L’altra Francigena, pellegrini in cerca di reliquie foto

Una “scritta” che indicava ai pellegrini della Francigena un’altra strada. L’epigrafe ritrovata alcuni anni fa torna d’attualità oggi, mentre la Madonna pellegrina di Fatima si trova sul Cuoio (leggi anche La Madonna di Fatima pellegrina sul Cuoio ). A far riflettere è l’intepretazione dell’epigrafe, che potrebbe aprire nuovi scenari sulla famosa strada medievale facendo addirittura ipotizzare ad alcuni l’esistenza di un tracciato alternativo che sarebbe esistito nell’undicesimo secolo.

L’iscrizione è stata ritrovata nei pressi del santuario della Madonna della Querce: già dai secoli passati si sapeva ci fosse, ma se ne erano da tempo perse le tracce. Ne scrisse anche il santacrocese Giovanni Lami che nel suo Odeporico riferì come nell’antica chiesa di Querce si trovavano molti bellissimi marmi, tra cui la seguente iscrizione: “Hic sunt reliquiae duodecim apostolorum” (Qui sono le reliquie dei dodici apostoli). Gli esperti, sulla base della forma dei caratteri, ritengono che l’epigrafe possa risalire all’undicesimo secolo, quando anche in questa area, come in altre parti della Toscana e dell’Italia, si andava affermando il movimento per la riforma della chiesa sostenuto dal grande pontefice Gregorio VII. In questi anni, l’antica chiesa di San Nazario, che sorgeva allora in prossimità dell’attuale santuario di Querce, diventò una dipendenza della chiesa di San Giorgio di Lucca dove l’abbazia di Montecassino aveva inviato alcuni monaci benedettini per sostenere le ragioni della riforma della chiesa. I monaci arrivarono così anche nella chiesa di San Nazario, che per questo in alcuni documenti fu indicata anche come monastero. San Nazario entrò così nello schieramento riformista, qui appoggiato tra l’altro dalla “gran contessa” Matilde e anche dai conti Cadolingi, signori del vicino castello di Fucecchio. E’ probabilmente in questi stessi anni che nacque l’epigrafe destinata ad attrarre i pellegrini in transito sulla Via Francigena e pronti a deviare il loro cammino lungo l’asse Altopascio–Fucecchio per visitare un luogo che conservava, secondo l’iscrizione, le reliquie dei dodici apostoli. Il pellegrino, il povero per eccellenza che affrontava il lungo viaggio per visitare la capitale della cristianità, era infatti un modello per i riformatori che proponevano il ritorno della chiesa alla povertà evangelica. “La chiesa di San Nazario – spiega Alberto Malvolti, presidente della Fondazione Montanelli Bassi – fu abbandonata circa due secoli dopo, quando le Cerbaie furono al centro di ripetute guerre tra Firenze e Pisa e la popolazione fu decimata dalle pestilenze. Fu soltanto nella seconda metà del Cinquecento che l’area fu ripopolata e fu ricostruita una chiesa accanto alla cellina dove sgorgava un’acqua ritenuta miracolosa, accanto a una querce dove si diceva che fosse apparsa l’Immagine della Madonna. Da allora quel luogo si chiamò Querce e alla selva circostante rimase il nome di Serezzara, evidente derivazione dall’antica chiesa di San Nazario. E’ certo una storia complessa, che lascia ancora aperti molti interrogativi, ma che inserisce i bei paesaggi di Querce nella grande storia del pellegrinaggio medievale”.

 

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