Sfide del conciario, per Donati certificazione, fiere e ricerca foto

Tra le strategie per il futuro c’è anche la nascita di un appuntamento fieristico sul territorio, distribuito direttamente all’interno delle concerie e dei loro show room. Una sorta di “porte aperte” all’interno del distretto, che rappresenta sola una delle novità allo studio dell’Associazione conciatori di Santa Croce per guidare lo sviluppo futuro del distretto. Ad annunciarlo il presidente Franco Donati, nel corso del convegno in corso in queste ore dal titolo “Insieme ieri e oggi a costruire il domani del distretto”, ospitato all’interno del museo della conceria di Santa Croce. 

“Uno dei problemi delle fiere – ha spiegato Donati – è sempre stato quello della data, perché è impossibile trovare un momento che vada bene a tutti. Allora, in aggiunta alle fiere, abbiamo pensato di organizzare un evento annuale sul territorio organizzato attraverso gli show room di cui molte concerie dispongono già. Il museo del cuoio potrebbe funzionare come punto di accoglienza per i nostri clienti, prima di accompagnarli in azienda. All’inizio sarà una strada difficile, ma credo che basterà coordinarci”. Una proposta rivoluzionaria nel contesto odierno del comprensorio industriale del cuoio, alla quale in qualche modo fanno eco le parole del presidente del consiglio regionale Eugenio Giani, intervenuto in apertura del convegno e che dimostrano l’appetibilità del distretto conciario per l’economia regionale: “In una filiera che deve essere toscana occore inserire anche la questione fieristica. Secondo me, quindi, Lineapelle dovrebbe essere portata a Firenze, sfruttando anche le nuove potenzialità legate al potenziamento della Fortezza da Basso”.
Nel frattempo, però, in testa alle ambizioni del distretto conciario c’è soprattutto il grande tema della certificazione: creare un sistema, in pratica, che permetta di certificare la qualità e la vocazione green della produzione, dotandosi anche di una contrattualistica che permetta alle aziende di avere uno strumento in proprio per non subire più i capitolati imposti dalle case di moda. “Tra non molto – ha spiegato Donati – questo sarà il primo distretto conciario al mondo a riciclare l’acqua azzerando il prelievo da falda. Un riciclo che si aggiunge al recupero dei fanghi e del cromo. Serve quindi una certificazione che raccolga tutto questo”. Una sfida per la quale Assoconciatori ha trovate la collaborazione della Scuola superiore Sant’Anna, presente al convegno di stamani anche con l’ex ministro Maria Chiara Carrozza. “È il partner giusto per fare in modo che questa certificazione sia riconosciuta nel mondo – ha detto Donati. – Il risultato di questo percorso sarà una certificazione volontaria, alla quale potranno aderire anche aziende al di fuori del nostro distretto. Saranno stabiliti una serie di parametri per i quali avranno assegnati una serie di punteggi; chi deciderà di aderire sarà sottoposto a controlli periodici da parte di un ente terzo che dobbiamo individuare”. Il tutto per,estera anche di rispondere al problema dei capitolati: “I nostri clienti spesso ci richiedono capitolati con parametri assurdi, che non hanno niente a che fare col nostro settore – ha proseguito il presidente di Assoconciatori -. L’obiettivo è quello di arrivare ad un contratto concordato e condiviso con tutti. Elementi, questi, che in futuro potranno permetter i di distaccar i dai nostri competitor”.
Al dibattito, moderato dalla giornalista Silvia Pieraccini del Sole 24 Ore, sono intervenuti anche Fabio Iraldo dell’istituto management della Scuola Sant’Anna, Giuseppe d’Onza del dipartimento economia dell’università di Pisa, il vicedirettore della banca Cassa di risparmio di Firenze Guido De Vecchi, insieme al sindaco di Santa Croce Giulia Deidda e Maria Chiara Carrozza sempre in rappresentanza del Sant’Anna. Un intervento a 360 gradi quello dell’ex ministro dell’istruzione, che ha sottolineato alla platea di imprenditori e tecnici le nuove e rivoluzionarie sfide che attendono il mercato globale: “Le nuove tecnologie sono destinate a cambiare il modo di produrre – ha detto Carrozza – a cominciare dalle ripercussioni sulla manodopera e sulla necessità di tener conto dei cambiamenti climatici e termodinamici. Saranno cambiamenti che credo investiranno anche il mercato del lusso. In un contesto come questo non ci possiamo permettere battaglie tra Pisa e Firenze per l’aeroporto, né battaglie tra Santa Croce e Ponte a Egola”. 
(g.p.)

 

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