Braccini (Fiom): “Il primo maggio sia giornata di festa e di lotta”

Il segretario toscano del sindacato: "La riunificazione del lavoro e della democrazia rimane una delle condizioni strategiche per il movimento sindacale"

“Il primo maggio, giornata di festa e di lotta, riassume in sé l’atto di nascita del movimento operaio che rivendicava migliori condizioni lavorative nello scenario della rivoluzione industriale accompagnato dalla parola d’ordine: 8 ore di lavoro, 8 ore di svago, 8 ore per dormire. Oggi invece sembra che siamo alla controrivoluzione, alla rivincita del capitale sul lavoro”.  Così Massimo Braccini, segretario generale Fiom Toscana all’alba della festa dei lavoratori.

“Nel corso degli anni sono state ridotte scientemente, attraverso leggi su leggi, le tutele e i diritti dei lavoratori, in nome della modernità e della competitività, dando più poteri alle imprese. Non a caso, stanno emergendo sempre più nuovi sfruttamenti, soprattutto nei confronti di lavoratori che provengono da altri paesi – prosegue -. Nello stesso tempo, le multinazionali vanno avanti a briglia sciolta e stanno facendo il bello e cattivo tempo anche in Toscana, spesso non mantenendo gli impegni assunti, come nel caso di Jsw a Piombino. Come nulla fosse, ma niente avviene per caso, ci troviamo in una economia di guerra e in una fase inedita. Bisogna assolutamente batterci per favorire la pace, mai siamo stati così vicini ad un possibile conflitto nucleare in Europa. In un’epoca di riarmo globale e di fronte a un aumento della capacità militare dei diversi paesi, è più che mai necessaria una lotta politica e culturale nazionale e internazionale per la pace e come sindacato dovremmo essere protagonisti”.

“Simultaneamente ci troviamo in una situazione nazionale in cui si sta cercando di comprimere le libertà delle persone, di mettere in discussione la libertà di stampa e l’indipendenza della magistratura – va avanti Braccini -. L’Europa invece è completamente liberista, non consente l’intervento pubblico e stiamo ritornando all’austerità. Questo sistema favorisce la nascita di idee nazionaliste e il manifestarsi di pericolosi neo fascismi all’orizzonte. L’Europa rischia di non aver fatto fino in fondo i conti con la sua storia. La libertà di associazione, il diritto di coalizione sono stati il risultato di dure lotte e sacrifici perché anche allora erano ritenuti incompatibili con il libero mercato. Il movimento operaio nasce con l’idea di esprimere una rappresentanza universale del lavoro, della classe operaia, perché cosciente che alla logica del capitale, che non ha confini nazionali, bisognava provare a organizzare un’entità che avesse la stessa forza e le stesse dimensioni, ma in un’ottica dove in ogni paese il proletariato dovesse anzitutto sbrigarsela con la propria borghesia”.

“Noi continuiamo a batterci perché il lavoro sia emancipazione, realizzazione della persona, rispetto della dignità dei lavoratori – conclude -. L’incertezza del lavoro, la paura del futuro, la mancanza di speranze, rappresentano il terreno per una deriva autoritaria che va assolutamente contrastata. Per questo la riunificazione del lavoro e la democrazia rimane una delle condizioni strategiche per il movimento sindacale, accompagnate dalla lotta per ritessere le fila di una lunga storia per garantire la rappresentanza sociale come espressione autonoma nell’interesse dei lavoratori e del paese”.

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