M3, nuovo piano emergenza in un mese

Servirà circa un mese per l’approvazione del nuovo piano di emergenza esterna della M3 di Ponte Egola. Trenta giorni di tempo, a patto che tutte le prescrizioni fornite all’azienda risultino perfettamente rispettate. È quanto dichiarato nel consiglio comunale di oggi, 7 maggio, dal prefetto vicario di Pisa Valerio Massimo Romeo insieme al comandante provinciale dei Vigili del fuoco Ugo D’Anna, invitati a San Miniato per fare il punto della situazione.

“Il compito della Prefettura – ha ricordato Romeo – è quello di approvare il piano di emergenza esterna per la riduzione del rischio in caso di incidente rilevante. Tuttavia, il piano approvato nel 2014 ha bisogno di essere rivisto, soprattutto perché è cambiato il quantitativo di materiale trattato tra la vecchia Icla e la nuova M3, tanto che ad oggi abbiamo avuto un progressivo miglioramento delle condizioni di sicurezza dell’azienda”. Un piano, quello del 2014, approvato comunque quando la nuova M3 era ormai subentrata da oltre un anno all’interno dello stabilimento, e i livelli produttivi erano già drasticamanete ridotti rispetto a quelli della Icla quando lo stabilimento lavorava a pieno regione. “Quel piano di emergenza fu fatto un po’ di fretta, tenendo ancora un po’ conto dei livelli produttivi dell’Icla”, ha ammesso Romeo sollecitato dalle domande di Chiara Benvenuti del movimento Cinque Stelle. “Il nostro compito – ha aggiunto il prefetto vicario – è quello di trovare un punto di equilibrio tra l’attività imprenditoriale e la garanzia della sicurezza dei cittadini. Ad ogni modo voglio garantire alla popolazione che l’azienda lavorerà solo se saranno rispettate tutte le prescrizioni impartite. In caso contrario il piano non sarà approvato e l’azienda non potrà continuare a lavorare”.
Secondo il comandante provinciale dei vigili del fuoco Ugo D’Anno, “servirà circa un mese per licenziare il nuovo piano”. “Al centro dell’attenzione – ha ricordato il comandante – c’è il cosiddetto Tdi: una sostanza liquida stoccata in serbatoi, utilizzata per produrre una reazione chimica necessaria per la produzione della gommapiuma. Nel sopralluogo abbiamo verificato che l’azienda ha ridotto notevolmente la quantità di Tdi utilizzato, portando così ad una riduzione delle aree d’impatto, senza contare che la M3 lavora su una sola linea e non più su due”.

Il dibattito, dubbi e perplessità
La consigliera Laura Cavallini di Immagina San Miniato, però, ha fatto notare che “parliamo di una situazione attuale: se dovesse succedere qualcosa domani il piano in vigore è ancora quello del 2014. Un piano – ha detto Cavallini – che prevedeva alcune cose che non sono state fatte. La situazione appare quindi un po’ nebulosa, perché non si capisce quale piano debba essere adottato”. Per tutta risposta, il capogruppo Pd Alessio Spadoni ha sottolineato che “l’attenzione c’è sempre stata e ci sarà, soprattutto da parte del sindaco che spesso è andato anche al di là delle proprie competenze – ha detto Spadoni -. Io vivo a 500 metri dall’azienda e, onestamente, avendo letto la normativa, non mi sento in pericolo”. Secondo Carlo Corsi di Forza Italia, invece, “c’è qualcosa che non torna, perché parliamo di un’azienda che è lì dal ’61: se oggi esiste un problema – ha detto Corsi – figuriamoci quando l’Icla lavorava a pieno regime. Eppure non ci sono mai state sollevazioni popolari».

La nube tossica
Nel corso del consiglio, il comandante dei vigili del fuoco D’Anna ha spiegato anche che “l’ipotesi di una nube tossica non appare credibile”, rispondendo ad una richiesta di chiarimento del consigliere Michele Fiaschi (Pd), in merito alla possibile dispersione di sostanze nell’aria e nel terreno: “Perché in passato – ha chiesto Fiaschi – si sono verificati anche episodi di maleodoranze, seppur limitati nel tempo. “Essendo una sostanza liquida – ha risposto il comandante – possono sprigionarsi odori nella fase di scarico del prodotto. Si tratta comunque di una sostanza a bassa capacità di evaporazione”.

Una commissione ad hoc
Nella discussione in consiglio, il consigliere Fiaschi, in qualità di presidente della Commissione attività produttive, ha anche chiesto ai due ospiti di organizzare una commissione ad hoc che permetta di affrontare la questione più in dettaglio, anche con la partecipazione dei tecnici che hanno redatto la bozza del nuovo piano insieme a rappresentanti di Arpat e Asl. Altra richiesta, poi, quella di organizzare un incontro ad hoc anche con la cittadinanza. Richieste per le quali il prefetto vicario Romeo si è  detto più che disponbile.

La relazione del sindaco
Dal canto suo, il sindaco Vittorio Gabbanini ha ripercorso in una relazione tutti i passi compiuti, ribadendo che le competenze dell’amministrazione sono limitate alla pianificazione urbanistica, all’informazione e alla partecipazione ai processi decisionali. “Con il nuovo regolamento urbanistico abbiamo previsto la non idoneità dell’azienda in quella collocazione, prevedendo la delocalizzazione nel 2018 e avviando anche l’apposito iter con la regione. Non solo: abbiamo anche bocciato i permessi per nuove eficiazioni all’interno delle aree di impatto. Sul fronte dell’informazione, invece, il piano di emergenza approvato nel marzo 2014 è stato pubblicato sul sito internet del comune, portando la questione all’interno della consulta di frazione e stampando poi l’opuscolo informativo recapitato a tutte le famiglie”.

Giacomo Pelfer


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