Il PIU a Santa Croce, fra piazze rinnovate, asili e restauri

Prende il via l’itinerario in 6 tappe dei sindaci del comprensorio del cuoio, che nelle prossime settimane gireranno tutti i comuni per presentare il PIU, il Progetto di Innovazione Urbana. Un’insieme di progetti urbanistici a carattere prevalentemente sociale, integrati fra loro in un’ottica comprensoriale, quasi una sola città di sei centri storici, con i quali i comuni tenteranno di accaparrarsi quasi 20milioni di finanziamenti dalla regione.

Un ventaglio di progetti ambiziosi presentato martedì sera, 1 dicembre, tanto per incominciare a Santa Croce sull’Arno, comune che da sempre dona l’identità socio-economica al comprensorio e che dal 1991 fa da capitale del distretto oggi divenuto omonima FUA, Area Funzionale Urbana. E proprio il comune capofila del progetto vede un ampio spettro di progetti per il proprio centro storico. Si va dal rifacimento di piazza Matteotti con la nuova viabilità del centro storico, che sarà regolata dalle due nuove rotonde previste, alla riqualificazione delle piazze Ferrari e Nuvolari. Previste inoltre: la trasformazione del centro Maricò in una struttura ‘0-6’, ovvero ospitante in continuità sia l’asilo che la materna, secondo i dettami della nuova legge sulla scuola, l’ampliamento dell’asilo ‘Petuzzino’, l’efficentamento energetico dell’edificio delle scuole medie, una nuova rete urbana di piste ciclabili in centro ed investimenti sulle strutture già esistenti del teatro, del museo, della biblioteca e di Villa Pacchiani, oltre alla nuova casa delle associazioni che sorgerà nei locali della vecchia anagrafe. Critici ma anche propositivi gli interventi dal pubblico, che hanno spaziato da richieste di una maggiore attenzione verso frazioni come Staffoli, “completamente esclusa dal progetto” come ha sottolineato polemicamente Enzo Oliveri, che ha anche chiesto: “che fine fanno i soldi risparmiati?”. Anche la sanità ha avuto un ruolo non da poco nelle varie domande che sono state poste. “Si parla di miglioramento della qualità della vita, di lavori rivolti al sociale, ma perché in una città da 100mila abitanti non si parla di un ospedale?” ha chiesto un signore dal pubblico. Interventi infine sul filo della nostalgia da parte di altri, come quello dell’archietto Massimo Fornaciari, protagonista da assessore alla fine degli anni ’70 di quell’intercomunale che fu in parte un’idea anticipatrice di quello che i comuni stanno cercando di fare adesso come comprensorio: “i progetti sono tutti molto interessanti – ha detto – ma fate che non prevalga solo l’aspetto tecnico e burocratico”. ”Ciò che in questo specifico caso ha mosso i nostri sforzi è quello di rispondere il più possibile ai criteri del bando, che ci chiedeva di pensare come area secondo criteri specifici – ha risposto l’assessora Mariangela Bucci. – Ciò non significa che le tante istanze che sono venute fuori stasera non saranno al centro di altri progetti. Il bando regionale al quale cerchiamod di partecipare è molto specifico e molto tecnico, e ci richiedeva l’adempimento di progetti che fossero integrati fra loro e al tempo stesso rispondessero a delle esigenze fissate dalla Regione Toscana a partire dagli indicatori nei quali i nostri comuni sono più deboli”. (ndm)

 

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