Cambiamenti sull’ex Etruria: “Cose del genere non si ripetano mai più”

"L'amministrazione dica cosa intende fare su destinazione d'uso, controllo sulla qualità del progetto e impegni relativi agli oneri di urbanizzazione"

“Quattro riflessioni sulla vicenda della definitiva acquisizione da parte della casa culturale di San Miniato Basso dell’immobile incompiuto in piazza Pizzigoni”. Sull’ecomostro dell’ex Cantiere Etruria (qui), le riflessioni sono di Manola Guazzini e del gruppo consiliare CambiaMenti.

A partire dal fatto che “Si tratta solo della conclusione di una vicenda che è iniziata più di 20 anni fa e che ha attraversato 5 mandati amministrativi prima di quello attuale. La vicenda nel suo insieme va letta in modo estremamente critico: c’è stato un intreccio estremamente discutibile, anche se non emergono illeciti, tra sistema delle cooperative, il partito di maggioranza, l’associazionismo, l’amministrazione comunale. C‘è stata una fortissima sottovalutazione della necessità di evitare ulteriori consumi di suolo e un trascinarsi di situazioni che ha portato a perdere completamente di vista le finalità per cui quella ‘cosa’ era stata inizialmente progettata. Che cose del genere non si ripetano mai più, in nessuna parte del nostro territorio, dovrebbe essere un impegno di tutti. Per noi di CambiaMenti, per quel che ci compete come forza di opposizione, lo è certamente”.

Nessuna responsabilità politica di Giglioli, precisa CambiaMenti, che “quando la vicenda è iniziata non aveva alcuna responsabilità politica. Ciò non toglie che, da parte del sindaco, un minimo di riflessione critica sulla vicenda che arriva a conclusione ci avrebbe fatto piacere. Non ha senso opporsi alla conclusione di questa vicenda: che l’immobile venga completato e che si superi la situazione attuale di degrado a cielo aperto in prossimità di un’area che è comunque estremamente rilevante per la vita sociale del territorio, è comunque una riduzione del danno”.

E sulle finalità e la destinazione dell’immobile è l’ultima questione: “Proprio perché ormai le finalità per cui l’immobile era stato progettato (sede del Pd e di alcuni servizi pubblici) appaiono totalmente superate, sarebbe bene che l’amministrazione e la casa culturale specificassero, ciascuna per quanto di competenza, quali sono le nuove finalità previste e che l’amministrazione comunale dicesse cosa intende fare, per quanto riguarda la destinazione d’uso, per quanto riguarda il controllo sulla qualità del progetto e per quanto riguarda gli impegni relativi all’uso degli oneri di urbanizzazione, per salvaguardare al massimo la qualità dell’operazione e per chiudere il meglio possibile una vicenda nata male”.

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