Economia, addetti e fatturato in calo ma le imprese sperano

Le piccole e medie imprese pisane sperano su turismo e manifatturiero. Anche se il 2014 ha chiuso in negativo, in termini di fatturato (-7,2%) e addetti (-2,9%). E’ quanto emerge dall’indagine condotta dalla Camera di Commercio di Pisa su di un campione di 436 piccole e medie imprese pisane.

I numeri delle Pmi pisane sono peggiori rispetto a quelli delle aziende toscane dove, invece, il fatturato rimane stabile e l’occupazione scende di “appena” l’1,8%. Le attese per il 2015, tuttavia, denotano maggiore ottimismo. Un fatto di rilievo, che conferma il miglioramento del clima di fiducia, è rappresentato dall’aumento, al 27%, della quota di imprese che hanno ricapitalizzato l’azienda con mezzi propri: un livello che non si toccava dal 2011. Un impegno, quello della ricapitalizzazione, che risulta particolarmente elevato tra le imprese del commercio (il 45% lo ha fatto) e del turismo (31%). Il clima di maggiore fiducia trova ulteriore conferma nella crescente quota di aziende pisane che ricorre a strategie “virtuose” per affrontare il mercato: innovazione dei prodotti e servizi, diversificazione dell’offerta, ricerca di nuovi sbocchi di mercato e canali distributivi, maggior propensione ad agire in rete. Tuttavia le strategie di natura “difensiva” come la compressione dei margini, la riduzione dei costi di produzione, di approvvigionamento/logistica, ma anche l’abbandono di alcuni mercati precedentemente presidiati, rimangono molto diffuse segno che, pur all’interno di un quadro in miglioramento, permanga un certo stato di incertezza. Il tema dei ritardati pagamenti, nonostante il miglioramento del clima che si evince dall’indagine, continua a rappresentare un problema per le imprese pisane. Un terzo di queste segnala ancora un aumento dei tempi di riscossione dai propri clienti e committenti con picchi del 40% per edilizia, manifatturiero e artigianato. In un contesto che vede appena l’11% delle aziende pisane chiedere un prestito, si attenuano anche le difficoltà di accesso al credito. Sebbene circa un terzo dei richiedenti abbia segnalato un peggioramento delle condizioni rispetto all’anno passato, un 27% ha invece dichiarato condizioni più favorevoli: il valore più elevato da quando, nel 2011, è stato per la prima volta posto il quesito. Ma a cosa serve il credito richiesto? Nonostante che circa la metà delle aziende continui ad utilizzarlo per la gestione del circolante (il 48%) aumenta la quota di coloro che utilizzeranno le risorse ricevute per effettuare investimenti (il 27%, con un picco del 45% nel turismo) e per riorganizzare la propria azienda (il 25%). Un contributo importante per sbloccare la domanda di credito è fornito dai Consorzi di garanzia fidi. In questo primo scorcio del 2015, risulta aver fatto ricorso ai Confidi poco meno di una impresa su dieci (7%) con un giudizio complessivo sui servizi ricevuti che si conferma positivo. In particolare, tra il 2014 ed il 2015, l’intervento dei Confidi ha consentito a circa la metà delle imprese di ottenere il finanziamento richiesto e per il 36% di avere un rapporto più trasparente con le banche.

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