
che per adesso aleggiano: dalle piante di patata come elemento della parte verde a quella, appena accennata dall’architetto milanese Italo Rota, di una chiusura definitiva al traffico. Questo in sintesi ciò che è avvenuto in un silenziosissimo teatro comunale, in occasione dell’attesa presentazione del nuovo progetto per il rifacimento di Piazza della Vittoria. A presenziare una serata sicuramente importante, in un teatro che dava a colpo d’occhio il senso di quanto fosse atteso un progetto dopo oltre 15 anni di polemiche, il sindaco Ilaria Parrella e molti esponenti della politica del comune. “Ripartiamo da qui, da quel progetto iniziale che necessariamente dovrà essere ammodernato ma conteneva degli spunti interessanti – è stato il primo commento della sindaca ad apertura della serata. – Lo facciamo con la consapevolezza, oggi, che la piazza della quale parliamo non è la piazza del centro o del capoluogo: è la piazza di tutti i santamariammontesi”. Inevitabile star della serata insieme Alessandro Baldassarri e Francesca Grossi, cofirmatari del progetto, anche il milanese Italo Rota, il noto architetto chiamato a rivedere il progetto originario del 2000 vincitore del concorso di idee con il tanto contestato parcheggio sotterraneo, quello che avrebbe dovuto realizzarsi con tanto di progetto di finanza. Un maestro, che ha tenuto la platea col fiato sospeso per un’ora in quella che potremmo definire una vera e propria lezione di architettura, che ha accompagnato i presenti attraverso una serie di riflessioni sul ruolo di quella piazza così travagliata nel suo rinascere. Questione complicata che solo “il togliere” può semplificare. “Ci sono da superare delle criticità ancor’oggi ben presenti su tutta l’area – ha spiegato Baldassarri – Cabine del telefono, fonti, un verde che immerso nel cemento come un’isola, quasi fosse una reliquia. Problemi che in generale hanno a che fare con una piazza la cui funzione oggi è molteplice”. Questione poi posta anche da Rota. “In realtà piccole come la vostra spesso la soluzione sta nel semplificare. Il problema forse sta proprio tutto li. In una grande città si ha a che fare con una gran quantità di persone che hanno lo stesso problema da risolvere, qui invece si ha un piccolo spazio da gestire. Togliere elementi quindi e porsi anche delle domande: quante cose deve rappresentare questa piazza? Quanto vi costerebbe parcheggiare la macchina a 200 metri dal centro? – è stata la provocazione. – Il vostro è un comune incorniciato da zone industriali, con una storia artigianale alle spalle. Forse la soluzione sta nel ripensare tutto a partire da questi punti fermi, magari col coraggio di dare una risposta a questa produzione industriale attraverso un centro storico che la salvi dall’anonimato delle fabbriche. Essere alti e avere l’aria più buona non basta. Ci vuole un modo nuovo di ripensare lo spazio ed un’idea su quali microimmaginari si vogliono evocare per il futuro di un centro storico di piccoli ambienti come il vostro”. Solo alla fine si è potuto capire che un progetto definitivo ancora non c’è, seppure alcuni rendering hanno cercato di mettere dei punti fermi da cui ripartire, con il contributo importante di tutti coloro che vorranno partecipare. Sparisce, ovviamente, il contestato piano interrato. Spicca nel lato della piazza interessato dalla terrazza, con il monumento ai caduti, una grande area verde. La parte di accesso al paese, seppure pensata per il passaggio delle auto è invece completamente ripiastrellata a pietra con nuovi lampioni ed un disegno “a righe bianche” sul pavimento, quasi ad accennare ad uno spazio pedonalizzato. Via II Giugno, infine, recuperata in una visione che ne farebbe una parte integrante della piazza e spazio, rispetto ad oggi, maggiormente dedito alla socialità, con strutture “apribili” a comparsa dalle mura e atte alla realizzazione del mercato settimanale.