Partito comunista: “Salario minimo orario contro il precariato”

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“Tutto questo è ovviamente il frutto delle politiche del lavoro sostenute tanto dal centrosinistra quanto dal centrodestra, sempre volte all’erosione dei diritti dei lavoratori. Ma è anche la natura di una classe imprenditoriale che preferisce costruire il futuro economico della zona sullo sfruttamento del lavoro e sul ricatto occupazionale piuttosto che investire sulle competenze della classe operaia del comprensorio, garantendo alle lavoratrici e ai lavoratori, in particolare ai più giovani, stabilità contrattuale, salario adeguato, sicurezza e formazione professionale”. E’ il commento del Partito comunista zona Cuoio all’allarme lanciato ieri 20 marzo dalla Cgil rispetto al lavoro interinale nelle cencerie del Distretto del Cuoio (Cgil: “Le aziende del Distretto si fondano sul ricatto”).

“Il quadro – dicono – che emerge dall’intervento della Cgil sul lavoro nel settore conciario è impressionante: un terzo degli operai del settore lavora con contratti precari. Ecco gli effetti delle politiche del lavoro targate Partito Democratico. Ecco come il Jobs Act, uno dei provvedimenti simbolo del Governo Renzi, produce i suoi effetti sulla classe lavoratrice. Dal sindacato un’analisi del tutto condivisibile: l’impresa conciaria preferisce pagare di più, facendo ricorso al lavoro interinale, per disporre di forza lavoro ricattabile su rinnovo del contratto, straordinari, rispetto delle normative sulla sicurezza sui posti di lavoro.
È necessario spezzare il meccanismo della competizione al ribasso, introducendo salario minimo orario per categoria ed abolendo ogni forma di precariato”.

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