Frati, le ragioni della mobilitazione in una lettera

20 gennaio 2016 | 09:02
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Frati, le ragioni della mobilitazione in una lettera

La mobilitazione dei sanminiatesi (ma anche delle persone dalle città limitrofe) in sostegno ai frati del convento di San Francesco è ora destinata verso Roma e Firenze. Raccolte le firme della cittadinanza che si oppone alla chiusura del convento e all’allontanamento dei francescani, per un totale di quasi 800 nomi, ha seguito la stesura di una lettera destinata all’attenzione di padre Marco Tasca, ministro generale dell’ordine dei frati minori conventuali a Roma e di padre Roberto Bernini, ministro provinciale dei frati minori conventuali a Firenze, oltre che di padre Alessandro Pretini guardiano del convento di San Miniato.

Il tutto per una vicenda che ha coinvolto un ampio numero di soggetti e di religiosi, tra cui il nuovo vescovo Andrea Migliavacca e le monache clarisse (leggi anche: Frati a San Miniato, nuovo incontro dopo la raccolta firme).

Una lettera concisa, che esalta la determinazione a volere far cambiare idea a chi ha già deciso sulla sorte della struttura e dei suoi religiosi. Ma anche una lettera dalla quale trapelano emozioni in bilico tra il dolore per una perdita imminente e quasi certa e la rabbia per una presa di posizione insensata. Tra le righe si ripercorrono le preoccupazioni della cittadinanza, a partire dal primo dibattito di confronto tenutosi il 18 dicembre (leggi qui: S.Francesco, no alla vendita. Albergatori interessati), fino a sottolineare tutte le motivazioni per le quali il conventuali dovrebbero rimanere nel centro storico.

L’origine del convento

Innanzitutto si fa presa sull’origine del convento e sull’insediamento dei francescani a San Miniato, possibili in seguito al passaggio nel territorio sanminiatese di Francesco D’Assisi nel 1211. In virtù di una fama che lo precedeva, il frate fu accolto dalle autorità civili e religiose del tempo in località La Catena, con l’invito ad entrare in città. Proprio a dimostrazione della considerazione che avevano di lui, gli fu donata una piccola chiesa longobarda intitolata a San Miniato: la storia del convento nasce da qui, dove Francesco lasciò i suoi seguaci. Inoltre nell’anno della canonizzazione del frate, il 1228, a soli due anni dalla sua morte, il convento ospitò la realizzazione della prima icona di San Francesco, la ‘Imago S. Francisci in urbe S. Miniati’. “Tutte le altre icone – si spiega nella lettera – presenti ad esempio nei conventi di Pescia, Pistoia e Firenze, verranno dopo. Questo ci sembra di grande importanza”.

L’affetto della cittadinanza

L’affetto delle persone verso questo convento si dimostra con il trascorrere dei secoli. Quella che inizialmente era una piccola chiesetta si trasformò presto, grazie all’ordine, in una grande chiesa con un convento a due chiostri. L’edificio è sempre stato caro ai cittadini che già in passato, come accade oggi, si sono mobilitati per raccogliere fondi destinati a riscattare il complesso. In seguito alla soppressione dei conventi al tempo dell’unità d’Italia, infatti, il convento fu trasformato in caserma, ma grazie all’azione collettiva è stato restituito ai frati. “Un altro gesto importante – prosegue la lettera –. Si deve tralasciare anche questo?”.

Riferimento per religiosi e fedeli

Dopo il suo riscatto il convento è divenuto uno dei tre centri di studio italiani di formazione per molti frati, contribuendo alla rinascita dell’ordine. Agli occhi dei fedeli tutt’oggi questo luogo rimane una ‘fortezza della spiritualità’, senza dimenticare che a San Miniato è ancora presente anche il monastero delle Clarisse, a significare come la vita religiosa abbia sempre caratterizzato il territorio. Dalla lettera nasce altresì un invito a riflettere sull’utilità che avrebbe il convento per gli stessi religiosi: “Si tratta di un convento che non ha problemi ad ospitare gruppi numerosi – si legge –. Potrebbe essere utile per le riunioni dell’ordine stesso. Sembra impossibile che non venga tenuto in considerazione per queste sue potenzialità”.

Via Francigena e Romea Strata

Infine, si rammenta come San Miniato, per la sua posizione, sia al centro della via Francigena e, di conseguenza, come il convento sia sempre stato luogo di accoglienza per i tanti pellegrini durante il loro cammino spirituale. Oltre a ciò, il riferimento va anche ad un progetto recente lanciato a livello internazionale dall’ufficio pellegrinaggi della diocesi di Vicenza, in collaborazione con il Pontificium Consilium di cultura, ovvero la Romea Strata. Un modo per recuperare quelli che furono i tracciati della via Romea in diverse parti d’Europa, compresa anche San Miniato. E ciò darebbe quindi maggior valore al convento.

La lettera, che sarà spedida con allegate tutte le firme cittadine, si conclude con un caldo invito a ripensare alla chiusura in virtù di tutte le ragioni appena descritte. Un’azione estrema, visto che sarà difficile ribaltare la situazione, ma che fino all’ultimo non spegne la speranza.

Serena Di Paola

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