“Quest’Unione non s’ha da fare”, il documento che dà l’addio al progetto

19 giugno 2018 | 10:24
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“Quest’Unione non s’ha da fare”, il documento che dà l’addio al progetto

Sarà un’estate calda dal punto di vista politico quella dei comune del Valdarno pisano, dove i sindaci si preparano a consumare un sacrificio politico, in nome del quieto vivere. Sul tavolo sacrificale c’è il progetto dell’Unione dei Comuni, un progetto che ha già 5 anni di vita e che ora, con una bozza di delibera che nelle prossime settimane sarà sottoposta ai consigli comunali, potrebbe essere soppresso ancora prima di vedere realmente la luce.

Resteranno “i rapporti di buon vicinato” e i protocolli in essere per i servizi condivisi, magari, ma niente Unione. Proprio questo lavorare già insieme, secondo alcuni, renderebbe l’Unione anacronistica. Nella bozza dell’atto, scritto a San Miniato e poi inviato a Gabriele Toti sindaco di Castelfranco di Sotto, a Giulia Deidda sindaco di Santa Croce sull’Arno e a Giovanni Capecchi sindaco di Montopoli in Valdarno per farlo approvare nei propri consigli comunali, si legge: “Questo consiglio Delibera di revocare l’istituzione dell’Unione di Comuni Valdarno Inferiore, insieme allo Statuto e all’Atto Costitutivo, disposta con Deliberazione, del consiglio comunale numero 4 del 17 gennaio 2014”. Insomma, quello che si sta preparando sembra essere un blitz politico di quelli da fare d’estate, quando metà degli elettori è sotto l’ombrellone e non pensa a cosa accade nel Comprensorio, magari proprio tra luglio e agosto.
Un documento che con un colpo solo butta a mare un’esperienza su cui i municipi del Valdarno pisano stanno lavorando da anni e che quando il percorso partì in gran parte gli attori della scena politica erano gli stessi che oggi si accingono a proporre ai propri consigli comunali la revoca dell’istituzione dell’Unione dei Comuni così come votata nel 2012 quando i consigli impegnarono come si legge negli atti “il Sindaco, la Giunta Comunale e gli altri Organi del Comune ad attivare, di concerto con gli omologhi Organi dei Comuni di Castelfranco di Sotto, Montopoli in Val d’Arno e Santa Croce sull’Arno, tutte le procedure ed a predisporre tutti gli atti necessari per addivenire al più presto alla formale costituzione dell’Unione dei Comuni suddetta, garantendo tutti gli adempimenti previsti dalla legge ed i necessari passaggi di partecipazione”.
In quel momento storico, infatti, il sindaco di San Miniato era Vittorio Gabbanini, a Santa Croce Giulia Deidda era nella giunta Ciaponi – probabilmente fu quella che più di tutte si spese per questo progetto -, a Castelfranco anche Gabriele Toti sedeva nella giunta Marvogli ed era in pratica facente funzione di sindaco. A Montopoli il comune lo reggeva la giunta Vivaldi e tra i suoi assessori c’era anche Capecchi.
Ma al di là delle digressioni storiche, nella bozza di documento si legge che i comuni in realtà hanno fatto dei passaggi che li hanno portati verso un avvicinamento e ad associare delle funzioni come Ufficio Personale Associato (UPA, Centrale Unica di Committenza), la gestione in forma associata del Comando e di alcuni servizi di Polizia Locale, (questo è accaduto solo tra Montopoli e San Miniato, la Società della Salute), la conferenza zonale per l’educazione e l’istruzione e altre funzioni secondarie. Un tentativo di far passare in parte quelli che nella prassi erano obblighi di legge – come la centrale unica di acquisti – come un atto di buona volontà dei municipi per andare verso l’Unione dei Comuni. Un documento che comunque sorvolando sui vari tecnicismi, mette la pietra tombale sul progetto dell’Unione, lasciando la porta aperta alle funzioni associate adducendo varie motivazioni tecniche. Il punto infatti è che nel documento che i consigli comunali si troveranno a discutere e forse a votare, in realtà non c’è nessuna prospettiva politica che possa rilanciare il comprensorio del Cuoio come un’unità unica amalgamata e in grado di porsi sulla scena politica toscana come realtà unitaria. Insomma tanti tecnicismi e nessuna prospettiva politica unitaria seria.
Un documento dove, secondo molti, a guadagnarci potrebbe essere San Miniato, mentre chi ha più di tutti da perdere è Santa Croce. Da un lato infatti questo sarebbe il pretesto tecnico per togliere a Santa Croce quella leadership riconosciutagli da tempo e dagli stessi studi dell’Istat per peso economico e per posizione territoriale, che a San Miniato è sempre andata giù male. Poi ci sono i due comuni minori, Castelfranco e Montopoli che in termini di agevolazioni, almeno sulla carta, perderanno un’opportunità di entrare a fare parte di una realtà più grande in grado di andare a supplire anche in quegli aspetti dove per loro natura sono più deboli.
Se il documento dovesse essere approvato, Santa Croce perderà l’opportunità di diventare una città policentrica, come diceva uno studio dell’Istat, mentre San Miniato potrà provare a imporsi come “capoluogo” del territorio del Valdarno inferiore. Insomma ciascuno potrà continuare ad essere egemone nel proprio comune evitando di doversi misurare con quella dinamiche avrebbero potuto portare il Valdarno a diventare una realtà politica, territoriale ed economica importante nello scenario toscano.
Non solo. Un documento del genere votato a un anno dalla elezioni con cui saranno rinnovati tutti e quattro i consigli comunali e i sindaci, per San Miniato potrebbe lasciare aperta l’idea di una fusione con Montopoli, a patto che si riesca a mantenere un allineamento politico tra le due amministrazioni comunali. Idea replicabile anche su Santa Croce e Castelfranco.
La scelta sarà in prima battuta solo ed esclusivamente dei sindaci, che dovranno decidere se far mettere in approvazione questo documento nei propri consigli comunali o no e comunque sia sarà una scelta che per una volta avrà una valenza politica: tutto ciò che accadrà dopo dipenderà in prima battuta esclusivamente dai quattro sindaci e da come ciascuno di loro si muoverà in questo passaggio apparentemente minimale, ma da cui in realtà scaturiranno i nuovi scenari politico amministrativi del Comprensorio.

Gabriele Mori