“Il risultato sarà un Valdarno ad elevato impatto paesaggistico ma a basso impatto culturale”. Parola del consigliere Alessandro Niccoli, che ribatte così alla richiesta di rettifica dell’assessore ai lavori pubblici Marzia Fattori. Pochi giorni fa, infatti, intervenendo sulla consulta del 28 febbraio a San Miniato sulla questione del liceo, Niccoli aveva definito “acquitrinosa” l’area di Fontevivo parlando anche di una “cattiva agibilità della pista di atletica”.

Dopo l’intervento di Fattori Niccoli tiene il punto: “Verificherò ancora meglio – dice – ma per quanto mi riguarda ho parlato di indizi gravi, precisi e concordanti. La zona è acquitrinosa: sono stato a fare delle foto e c’era l’acqua. Se la Federazione di atletica svolge qualche gara nella pista di Fontevivo, ciò non basta a smentire l’assurdità di uno scempio colossale come una cementificazione in una zona a medio-alto rischio idraulico. Una zona dove si vuole costruire un edificio che va ad impattare grandemente a livello paesaggistico ed architettonico. Se la Fidal fa una gara a fine giugno, quando non piove da mesi, ciò non fa testo ai fini del rischio idraulico dell’area”.
Il consigliere di San Miniato Possibile ribadisce quindi la propria ferma contrarietà all’ipotesi di ricostruire il liceo nell’area del Fontevivo. “Le soluzioni scellerate di questo nuovo consumo di suolo – ripende – sono destinate a produrre opere che resteranno incompiute a dispetto dei denari pubblici investiti. Opere inattuabili, finalizzate in realtà alla definitiva fine dell’istituzione culturale comprensoriale, il liceo sanminiatese, per necessità immanente di tagli alla spesa da parte della Provincia (che vuole solo riuscire a garantire gli stipendi ai suoi dirigenti), mandando così i giovani del comprensorio a fare pendolarismo verso i licei meno nobili di Empoli, Pontedera e Fucecchio. Il tutto per lasciare nel mezzo solo un grande vuoto: un dormitorio di capannoni dismessi, in un Valdarno Inferiore nuovo, oltre la storia, ad elevato impatto paesaggistico e ambientale, ma a basso impatto culturale”.