Pm10, Regione: dati di S.Croce validi per tutto il Cuoio

L’aria di Santa Croce sull’Arno e i suoi inquinanti sono gli stessi di San Miniato e di molti altri comuni limitrofi, lo ha stabilito la regione Toscana dopo un articolato studio condotto da Arpat e Lamma con il quale sono state ridisegnate le aree di riferimento della centralina di rilevamento di Santa Croce sull’Arno, due documenti molto chiari, dove non si lascia spazio all’intepretazione e per i quali quindi anche in caso di superamento dei livelli di sostanze inquinanti, il più probabile come è stato nei giorni scorsi è il Pm10 e tutta la famiglia della Pmx, i comuni dovranno operare di concerto, emettendo provvedimenti congiunti.

L’area di riferimento riconducibile alla centralina di Santa Croce zona Coop, secondo le due nuove leggi regionali, basate su studi conclusi lo scorso marzo, non sono interpretabili e il cerchio che si va attracciare intorno alla centralina ingloba tutto il Comprensorio del Cuoi arrivando fino ad Empoli e vinci  e alle Colline Pisane. E più precisamente anche se si è un comune collinare, basta avere una sola porzione di territorio in pianura come ad esempio il caso di San Miniato, Montopoli o Castelfranco per ricadere interamente sotto la spada di Damocle dei rilevamenti della centralina di Santa Croce sull’Arno. In sostanza la Regione ha preso atto di uno studio che è stato sviluppato con vari metodi i cui risultati sono stati incrociati tra loro (la prova empiraca del metodo galileiano) e con certezza scientifica ha stabilito dal punto di vista territoriale fin dove sono validi i dati rilevati a Santa Croce sull’Arno, come spiegano da Agenzia regionale per l’ambiente e il territorio.
Non potranno quindi più andare in ordine sparso i comuni sulla qualità dell’aria scegliendo ciascuno la propria condotta o ipotizzando di non essere soggetti ai dati della centralina di Santa Croce sull’Arno come previsto dalla legge regionale. Con le due recenti delibere della giunta, la Regione Toscana  il mese scorso è intervenuta sul piano di monitoraggio delle emissioni. I primi effetti saranno un numero maggiore di stazioni, nuove e più chiare aree di superamento dei limiti, aumento dei comuni soggetti all’elaborazione ed approvazione di Piani di Azione Comunale. Sono queste le principali novità con le quali la Regione ridisegna la rete di monitoraggio della qualità dell’aria, in una situazione che nel complesso per la prima volta fa chiarezza anche in merito alla rappresentatività spaziale di ogni singola centralina di rilevamento. Le stazioni aumentano, ma anche quelle esistenti faranno capo a precise aree di rappresentatività. Zone, quelle assegnate ad ogni stazione, che d’ora in poi dovranno agire unitariamente ogni qualvolta si sia di fronte a rilevamenti critici della qualità dell’aria, attraverso l’attivazione di interventi contingenti e urgenti secondo specifici piani di Azione Comunale (PAC). La mappatura delle aree, com’è ovvio, non è stata fatta a caso. Alla base delle due delibere (964 del 12 ottobre e 1182 del 9 dicembre dello scorso anno) vi è infatti un approfondito studio pubblicato nel marzo scorso e redatto con la collaborazione di Arpat e Lamma, nel quale sono state stabilite le rappresentatività spaziali per ogni inquinante. (disponibile qui)
Non fa eccezione in tutto questo il Comprensorio del Cuoio, che aveva ed ha come centralina di riferimento quella attualmente sita a Santa Croce Sull’Arno in zona Coop, la cui rappresentatività viene addiritutta aumentata. Valutazioni, quelle regionali, che sembrano andare in controtendenza rispetto all’azione in ordine sparso che i 6 comuni della Zona Cuoio hanno messo in campo in queste settimane di sforamenti, con i comuni di Montopoli, Castelfranco e Santa Maria a Monte uniti in un documento di ‘indirizzo’, Santa Croce che interviene con un’ordinanza ad hoc e San Miniato, il cui sindaco Vittorio Gabbanini ancora ieri (4 gennaio 2016) parlava di una situazione sotto controllo per il suo comune.
“I due metodi analitici di riferimento utilizzati risultano in questo caso concordi nell’assegnare alla stazione di Santa Croce un’ampia area di rappresentatività. – si legge nello studio di Arpat e Lamma. – Secondo il metodo 2 l’area, centrata sulla stazione, si estende per un raggio di 10 chilometri comprendendo estese porzioni dei comuni limitrofi. L’area individuata dal metodo 3 è in parte compresa in questo “buffer” di 10 chilometri, ma si estende ulteriormente in maniera prevalente verso l’area pisana da un lato e la parte sud della Val di Nievole dall’altro con una residua influenza sui comuni di Altopascio, Porcari e Capannori fino a Lucca. In generale si può osservare che nella zona Pisa Lucca, pur distinguendosi un’area pisana ed una lucchese, i livelli di Pm10 risultano piuttosto uniformi e le stazioni sono rappresentative di aree estese”. Ne emerge una mappatura che vedrà la centralina di Santa Croce fare da punto di riferimento per i comuni di Bientina, Casciana Terme Lari, Cascina, Castelfiorentino, Castelfranco Di Sotto, Crespina, Empoli, Fauglia, Fucecchio, Montopoli in Val d’Arno, Ponsacco, Pontedera, Santa Croce sull’Arno, Santa Maria a Monte, San Miniato e Vinci. Nei documenti allegati alle delibere la Regione si cura inoltre di dare alcune indicazioni, zona per zona, circa gli interventi da includere nel Piano di Azione Comunale. “Considerando che il tessuto produttivo presente nella zona in esame (concerie) non presenta emissioni di Pm10 primario significative, ed in assenza di studi specifici sulle sorgenti – si legge in uno dei documenti – è opportuno intervenire sui settori tradizionalmente più significativi per questo inquinante nell’area in esame quali la combustione delle biomasse ed il traffico. Dall’area di superamento sono da escludere le aree collinari e montane dei territori dei comuni indicati, fermo restando che nel caso che un comune abbia solo una parte del proprio territorio inserita in un area di superamento, è opportuno che: − per quanto riguarda gli interventi di tipo strutturale previsti nel PAC questi siano attivati sull’intero territorio comunale attendendosi ad un principio di maggior cautela”.

 

 

Nilo Di Modica

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