Ex Icla, entro aprile il primo tavolo della conferenza dei servizi. Gabbanini: “La salute dei cittadini al primo posto, l’azienda rimane solo se sicura”

“La salute dei cittadini è la priorità, è la cosa che ci sta più a cuore. Poi occorre pensare anche ai lavoratori, ai posti di lavoro e all’azienda, ma la priorità è la salute dei cittadini”. Lo precisa il sindaco di San Miniato Vittorio Gabbanini, in attesa del piano di emergenza sull’ex Icla oggi M3 azienda assorbita dal gruppo Magliflex, che produce poliuretano espanso.

Un piano necessario, secondo il sindaco e che non dovrebbe tardare troppo ad arrivare, visto che la procedura è stata avviata da un mese e mezzo circa. “Nell’area della struttura sono già stati fatti diversi sopralluoghi da parte di Arpat, vigili del fuoco, Asl e gli altri preposti su mandato della prefettura, che sta monitorando le operazioni e dovrà redigere il nuovo piano di emergenza, secondo la normativa”. Insomma una conferenza dei servizi che dovrà cercare di incastonare il nuovo piano di emergenza, rivisto sempre che ve ne sia ancora bisogno, rimanendo nel rispetto della legge Seveso, ovvero la normativa che regolamenta e stabilisce le aree di impatto intorno all’azienda in caso di incidente e a cui devono rispondere le fabbriche che producono sostanze potenzialmente pericolose e i cui effetti, in caso di incidente, vanno a ricadere fuori dal perimetro aziendale. Nella legge vengono chiamate aziende a rischio di incidente rilevante. L’idea della prefettura potrebbe essere quella di rimodulare il perimetro delle aree di ricaduta degli effetti di un ipotetico indicente, visto che i volumi di lavoro dell’azienda nel corso del tempo si sono ridotti e nel 2014 le aree di ricaduta erano state dimezzate. La discussione infatti forzerà tutta alla fine, sulla questione della lunghezza del raggio con cui tracciare i cerchi intorno all’azienda. Una decisione in cui il Comune e quindi il sindaco come garante della salute dei cittadini avrà il compito di mediare tra le esigenze dell’azienda (tutelate dalla stessa costituzione) e la sicurezza dei cittadini e del territorio. Un compito delicato a cui però il consiglio comunale ha garantito la massima trasparenza di tutti passaggi, proprio con una mozione votata durante l’ultima seduta.
“A fine aprile ci sarà un primo tavolo in prefettura, durante il quale si stabilirà anche il calendario per procedere: sarà riaperto il tavolo tecnico e dopo nuove riunioni il prefetto farà il nuovo piano. Ogni passaggio sarà seguito da un’adeguata informazione ai cittadini”. Come chiesto da un documento del Movimento 5 stelle, anche se quello approvato dal consiglio comunale è del Pd. “La comunicazione ai cittadini è fondamentale – prosegue il sindaco -. Ma prima dobbiamo avere qualcosa da comunicare: appena il piano ci sarà, tutti ne saranno messi al corrente. L’ultimo piano redatto risale al febbraio 2014, quando era stato dimezzato il raggio dei cerchi di pericolosità. Allora si è deciso di rivedere il piano perché, tra l’altro, la produzione è stata dimezzata e secondo i vigili del fuoco, la pericolosità della produzione è circoscritta alla zona della fabbrica. Se c’è necessità di allargarla allora si fa, ma se non serve è inutile”. Quali sono i rischi (se ce ne sono) per la salute dei cittadini, sarà il piano a stabilirlo: “Io e il prefetto – continua il sindaco – siamo i responsabili della salute pubblica e non vogliamo certo mettere qualcuno in pericolo”. Riguardo alla delocalizzazione dell’azienda, poi, il sindaco Gabbanini è chiaro: “Questa amministrazione ha già detto che l’azienda non può rimanere nel comune perché non ci sono luoghi idonei. Allora, nel 2012, davanti a 45 persone non c’erano le opposizioni, io non ho visto nessuno davanti a quelle persone che stavano per perdere il lavoro. Dopo la contrattazione, l’azienda ne ha riassunte un po’, poche secondo noi. Ci dispiace per i posti di lavoro, ma l’azienda può rimanere qui solo se opera in sicurezza. Nel 2012, gli avevamo dato 5 anni, ma nel frattempo sono successe molte cose: gli operai sono passati da 35 (10 erano in altra sede) a 9, sono stati ridotti i prodotti pericolosi e quindi è necessario revisionare le richieste”.

Elisa Venturi

 

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