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Regione, Rossi per la ‘fase 3’ chiede “investimenti e sblocco delle grandi opere”

Il governatore ospite di una tavola rotonda della Uil traccia le linee di indirizzo per il futuro

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Per far ripartire l’economia e modernizzare il paese sarà determinante il ruolo dello stato. “Perché ci sono settori in cui ricondurre tutto all’interno dei parametri del mercato non ha funzionato”, afferma il presidente della Toscana.

“Servono maggiori investimenti pubblici, che vanno accelerati: sui trasporti e la mobilità, sul fronte dell’assetto idrogeologico ma anche della sanità. E poi maggiore capacità pure nell’elaborare politiche industriali”. È un po’ questo il filo rosso, che lega i temi toccati stamani da Enrico Rossi, che ha partecipato ad una tavola rotonda on line organizzata dalla Uil. Erano collegati il segretario nazionale aggiunto Pierpaolo Bombardieri e il segretario generale della Uil Toscana Annalisa Nocentini e si è parlato di lavoro, competitività e sviluppo del territorio, del futuro atteso e di come ripartire dopo la crisi.

“Per riaccendere i motori dell’economia – spiega Rossi – occorre sicuramente ripartire dalla capacità di mettere in campo un intervento pubblico, ma anche privato quando sia possibile, che modernizzi il Paese. Questo è il punto fondamentale. Occorre agevolare questo processo e in questo modo si potrà dare lavoro, in tempi rapidi, a migliaia di lavoratori. Senza lavoro invece rischiamo una crisi sociale drammatica ed esplosiva”.

È lunga anche in Toscana la lista delle grandi opere che da tempo attendono di essere realizzate.

“Valgono oltre 5 miliardi di euro – quantifica il presidente – Altri due miliardi sono costituiti da interventi regionali, dalla sanità all’assetto idrogeologico, che l’anno scorso abbiamo inserito nel patto per lo sviluppo firmato con le associazioni di categoria e le parti sociali”. Un elenco ancora attualissimo, per Rossi: il problema è la lentezza, si sofferma, con cui procedono. “Se invece – dice – si riuscisse ad accelerare le procedure, si potrebbe avere, stima dell’Irpet, ogni anno per cinque anni 20 mila persone al lavoro in più”.

Rossi, per lo sblocco delle grandi opere, guarda a quello che è stato possibile fare per la ricostruzione, in soli due anni, del ponte Morandi a Genova, mentre “per il ponte sul Magra crollato in Lunigiana – annota –  con le procedure ordinarie a cui in questo come in altri casi siamo obbligati di anni ne serviranno diversi per ricostruirlo”. Procedure complicate che spesso, ricorda, fanno finire gli appalti per piccole e grandi opere in tribunale. “Siamo oramai una repubblica giudiziaria – annota – e tutto questo blocca il paese”.

Per Rossi non si può pensare allo sviluppo della Toscana senza la Tirrenica. Non si può pensare a difendere turismo e business senza modernizzare gli aeroporti o realizzare una stazione ferroviaria dell’alta velocità a Firenze che eviti il rischio di molti treni non si fermino più nel capoluogo toscano.  “Il governo nazionale – aggiunge – dovrebbe poi avere politiche industriali. Si dovrebbe riflettere se l’acciaio ad esempio si deve produrre in Italia oppure no, se il materiale per le rotaie, strategico, lo dobbiamo acquistare in India o converrebbe invece produrle a Piombino, visto che le rotaie delle acciaierie della città sono anche tra le migliori”.

Sottolinea il presidente anche la forza trainante dell’export toscano sui beni di lusso. “Ma lo Stato – conclude – deve riacquistare autorevolezza anche sulla sanità. Veniamo da dieci anni di tagli per le Regioni e si è sbagliato a fare della sanità un elemento di cassa”.

La parola chiave per Rossi in questo caso, per investire su un settore della salute, è “appropriatezza”.

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