Niccoli: “Il liceo può tornare, dalla Provincia argomenti insufficienti”

“Argomenti logori e insufficienti per giustificare l’impossibilità del ritorno del liceo a San Miniato”. Argomenti che non reggono, alla prova dei fatti, secondo il consigliere Alessandro Niccoli: “Perché di fronte alle proposte e osservazioni dei cittadini – dice il consigliere – i tecnici della Provincia non trovano nessuna vera giustificazione da contrapporre”. È questo, secondo Niccoli, il risultato della consulta di pochi giorni fa a San Miniato alla presenza dei dirigenti della Provincia Giovanni Viale e Genoveffa Carluccio. Un risultato che lascia aperta ogni strada: “Perché le possibilità di portare il liceo a San Miniato esistono, come dimostra lo studio commissionato dalla provincia nel 2012”. (leggi qui Liceo impossibile a San Miniato: la provincia spiega perché)

“Tuttavia – dice il consigliere – ci dobbiamo oggi chiedere dov’è la volontà politica sul liceo. Di certo non ce l’hanno i politici che delegano i tecnici a dare i numeri, in un susseguirsi schizofrenico di firme su perizie tra loro contrastanti e avulse dalla storia e dall’urbanistica. Nella consulta del 28 febbraio sono state rivolte domande sul perché di tutte queste perizie, sul perché degli affari e dei soldi persi, dei trasferimenti di ragazzi in virtù di dubbie perizie, del perché dei milioni buttati per acquistare un capannone inidoneo in una zona industriale. Gli scempi della pubblica amministrazione ormai sono troppo eclatanti. E ancora domande sul perché dell’improvviso progetto ‘campus in palude’, sui perché del tradimento del progetto ‘di San Miniato città scuola’, del tradimento della cultura sanminiatese e delle promesse elettorali. Risposta? Scena muta. I tecnici Archea, che hanno individuato l’area di Fontevivo, davanti alla collina di San Miniato e ai suoi monumenti, come idonea per la cementificazione, hanno dimostrato di non conoscere gli snodi del traffico di La Scala e San Miniato Basso, già adesso fin troppo ingolfati al mattino, come hanno dimostrato di non conoscere i problemi della distanza per le frazioni a ovest e l’esistenza del medievale convento di San Francesco che, a livello paesaggistico-architettonico, subirebbe un danno irreparabile. È chiaro che nel campo si costruisce meglio, me devo rispondere loro che sono venuti senza conoscere la storia di Sam Miniato. Anche un americano farebbe il campus, è vero, ma solo perché non ha città secolari di cultura, votate “ad essere esse stesse Campus”: loghi di scambi, di confronti, di servizi per gli studenti, lontano da poveri sottili, traffico, industria e capannoni non certo stimolanti per lo studio. Comunque l’americano evoluto non costruirebbe mai un campus davanti ad una collina con strutture architettoniche dal valore paesaggistico inestimabile. Al contrario, il sindaco Gabbanini e il presidente della Provincia di Pisa lo vogliono fare (senza soldi, si badi bene), perché uno studio ha solo ritenuto l’area di Fontevivo un po’ più idonea”.
“Di fronte alle obiezioni dei cittadini e dei tecnici presenti alla consulta – aggiunge Niccoli – amministratori e tecnici provinciali sono rimasti tutti pressoché ammutoliti senza serie e ponderate risposte. Le loro tesi, una volta che la storia della frana è caduta dietro la ‘perizia’ inesorabile del tempo, passavano al problema del parcheggio e del numero degli studenti. Ciò mentre l’assessore Fattori dimenticava che in realtà il Genio ha solo detto che la classe di pericolosità di via Catena raccomanda studi e verifiche maggiori, con necessità di non aggravare l’assetto. Ma in realtà non c’è bisogno di aggravare niente, dato che il Marconi c’è già e l’ex Carducci ha 12 aule vuote, a causa del calo iscritti al Cattaneo, e grazie al prossimo recupero di 6 aule. Lo stesso assessore si dimentica che sempre il Genio, nella sua bocciatura del regolamento urbanistico del 2015, dice che il rischio idraulico di San Miniato Basso non è di livello 3 ma di livello 4”.
Il consigliere Niccoli parla quindi di “una partita che si vuol chiudere troppo in fretta: “Si vuole solo giustificare il cemento ad ogni costo, ma non si pensa alla cultura, al paesaggio e all’architettura. Il povero Marconi, che dopo 9 anni è ìi che non aspetta altro che i suoi studenti, previo “adeguamento”. Alla fine uno dei primi responsabili di tutta la vicenda è il presidente della Provincia che 8 anni fa permise uno scempio dilapidando 8 milioni di euro di soldi pubblici, basandosi su rischi inesistenti, tant’è che i ragazzi rimasero all’ex Marconi da novembre 2007 fino a settembre 2008. Oggi, invece, per sviare i sospetti, la nuova perizia la si fa fare dal Comune di San Miniato, peraltro a spese dei sanminiatesi, dando poi la responsabilità del nuovo scempio ai quattro sindaci! Che tristezza”.

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