e finanziate: c’è poi un ulteriore 30% di domande fatte dai nuclei familiari in difficoltà, che non sono state ammesse perché non rientravano totalmente nelle fattispecie richieste dai bandi. Il 2020 apporterà il carico da novanta su questi dati già molto preoccupanti: sarà una totale disfatta delle famiglie, se non si procederà ad approntare un Piano Casa vero e pieno di contenuti e risorse.

Inoltre, se incrociamo questi dati con quelli delle richieste di Cassa integrazione, vediamo come le famiglie dei lavoratori in difficoltà sono anche quelle che più sono state colpite dall’emergenza sociale creata dal Coronavirus. Queste sono le richieste individuali di cassa integrazione pervenute all’Inps: Firenze 75.147; Pisa 31652; Lucca 28778; Livorno 21150; Prato 20240; Arezzo 18897; Siena 16992; Pistoia 16351; Grosseto 14440; Massa Carrara 12536. E’ giunto il momento di affrontare il disagio abitativo con politiche di ampio respiro regionale e nazionale”.

Ecco, allora, le proposte: “Un piano pluriennale di aumento dell’offerta di alloggi sociali in affitto a canoni sostenibili puntando sul recupero di aree ed edifici dismessi: per essere credibile ed efficace il Piano Casa regionale della prossima legislatura dovrebbe prevedere uno stanziamento annuo di non meno di 20 milioni di euro, in modo da ristrutturare per poi riassegnare in ‘tempo reale’ le case popolari attualmente sfitte e le 1500 che ogni anno mediamente si liberano, oltre ad assicurare le manutenzioni straordinarie alle parti condominiali degli edifici esistenti.

Una revisione della legge sulle locazioni che punti, attraverso contrattazione collettiva e leva fiscale, ad abbassare il livello degli affitti privati e ad aumentare l’offerta.

Cgil e Sunia esprimono un giudizio sostanzialmente positivo riguardo la recente revisione della legge regionale del settore che conferma il valore sociale della casa pubblica e la sua sostenibilità in termini di canoni e di strumento per l’emancipazione sociale delle famiglie in difficoltà, ma è necessario provvedere a nuove modifiche che semplifichino le procedure di presentazione delle domande di assegnazione e che prevedano un unico regolamento regionale di utenza in cui siano indicate e fatte rispettare le regole, i diritti, i doveri per il rispetto e la responsabilizzazione nei confronti del patrimonio pubblico e della convivenza civile tra inquilini nonché per intervenire sugli elementi che determinano il disagio sociale e le difficoltà di inclusione.

La notevole crescita dei flussi del turismo e delle attività economiche ad esso collegate (destinata secondo le previsioni a proseguire a ritmi sostenuti almeno fino al 2030) ha indotto notevoli trasformazioni nelle nostre città, rendendo urgenti interventi normativi atti a consentire rapidi adeguamenti nelle politiche del lavoro, abitative, fiscali e urbanistiche, per salvaguardare l’equilibrio socio-economico delle città stesse e la loro relazione con il territorio circostante.

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