Accoglienza profughi, non solo dall’Ucraina. Deidda: “Da noi si fa da sempre”

La sindaca di Santa Croce sull'Arno dà i numeri del sostegno agli stranieri in emergenza: 40 persone assistite fra Cas e Sai

“Non solo Ucraina, non solo emergenza. A Santa Croce l’accoglienza si fa da sempre”. Così la sindaca Giulia Deidda riassume quello che, ben prima del terremoto geopolitico ucraino, è da sempre uno dei tratti distintivi del comprensorio del Cuoio e del suo comune, Santa Croce, dove alla fortissima immigrazione motivata dal lavoro, si è sempre accompagnato anche qualche progetto per il sostegno e, in certi casi, anche l’inserimento nella comunità, di persone in arrivo da altri paesi che fuggono da guerre, povertà o persecuzioni.

Tanto per dare qualche numero, al momento nel Comune sono due i progetti attivi di accoglienza, per un totale di 40 persone. Non solo gli ucraini in arrivo dalla guerra in corso, il cui sostegno e accudimento è legato allo specifico progetto Cas, Centro di accoglienza straordinaria, ma anche il Sai o Sistema di accoglienza ed integrazione, quello che da qualche tempo ha preso il posto dello Sprar.

Il primo progetto è legato all’emergenza dovuta alla recente guerra, ma non solo. A Santa Croce, in cinque appartamenti, sono ospitati in tutto 12 rifugiati provenienti dall’Ucraina, 8 dal Pakistan, 4 dal Ghana, 1 dalla Tunisia, 1 dalla Nigeria, uno rispettivamente dalla Costa d’Avorio e dalla Guinea. “Si tratta di un progetto dal carattere ‘straordinario’ – spiega la sindaca – Sono persone che vengono aiutate, a cui temporaneamente vengono assicurati vitto e alloggio, ma che non sono inserite in progetti specifici di inserimento nella comunità”. Il Cas è infatti un progetto che nasce per tamponare delle emergenze, di cui titolare è la prefettura di Pisa. Di queste persone si occupano le organizzazioni che hanno vinto il bando, nel caso di Santa Croce Movimento Shalom e Cooperativa La Pietra d’Angolo.

C’è poi il progetto di lungo corso, esistente da tempo immemore e slegato dalle singole emergenze, noto come Sai. In questo caso alle persone che hanno necessità di sostegno si forniscono gli strumenti per un futuro di integrazione all’interno della comunità. “Si tratta di un progetto messo in piedi dai comuni del comprensorio in collaborazione con le Società della salute dell’Empolese, del Valdarno e della Valdelsa – spiega la prima cittadina – In questo caso i gestori sono, oltre a La Pietra d’Angolo, anche le due associazioni Arturo e Quercia di Mamre”. Ad essere inseriti all’interno di questo secondo filone di progetto, in due appartamenti, ci sono 4 rifugiati di origine nigeriana, 3 dal Mali, 3 dal Senegal ed e due da Gambia e Togo.

“Siamo da sempre un punto di riferimento su questo fronte – spiega la sindaca – E anche per quanto riguarda l’ultima emergenza è stato molto importante confrontarsi anche con la comunità ucraina già presente sul territorio comunale, che contava prima della guerra una ventina di cittadini”.

Sostieni l’informazione gratuita con una donazione

Commenti

L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di Cuoio in diretta, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.