Gender, genitori all’attacco: “Dittatura del pensiero”

27 gennaio 2016 | 10:15
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Gender, genitori all’attacco: “Dittatura del pensiero”

Sono ancora vive, a Castelfranco, le polemiche sul dibattito di sabato sera con Michela Marzano (nella foto), autrice del libro “Papà, mamma e gender” che tanto ha fatto discutere nel dibattito pubblico e politico castelfranchese. A prendere posizione, adesso, sono i membri del Comitato genitori costituito da un paio d’anni tra le famiglie degli alunni dell’istituto comprensivo. Una posizione indirizzata principalmente contro la presa di posizione dell’amministrazione, che in una nota di pochi giorni fa aveva replicato alla presa di distanza di Cassa di risparmio di San Miniato rispetto all’iniziativa (leggi qua Marzano e Gender, Castelfranco spiega la scelta).

Replica per la quale i genitori si definiscono “allibiti”, perché “al di là dei contenuti – dicono – dalle righe emerge una facinorosità e una sfrontatezza verbale assolutamente inappropriata, soprattutto per chi ricopre cariche istituzionali. Le intimidazioni nemmeno troppo velate verso la Cassa di risparmio destano davvero sconcerto”.
Una posizione, tuttavia, che è figlia secondo i genitori del clima che si respira in Italia e in Ocidente: “Non rimaniamo troppo sorpresi – dicono – perché purtroppo una reazione simile non solo era attesa, ma è figlia naturale del clima in cui oggi viviamo. Nell’articolo dell’amministrazione emerge chiaramente questo concetto: ci sono due tipi di pensiero che si contrappongono. Il primo, istituzionale e giusto, che si fonda su concetti alti quali l’uguaglianza, i diritti per tutti e la libertà, sta alla base del nostro vivere civile e non necessita in alcun modo del confronto. L’altro, un pensiero omofobo e integralista, brutto e cattivo, figlio del pregiudizio, oscurantista e conservatore che non solo deve essere osteggiato in ogni modo, ma che non ha diritto di essere. Vorremmo far notare, con molta semplicità, che questo concetto è molto pericoloso, perché è la premessa sulla quale si fondano tutte le dittature, le quali sempre si prefiggono la tutela dei diritti, dell’uguaglianza e della libertà degli uomini; soltanto che per farlo si sentono legittimate a delegittimare, cioè a denigrare e a soffocare il pensiero che dissente e chi lo sostiene. E oggi in Italia e in tutto l’Occidente viviamo di fatto in una dittatura. Sì, una dittatura “soft” che per ora non trova espressione evidente in forme “istituzionali”, ma che è già mediatica e culturale. E le recenti iniziative dell’amministrazione comunale ne solo un pezzettino, un piccolissimo esempio locale, ma assai rappresentativo”.
Da qui il richiamo agli amministratori di Castelfranco ad accettare il confronto: “Vorremmo ricordare ai nostri amministratori, democraticamente eletti – aggiungono – che un pensiero democratico forte, per sua natura, non deve mai temere il confronto. Se lo fa, rinnega se stesso. Se davvero il pensiero che si vuol contrastare è il male, perché non organizzare spazi di confronto dove esso si riveli per quello che è, e il cittadino castelfranchese possa rifiutarlo e scegliere quindi consapevolmente la via del pensiero libero, per l’uguaglianza e i diritti? Che cosa si teme? Si teme che la democrazia non sia capace di difendersi democraticamente? Invece no! Il sindaco e l’amministrazione comunale organizzano eventi a senso unico, senza contraddittorio, pubblicizzati capillarmente con ogni mezzo, che invece di diventare per Castelfranco occasioni di riscoperta della propria coscienza democratica si configurano come tentativi (maldestri) di ‘rieducazione’ del popolo. Un popolo, quello castelfranchese, che in gran numero ha osato dissentire dal pensiero unico e dominante del nostro tempo e che, spontaneamente e democraticamente, si è organizzato e mobilitato per sostenere le sue idee, che secondo l’amministrazione comunale sono: infondate, omofobe ed eversive”.
Il Comitato genitori, rivolgendosi alla dirigenza scolastica, cita l’articolo 26 della Dichiarazione dei diritti dell’uomo, per il quale “la priorità educativa dei figli non spetta alla scuola bensì alla famiglia. E’ un atto eversivo secondo l’amministrazione comunale? – chiedono i genitori – Sostenere il diritto di ogni bambino maschio a essere educato come uomo e di ogni bambina femmina a essere educata come donna, senza nessuna ambiguità e incertezza su questo aspetto, è per l’amministrazione comunale un pensiero omofobo di gravità inaudita e frutto di un forte stereotipo culturale? Dichiarare che le unioni omosessuali non hanno niente a che vedere con la famiglia e ricordare a gran voce a tutti il dettato dell’articolo 29 della nostra Costituzione italiana, è per l’amministrazione castelfranchese un atto oscurantista e integralista? Sostenere che una mamma e un babbo non servono solo a generarli i bambini, ma anche a crescerli e amarli, è inaccettabile e irrispettoso? Essere contrari alla pratica barbara e incivile dell’utero in affitto, che mercifica ancora una volta il corpo delle donne e che nega al neonato il calore del seno di sua madre che lo ha partorito, è per l’Amministrazione conservatorismo e cattiveria? Proclamare a gran voce che prima del desiderio di genitorialità degli omosessuali vi è il sacrosanto diritto di ciascun bambino ad avere una mamma e un babbo, perché così vuole l’ordine naturale delle cose, è per il sindaco e i suoi collaboratori un atto crudele e offensivo nei confronti dei gay?”.
E aggiungono: “Noi genitori castelfranchesi veniamo accusati di essere la parte più conservatrice del mondo cattolico, praticamente degli integralisti. Falso! Alcuni tra noi non mettono piede in chiesa da anni. E definire gli altri i più conservatori, beh, ci vuole un po’ di coraggio. Ed infatti il confronto che intendiamo promuovere si sviluppa non sul piano della fede, ma sul piano della ragione. Ad esempio, per capire che per crescere un bambino in maniera sana servono un papà e una mamma, non bisogna certo scomodare Dio e il Magistero della Chiesa. Basta una analisi in buona fede della realtà delle cose naturali. Le iniziative promosse dall’amministrazione e la virulenza di certe esternazioni, a nostro parere offensive e irrispettose nei confronti di tanti castelfranchesi, non fanno altro che confermarci la fondatezza delle nostre preoccupazioni come genitori e ci spingono ad impegnarci di più a risvegliare la coscienza di tutto il nostro popolo. Certo, non ci lasceremo trascinare dal clima di rancore e odio che coinvolge a vari livelli tutta l’amministrazione comunale. Non ci interessa e non lo vogliamo. Perché siamo gente che non vive di politica e non abbiamo nemmeno l’ambizione di farlo. Noi, tra lavoro, cambi di pannolino, controllo di compiti e letture di novelle prima della buonanotte, ricerchiamo sempre e solo il bene dei nostri figli. E quando diciamo nostri ci riferiamo a tutti i figli del popolo italiano”.
Da qui l’appello “ad un clima più disteso e sereno”. “Sindaco Toti stia sereno – dicono -. Glielo diciamo non come glielo direbbe il suo segretario di partito: glielo diciamo per davvero! Benché lei la pensi molto diversamente da noi, noi crediamo nella sua buona fede. Spero che pensi altrettanto di noi. Perché, quando è venuto a conoscenza delle nostre iniziative non ha cercato di parlarci, per ascoltare le nostre ragioni, cercando anche di convincerci delle sue idee? Che cosa teme? Venga nelle nostre case, ai nostri incontri e ci guardi negli occhi. Le assicuriamo che non siamo il male e nella misura che ci compete, ognuno di noi contribuisce al progresso e al benessere della nostra comunità di Castelfranco. Non ci tratti come cittadini di serie B, o anche meno. Il nostro non è un sub-pensiero fondato su fobie irrazionali. E’ vero siamo molto preoccupati. Ma la nostra preoccupazione è fondata su riflessioni razionali, che lei non condividerà, ma che come minimo meritano il rispetto suo e della sua amministrazione”.