Renzi fuori dal Pd, senza Mazzeo. Pieroni e Fontanelli: “Politica come personalismo”

C’è il precedente di Leu. Poco tempo dopo quella crisi di coscienza, il Pd si trova di nuovo a contarsi. E dopo averlo fatto per non scegliere più Matteo Renzi, adesso lo fa per sceglierlo invece. E’ difficile stare insieme in due anche quando si è promesso che sarà per sempre, figuriamoci se è facile stare insieme quando il limite è quasi tutto l’arco costituzionale che va dal centro a Sinistra e così quel Pd che per mesi si è ripetuto che doveva stare insieme e ripartire dalle basi, ora perde pezzi. O forse no, visto che Renzi ha garantito a Conte che ci sarà. Stai sereno, d’altra parte, è una frase che i pisani ben conoscono. Fatto è che la decisione del capitano Matteo – quello in rosso, non in verde – rischia di togliere il sonno a parecchi, che anche sul comprensorio del Cuoio dovranno decidere se prendere o lasciare. 

Nessun dubbio per il consigliere regionale Andrea Pieroni, lettiano da sempre e che ha Renzi ha spesso rimproverato quel personalismo del partito che anche ora pare il carattere dominante. “Mi pare – ha detto Pieroni – l’ennesima conferma di una politica intesa solo come esasperato personalismo, autoreferenzialità narcisistica, incapacità di concepire la politica come gruppo, come gioco di squadra, pur non essendo sempre capitano. Zingaretti ha realizzato il miracolo di tenere unito il partito nella scelta – complessa e difficile – di allearsi con i 5 stelle per il governo del Paese. Renzi dice che esce dal Pd per combattere il sovranismi di Salvini. Ecco, indebolire il Pd significa andare nella direzione opposta. Ma, come sappiamo, la coerenza tra quanto si dice e quanto si fa non è mai stata la principale qualità di Matteo Renzi.”
Renziano della prima ora, anche Antonio Mazzeo per ora resta. “Matteo Renzi – ha detto – è stata la persona che più di tutte mi ha fatto credere che fosse possibile impegnarsi in prima persona per provare a cambiare, davvero, il modo di fare politica. Nelle nostre città, nella nostra regione, nel nostro Paese. Il suo progetto nel Pd (e, se abbiamo buona memoria, il progetto stesso di Veltroni alla base della nascita del Pd e prima ancora lo spirito da cui germogliò l’Ulivo di Prodi) era quello di allargare i confini del partito e coinvolgere tutti quei pezzi di società che condividono la stessa ambizione di cambiare in meglio il quotidiano delle persone, sulla base dei nostri valori fondativi, democratici e solidali. Oggi Matteo Renzi sceglie di continuare il suo percorso con un altro soggetto politico. E’ una scelta che rispetto, ma che non condivido perché fallisce il progetto di riunire tutti i riformisti sotto un’unica casa.
Io, insieme a tanti amici con cui ho camminato insieme in questi anni ed a migliaia di iscritti e militanti, continuerò ad abitare la casa del Partito Democratico e ci metterò tutto il mio impegno e le mie energie perché continui ad essere il luogo dove far vivere quel percorso riformista che da anni condividiamo e l’idea di una Italia (e di una Toscana) più equa, più sostenibile, più sicura con più lavoro e più opportunità per tutti. Un Partito Democratico che sappia continuare a portare avanti con forza la sua vocazione originaria di fare, dunque, ‘un’Italia unita, moderna e giusta’.
Non guarderò mai a Matteo Renzi come a un avversario e gli faccio un grande in bocca al lupo per la strada che, zaino in spalla, ha deciso di imboccare. Sono sicuro che, dovunque lo conduca, resterà leale ai valori del centrosinistra da contrapporre a quelli delle destre e, in questa fase così delicata della vita politica nazionale, garantirà un solido sostegno al governo che vuole e può salvare l’Italia dai disastri fatti da Salvini e dalla Lega. Da oggi si apre una fase nuova e non so chi prenderà l’una o l’altra strada, ma di certo la stagione degli alibi è finita. Spero che chi da anni chiede a Renzi di uscire come soluzione di tutti i mali abbia oggi il buon gusto almeno del silenzio e mi auguro che possa esserci il rispetto delle scelte di tutti, qualunque esse saranno. Il nostro avversario era, è e resterà la destra e questo principio vale oggi ancora e più di sempre. Non scordiamolo mai”.
Si dice per niente sorpreso anche l’ex questore della Camera Paolo Fontanelli. “Al centro di tutto c’è lui – dice -, il suo ego, pari o forse superiore, in questi tempi di eccesso della personalizzazione, a quello di Salvini. Cosa che non gli consente assolutamente di pensare al proprio ruolo in una dimensione collegiale. Per quanto mi riguarda non sono per niente sorpreso. È dal 2013 che ogni volta che mi è stato chiesto un giudizio su Renzi ho sempre detto che il perno del suo pensiero è che ‘il mondo comincia e finisce con lui’ e per questo non mi hanno mai convinto i suoi ‘propositi riformatori’. Peraltro assai spesso celati sotto una buona dose di ipocrisia, come quando attacca le correnti. Lui, che con la peggiore pratica correntizia, ha demolito da segretario gli spazi di agibilità politica per le minoranze. Ma lasciamo perdere, ormai la cosa non mi riguarda più da un bel po’ di tempo. Quello che invece mi interessa di dire è che i problemi del Pd, e della sinistra, non cambiano e non si risolvono con l’uscita di Renzi. Forse vanno via alcune ambiguità, ma il tema di come recuperare la credibilità perduta in questi anni, rappresentata da alcuni milioni di elettori che si sono sentiti traditi dalle politiche economiche, sociali e sul lavoro, portate avanti dai governi Monti, Renzi e Gentiloni (tralascio Letta perché è stato sereno per poco), resta del tutto aperto. E oggi è reso ancora più difficile dall’aria che tira, fatta di intolleranza, odi e risentimenti, che rendono complicato l’ascolto e il confronto sui temi di fondo. Non è facile ritrovare la fiducia di chi si è sentito tradito o abbandonato, come non è facile conquistare consensi nuovi per chi nella percezione pubblica viene visto come ancorato al ‘vecchio sistema dei privilegi’. È evidente che da parte di Nicola Zingaretti c’è un impegno molto forte per superare questi problemi, il Pd resta una forza fondamentale per contrastare la destra nazional populista e per costruire una reale alternativa politica. Tuttavia penso che questo non sia sufficiente. Per recuperare e dare una risposta al diffuso malessere sociale occorre innanzitutto una svolta chiara e percepibile sul piano dei contenuti e del messaggio politico e poi anche una proposta nuova sul lato della rappresentanza. Come questo si possa fare, in un contesto dominato dalla preoccupazione di tenere in piedi e di far durare la maggioranza e il Governo appena nati, è tutto da vedere. Quel che è certo è che non si tratta di una passeggiata”.

Sostieni l’informazione gratuita con una donazione

Commenti

L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di Cuoio in diretta, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.