
Si è seduta sui gradini davanti l’ingresso del municipio. Accanto a lei un cartello, affisso ad una delle colonne del loggiato. Poche righe, nelle quali Renata Venanzi ha voluto riassumere la propria situazione di difficoltà, economica e di salute, lanciando una richiesta d’aiuto sotto le finestre del comune. Lo stesso comune che in passato, del resto, l’ha già aiutata, ma dal quale adesso spiega di sentirsi “abbandonata”.
Una scena che in tanti hanno notato, questa mattina 25 gennaio, in piazza Bertoncini a Castelfranco, dove Venanzi ha spiegato le ragioni della propria dimostrazione indirizzata contro l’amministrazione. “Con 280 euro al mese non si può vivere” esordisce la donna, che attualmente riceve una piccola pensione d’invalidità, più un buona-spesa da 50 euro. “Fino a qualche anno fa – spiega – prima che fossi costretta a smettere per fare la chemio, lavoravo al cimitero in cambio di 300 euro al mese, poi ridotte a 250, alle quali aggiungevo qualche mancia e il ricavato dei mercatino”. La donna, quindi, contesta l’interruzione del contributo da parte del comune, da quando per ragioni di salute ha interrotto l’attività al cimitero. “Adesso ricevo solo un buono-spesa da 50 euro”, riprende la donna, che già 4 anni fa era stata protagonista di ben 17 giorni di sit-in, sotto le logge del comune, per l’aggiudicazione della casa popolare. Casa sulla quale Venanzi paga un affitto mensile di 40 euro. “A questo devo aggiungere la spesa e le bollette”, aggiunge la donna, che torna quindi a chiedere la possibilità di poter svolgere dei lavoretti: “Non chiedo regali ma solo un po’ di lavoro, anche per 150 euro al mese. So fare tanti lavori ed ho tutte qualifiche maschili”. Una richiesta che Venanzi rivolge all’amministrazione ma che forse andrebbe indirizzata anche a qualche privato, a un ente, un’associazione, a chiunque sia nelle condizioni per offrire un po’ di lavoro.
In tarda mattinata, il sindaco Gabriele Toti è sceso a parlare con Venanzi: “Il caso della signora è conosciuto e seguito da tempo dai servizi sociali con varie forme di sostegno – afferma Toti -. A suo tempo era stato previsto un piano di aiuto che prevedeva, appunto, il lavoro svolto al cimitero comunale, poi interrotto quando alla signora è stata riconosciuta un’invalidità dell’80%. Questa mattina, quindi, il servizio sociale ha avanzato alla donna dei programmi di aiuto alternativi, ma ci tengo a precisare che il sostegno avviene al pari degli altri. Il fatto di mettere in scena manifestazioni o forme di protesta davanti al municipio non dà diritto ad alcun tipo di priorità”. L’invito del primo cittadino, quindi, rimane quello di rivolgeri ai servizi sociali ma anche alla Caritas, “che può mettere in campo strumenti di aiuto – dice Toti – verso questa situazione come per molte altre”.