Insieme per forza: Cuoio sarà “area omogenea”

Almeno per adesso l’idea dell’Unione sembra praticamente accantonata, in primis proprio dai sindaci, mentre quella della fusione pare destinata a rimanere nella sfera della fantapolitica. Eppure tutto lascia pensare che, da qui ai prossimi anni, i comuni del Cuoio saranno chiamati a lavorare sempre più a stretto contatto tra di loro. Una collaborazione necessaria, dettata soprattutto dalla Regione, per intercettare contributi e opportunità nella nuova geografia istituzionale che si delineerà in Toscana. Una geografia nella quale Fucecchio e Santa Maria a Monte sembrano destinate a riavvicinarsi sempre di più ai cugini degli altri Comuni del Valdarno, come già successo per la presentazione dei progetti Piu.

Sembra essere questa, infatti, la strada indicata dalla Regione in vista del nuovo Piano territoriale di sviluppo che sarà discusso da qui alla fine dell’anno. Un Piano che prevede appunto la suddivisione della Toscana in 20, massimo 25 “Zone territoriali omogenee”, chiamate anche a rimpiazzare il vuoto lasciato dalla riforma delle Province. Una ventina di territori, insomma, formati da più Comuni, con i quali la Regione intende rapportarsi dal prossimo anno per pianificare lo sviluppo della Toscana.
“Le zone omogenee saranno chiamate a colmare il vuoto lasciato dalle Province – spiega il consigliere regionale ed ex presidente della Provincia di Pisa Andrea Pieroni –. E’ una partita che si sta aprendo adesso, e penso che alla zona del Cuoio spetterà di confrontarsi a breve proprio su questo”. Il tema, infatti, sarà oggetto anche di una serie di incontri a cura del Pd: il primo è già fissato a Pisa per il prossimo venerdì.
“Per la costituzione delle zone territoriali omogenee – riprende Pieroni – si terrà conto del contesto socio-economico e lavorativo dei vari territori”. Gli stessi parametri, per intendersi, che avevano portato l’Irpet a suggerire nel Valdarno la costituzione di un super Comune formato dalla fusione di 7 amministrazioni (leggi qui S.Miniato frazione di S.Croce e Spinelli assegna le deleghe). “Tenendo conto delle caratteristiche socio-economiche del territorio – afferma Pieroni – credo che il Cuoio dovrà andare oltre i 4 Comuni che avrebbero dovuto fare l’Unione, arrivando a coinvolgere anche Santa Maria a Monte e Fucecchio”.
I nuovi equilibri territoriali, insomma, sono ancora in pieno movimento, ma nella Toscana del futuro il comprensorio sembra sempre più obbligato a fare squadra, al di là dei campanili, delle pretese di primato e del progetto Unione rimasto fermo al palo. Più collaborazione quindi, a prescindere o meno da un progetto che almeno per i Comuni più popolosi sembra non convivere più. “Credo che per Comuni grandi come quelli del Cuoio – dice infatti Pieroni – l’ipotesi dell’Unione debba essere valutata in modo scientifico, al di là di costi e benefici, altrimenti facciamo la fine della Valdera dove ormai è considerata solo un ente sovracomunale pesante e costoso. Sicuramente le Unioni convengono molto di più nei piccoli Comuni, anche alla luce delle modifiche di legge approvate recentemente che agevolano l’associazione di funzioni. Per il territorio del Valdarno, poi, dobbiamo anche dire che non siamo all’anno zero: ci sono già molte attività gestite in modo associato”.
Eppure il dibattito sul territorio resta aperto, come dimostrato dall’intervento di pochi giorni fa dell’ex sindaco di Santa Croce Osvaldo Ciaponi, che più di tutti aveva creduto e lavorato per l’Unione dei Comuni e che oggi invita a sindaci a portare a termine quella scelta, oppure a modificare le delibere di allora assumendosene la responsabilità (leggi qui Unione dei Comuni, Ciaponi richiama i sindaci: ‘Serve un organo politico’). Un’idea condivisa da una fronda interna al Pd e trasversale ai quattro Comuni che aveva fatto eco a Ciaponi. La questione pare comunque destinata restare in sospeso, almeno fino a quando non saranno le scelte dettate dall’altro, cioè dalla Regione, ad indicare una volta per tutte la direzione da seguire.

 

Giacomo Pelfer