Mohamed: “Modello Cuoio antidoto a Fondamentalismi”

“Come musulmano, mi dispiace che ogni volta che succedono cose come queste, si chiede al mondo islamico di dissociarsi. Non ha senso, sarebbe come se il mondo chiedesse agli italiani di dissociarsi dopo ogni assassinio di mafia”. A una manciata di giorni dagli attentati di Parigi, è un’analisi lucida e lineare quella di Mohamed El khaddar, santacrocese, 26 anni, figlio di genitori di origine marocchina e presidente della commissione comunale alla Coesione sociale. Nato e cresciuto a Santa Croce, italiano di fede islamica, Mohamed analizza a mente fredda i fatti di Parigi e il complicato rapporto tra religione e politica, spiegando anche perché il fondamentalismo non potrà mai attecchire in una realtà come quella del comprensorio del cuoio.

“I piani della discussione sono molteplici – spiega – e per provare ad analizzare certi fenomeni occorre tenerli separati, perché una cosa è la politica internazionale, un’altra la religione e un’altra ancora l’integrazione. Tv e giornali fanno spesso confusione, in molti casi per fini strumentali”. Sbagliato, quindi, secondo Mohamed, vedere negli attentati di Parigi un attacco all’Occidente cattolico o ai valori di libertà: “Questa è prima di tutto una guerra – afferma – che alla base ha un ragionamento tutt’altro che irrazionale”. Una guerra “asimmetrica” in gergo, combattuta, però, anche facendo leva sul fondamentalismo religioso. “Nell’islam, non esistendo un clero, rimane un certo margine di interpretazione, in alcuni passaggi, che può portare a visioni estremistiche. Si tratta sempre, però, di un uso strumentale della religione per fini politici, perché fondamentalmente l’islam con tutto questo ha poco a che fare”. Per questo Mohamed si mostra infastidito da chi pretende una presa di distanza dal mondo islamico all’indomani di ogni attentato. “Se proprio c’è bisogno di farlo si farà, però non ce ne dovrebbe essere bisogno. L’opinione pubblica si rivolge spesso al cosiddetto islam moderato perché prenda le distanza. Ma l’islam moderato è tale anche perché non ha bisogno di alzare la voce per dire come la pensa. Semplicemente perché non ha niente a che fare con questo mondo. Gli islamici non sono tutti terroristi come gli italiani non sono tutti dei mafiosi”.
Gli attentati di Parigi, ad ogni modo, hanno dimostrato che il fondamentalismo sembra aver trovato terreno fertile proprio in Occidente, in contesti sociali complicati come quelli delle banlieue parigine. “Esistono contesti sociali che portano alcune persone ad avere rancore nei confronti dello Stato ed è lì che una certa propaganda può trovare un seguito. Ma da qui a parlare di un fallimento dell’integrazione ce ne corre”. Ed è proprio il modello creato a Santa Croce, secondo Mohamed, a poter essere considerato una sorta di antidoto contro ogni fondamentalismo. “Quando in Italia, ad esempio, si vuol impedire di costruire una moschea – spiega Mohamed – questo può essere un fattore di rancore, perché porta a sentirsi esclusi, emarginati dalla comunità. Qui nel comprensorio, invece, c’è un fattore di solidarietà che accomuna tutte le istituzioni religiose. La stessa presenza della moschea rappresenta un punto di riferimento e un punto di integrazione. In questo territorio ci sono tante piccole cose che ti fanno sentire parte di una comunità, non ti senti discriminato. E questo impedisce ogni possibilità che qualcuno possa abbracciare certe ideologie minoritarie”.

 

Giacomo Pelfer

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