“Museo della Resistenza”, Pd fa fretta a Gabbanini

“Un museo della storia della Resistenza, che racconti delle vittime del Fascismo e della guerra nazifascista, delle lotte contadine e operaie anche nel secondo dopoguerra. Lavoriamo per costruire le occasioni di un confronto aperto e partecipato su questi temi coinvolgendo in primo luogo i cittadini samminiatesi”. Non è solo una questione di rimozione fisica delle lapidi (Rimosse le lapidi della discordia), quella sulla quale si interroga Francesco Lupi, segretario dell’unione comunale Pd di San Miniato. E non si tratta neppure di stare dalla parte del sindaco o di chi lo avversa (Ulivieri protesta per lapidi rimosse, Gabbanini querela Lapidi, “Sindaco-podestà le ha tolte senza consultarci” ).

Secondo Lupi e il Pd di San Miniato, il punto non è nemmeno il fatto in sé in quella storia scritta e poi corretta (Strage del Duomo, via le lapidi della discordia) che serve da memoria sì, ma del fatto che in nessuna guerra, qualcuno è abbastanza forte da non rimetterci vite. Ma la memoria dell’orrore della guerra, in questa vicenda rischia di aprirne un’altra di guerra, forse mai del tutto chiusa e quindi facile da fomentare, che si combatte, per fortuna, con le parole come uniche armi. La questione della rimozione delle lapidi, secondo Lupi, è “questione complessa, sulla quale bisognava riflettere di più e sulla quale c’è stato un deficit di partecipazione e di approfondimento. Occorreva più tempo per valutare bene pro e contro dell’operazione, coinvolgere, oltre al partito, la cittadinanza e le forze politiche presenti in consiglio comunale. Su un fatto, però, siamo tutti concordi: rifiutare l’accusa secondo la quale, con questa operazione, l’amministrazione comunale abbia voluto dare un colpo ai valori dell’antifascismo o inteso compiere un’operazione di cancellazione della memoria. Chi afferma questo lo fa con l’intento di alimentare una polemica politica strumentale. Il giudizio del nostro partito su quel periodo e su quell’evento è chiaro: la responsabilità storica e morale fu dei nazisti e di chi trascinò il Paese in guerra a fianco dei tedeschi. Sulla rimozione in sé, la mia opinione personale è che le ferite di una città devono essere ben visibili e non sia necessario musealizzarle. Le due lapidi testimoniano dello sforzo della ricerca storica che, attraverso un percorso lungo e faticoso, arriva a definire la verità. Esse danno il senso della difficile costruzione di una memoria comune di quegli eventi che, forse, non avremo mai. A questo punto occorre guardare avanti e, quindi, l’amministrazione comunale dovrà dare risposte concrete in tempi certi in merito alla realizzazione di quanto ha già annunciato. Questa vicenda non può concludersi con una semplice rimozione: le due lapidi devono tornare in fretta a essere visibili in luogo accessibile al pubblico”.

 

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