Le celebrazioni sono monopolizzate
Da ottanta’anni tutte le celebrazioni che riguardano la Resistenza sono monopolizzate dalla sinistra. I liberali, i repubblicani e soprattutto i cattolici sono emarginati, se non ignorati fra i protagonisti della battaglia per la libertà che è stata combattuta in Italia contro il nazifascismo dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943. I tedeschi in ritirata, insieme ai fascisti, hanno seminato sangue nelle rappresaglie lungo la linea Gotica. Ebbene, quel sangue non ha solo il colore dei fazzoletti rossi al collo dei partigiani comunisti. Ha imbracciato il mitra anche chi in tasca teneva un santino o il rosario con una croce. Ed è morto allo stesso modo, fucilato. Per salvare tanti innocenti, anziani, donne e bambini.
Nessuno dà diritto alla sinistra di monopolizzare la Resistenza. Questo è successo per ottanta anni, ma è arrivato il momento di raccontare la verità su tutto il fronte. Non per negare ciò che è stato detto dal 1945 ad oggi, ma per aggiungere ciò che non è stato detto. E per elevare sugli altari laici del sacrificio quei preti (in Toscana più di sessanta) che tentarono di proteggere la loro comunità, e quei cattolici che, sopravvissuti, furono fra coloro che ricostruirono un’Italia democratica. Molti dei quali poi parteciparono alla scrittura della Costituzione che, pur tra invocate necessità di aggiornamento, ancora oggi garantisce la nostra vita democratica.
Finora questa parte della Resistenza, è stata etichettata come <senza fucile>, perché ha avuto il compito principale di nascondere partigiani, renitenti alla leva, ebrei per sottrarli alle deportazioni, specialmente in monasteri, canoniche o abitazioni civili. Ma si è trattato solo della prima partecipazione del mondo cattolico alla lotta di liberazione. Successivamente non sono mancate le vere e proprie organizzazioni partigiane, come le Fiamme Verdi o le Brigate del popolo, che hanno avuto comandanti, i cui nomi sono entrati nella storia della Prima Repubblica: Enrico Mattei, Eugenio Cefis, Benigno Zaccagnini, Paolo Emilio Taviani, cioè personaggi che rappresenteranno la spina dorsale della futura Democrazia Cristiana. Il ruolo dei cattolici nella Resistenza fu determinante nei governi di Alcide De Gasperi, che riuscì a varare grandi riforme che determinarono il miracolo economico italiano degli anni Sessanta: la riforma del latifondo agrario e la distribuzione della terra ai contadini poveri, il rilancio dell’Iri e la creazione dell’Eni.
Con Giovanni Pallanti, giornalista, scrittore , ex politico della Dc, abbiamo scritto <Il Sangue degli Angeli. La faccia scomoda della Resistenza: il contributo dei cattolici per la libertà> (edito da Toscana Oggi). Abbiamo indagato nelle storie dei massacri nazifascisti. Dai più conosciuti ed efferati: Sant’Anna di Stazzema, Civitella della Chiana, Certosa di Farneta. Ai meno noti. E fra questi rammento Castelnuovo dei Sabbioni, dove un prete, don Ferrante Bagiardi, prima tentò inutilmente di salvare i suoi parrocchiani dalla furia tedesca, poi venne fucilato insieme a loro, dicendo: <Vi accompagno io davanti al Signore>.
E’ la vicenda di questi eroi silenziosi (e dimenticati) che emerge dal racconto, perché l’aspetto e la semplicità umane possano diventare un insegnamento e anche un monito. E’ una pagina eroica esemplare, anche a fronte di tante brutte storie recenti, che sono legate alle degenerazioni morali del clero in tutto il mondo. I sacerdoti protagonisti di queste storie della Resistenza, rappresentano un modello universale di preti che si sono sacrificati come degli angeli custodi, fino a farsi uccidere con il loro popolo. Sono gli esempi di chi versò il proprio sangue. Il sangue degli angeli.


