“Ricavate alveo: l’Egola è un pericolo” foto

I cittadini di Ponte a Egola tengono il punto: il letto del torrente deve essere ricavato al più presto, “perché la capienza – sostengono – si è ridotta della metà in appena due decenni”. Una richiesta che gli abitanti della frazione avevano già rivolto un anno fa, alla Provincia e al Consorzio di bonifica, in un incontro ospitato alla fine di ottobre nell’aula magna dell’istituto Buonarroti. Stessa posizione ribadita anche ieri sera, martedì 13 ottobre, nella consulta convocata al Kangaroo.

Presenti, insieme all’assessore Manola Guazzini e al sindaco Vittorio Gabbanini, anche il direttore e il presidente del consorzio di bonifica Basso Valdarno, Giovanni Bracci e Marco Monaco, che a distanza di un anno da quel primo incontro sono stati costretti a giustificare la mancata ricavatura dell’Egola. “Colpa di Arpat – ha detto Monaco – che non ha ancora recepito la nuova normativa sulla ricollocazione dei fanghi”.

Promesse e difficoltà
Rispetto a un anno fa, tuttavia, nessuno dei tecnici ha contraddetto i cittadini sostenendo l’ininfluenza di un’eventuale ricavatura ai fini della sicurezza idraulica. “Vent’anni fa – ha ribadito uno sei presenti – l’alveo dell’Egola si è alzato di tre metri, soprattutto nel tratto a valle del ponte della ferrovia”. Ad alzare il tiro, però, è stato soprattutto il consigliere comunale Pd Giacomo Pannocchia: “Nell’incontro di un anno fa – ha ricordato – fu detto che con la nuova normativa 2015, non sarebbe più stato necessario smaltire i fanghi scavati in discarica, e che questo avrebbe reso possibile la ricavatura. Allora gradiremo non essere presi in giro, perché questa è l’impressione che ci state dando”. Da qui la risposta del presidente Monaco, che ha spiegato come la situazione sia bloccata in Regione da un dibattito sull’interpretazione della legge. “Come dissi un anno fa, in effetti, grazie allo “Sblocca Italia” è stata modificata la norma che consente di scavare – ha risposto Monaco – ma in Toscana la situazione si è complicata perché Arpat non l’ha ancora recepita. Il 7 ottobre abbiamo avuto un incontro in regione con Arpat e con gli altri Consorzi di bonifica, nel quale è emerso che questa legge non è chiara. Noi abbiamo portato la nostra interpretazione, forti anche dell’appoggio di molti sindaci. Credo che sia solo questione di tempo. Vi assicuro che su questo continuerò a lottare”. La necessità di “ridisegnare” l’alveo, del resto, è condivisa dalla stessa amministrazione: “In non sono un tecnico – ha detto il sindaco Gabbanini – ma credo che ogni tanto i corsi d’acqua debbano essere scavati. In estate sono stato in Emilia-Romagna e ho visto che lì questi interventi vengono fatti; è assurdo che ci siano differenze tra una regione e l’altra”. In attesa che il quadro normativo e le risorse consentano un giorno di intervenire, l’assessore Guazzini ha ricordato che il comune di San Miniato ha ottenuto un finanziamento di 60mila euro finalizzato alla progettazione della sistemazione dall’Arno all’altezza di San Donato e (appunto) dell’eventuale ricavatura dell’Egola.

Erba, canne e manutenzione
Inevitabile, poi, il tema sempre caldo della manutenzione delle sponde, rimasta bloccata per mesi anche dagli effetti provocati dalla riforma delle Province, che ha spinto la Regione ad affidare la responsabilità ai Consorzi di bonifica in cambio di appositi finanziamenti. “Questo ha provocato un po’ di ritardi – ha sottolineato il direttore del consorzio Basso Valdarno Giovanni Bracci”. “Oltre a pulire le sponde – ha chiesto un cittadino – bisognerebbe tagliare anche la vegetazione che cresce dentro l’alveo”. “Non solo – ha aggiunto il vicino -. Quando si tagliano le canne non si può continuare a lasciarle dentro il fiume: alla prima piena vengono portate via dalla corrente e poi si accumulano al ponte della ferrovia che già adesso rischia di essere una vera e propria diga”. Poche le speranze date dalla risposta di Bracci: “La normativa ci assegna solo la manutenzione delle opere idrauliche, come ad esempio gli argini. Se ci fossero le risorse potremmo fare anche altro ma ad oggi, è inutile negarlo, le disponibilità sono veramente esigue”.

Giochi e parchi pubblici
La consulta di ieri, inoltre, è stata anche l’occasione per presentare all’amministrazione la petizione lanciata da un gruppo di genitori pontaegolesi per chiedere un’area giochi pulita e sicura. Petizione che in poche settimane ha messo insieme 364 firme. “Molte aree gioco della frazione – ha detto Filippo Falorni della consulta – non sono bellissime: alcuni giochi sono rotti o un po’ datati, per non parlare della sporcizia di alcuni incivili che, spesso, le utilizzano anche per portarci i cani”. Da parte dell’assessore Guazzini è arrivata la disponibilità a farsi carico della situazione per cercare, nei limiti di spesa dell’ente, di migliorare il quadro della situazione, mentre il sindaco Gabbanini ha promesso una maggiore presenza della polizia municipale, “pur con i limiti di personale che ci affliggono”, ha detto il primo cittadino. Il sindaco ha anche promesso controlli e sanzioni contro chiunque danneggi le strutture pubbliche, riferendosi in particolare al fontanello di Ponte a Egola che, a detta dei presenti, qualcuno utilizzerebbe in modo decisamente poco “ortodosso”.

Giacomo Pelfer

 

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