M3, “Noi c’eravamo”. Il punto di Baldacci e Guazzini

“Pensiamo che, a questo punto, l’unica cosa che il Comune di San Miniato deve ulteriormente ribadire è che, visto il regolamento urbanistico vigente, al massimo entro il 2018 l’azienda si deve delocalizzare, che abbia trovato o no una soluzione alternativa, dato anche che l’apporto che essa dà all’occupazione è minimo (attualmente si tratta di meno di 10 dipendenti)”. Di M3 di Ponte a Egola, questa volta, con un messaggio congiunto, parlano Massimo Baldacci, segretario dell’Unione Comunale del Pd di San Miniato da ottobre 2010 a ottobre 2014 e Manola Guazzini, sssessore ai Lavori pubblici e all’ambiente da giugno 2014 ad aprile 2016.

“Da sempre – precisano – la zona in cui essa è localizzata è considerata inadatta, per ragioni di sicurezza e di tutela ambientale, a ospitare un impianto di industria chimica di quel livello di criticità. E questo non dovrebbe stupire nessuno, perché per decenni si è lavorato a Ponte a Egola per spostare dall’abitato e localizzare in apposite aree industriali attrezzate anche gli impianti di conceria.
Nell’aprile 2012 l’Icla dichiarò la cessazione di attività e l’amministrazione comunale si attivò, con l’accordo del Pd e ricercando la collaborazione della Regione Toscana, perché un nuovo imprenditore rilevasse l’azienda, senza tuttavia mettere minimamente in discussione le esigenze di diversa localizzazione previste dagli strumenti urbanistici. A maggio 2013 subentrarono i nuovi gestori della ditta M3: i livelli occupazionali garantiti furono tuttavia estremamente inferiori a quelli precedenti. Nel febbraio 2014 è stato approvato con decreto prefettizio il Piano di Emergenza Esterno, che è ancora in vigore , anche se si sa che le aree interessate ai diversi livelli di allarme sono stati successivamente ridimensionati, a seguito di valutazioni degli organismi competenti. Rimane però, e anzi è stata confermata anche nel Regolamento Urbanistico approvato nell’agosto 2014, l’esigenza di delocalizzare gli impianti dell’M3 (ex Icla)”.
“Ci sembra – aggiungono – del tutto ovvio che tutti i consiglieri comunali hanno il diritto di prendere posizione su questioni di interesse generale e che tale diritto deve essere difeso in ogni circostanza da tutte le istanze istituzionali, a cominciare dal sindaco e dal presidente del consiglio comunale che anche i circoli del Pd e i loro segretari, così come l’unione comunale e il suo segretario quando sarà eletto, hanno il diritto di prendere autonomamente posizione sui problemi che riguardano il territorio. Che infine le consulte territoriali, organismi di partecipazione voluti dall’amministrazione comunale, hanno il diritto di decidere autonomamente il proprio ordine del giorno e di dare la parola a tutti icittadini che intendono esprimere proposte, dubbi, domande o critiche, senza che possa esistere alcun intervento censorio. Ci è sembrato giusto e opportuno dire la nostra e anche assumerci le responsabilità del nostro operato, perché su questa questione abbiamo svolto una qualche parte, per i ruoli politici e istituzionali che ci siamo trovati a ricoprire”.

 

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