Imam di Santa Croce accetta di incontrare Migliavacca

E’ un’inedito gettar di ponti quello che in questi giorni sembra aver attecchito nel Comprensorio del cuoio tra Santa Croce e San Miniato sul fronte del dialogo fra religioni e non solo.

Dopo le parole del vescovo di San Miniato Andrea Migliavacca in visita al Tavolo del distretto conciario, che dalla sede del consiglio comunale di Santa Croce aveva lanciato un messaggio all’imam della moschea del comune per un incontro (leggi anche: Il vescovo a Santa Croce: “Pronto a incontrare l’Imam”) arriva, pronta, la risposta: “Incontriamoci”. A cogliere l’invito del vescovo, che a quattro mesi dalla sua nomina ha voluto concretizzare un messaggio di apertura e dialogo che ha sempre caratterizzato il suo servizio pastorale fin dai primi giorni è l’imam Abu Zakaria, che raggiunto al telefono ha voluto precisare come l’apertura della comunità islamica verso le altre religiorni non sia mai mancata. “Eravamo, siamo e saremo sempre disponibili a qualsiasi confronto e collaborazione che parta dal reciproco rispetto – ha dichiarato l’imam – in questo modo non faremmo altro che dare un senso ai nostri ruoli”. Parole alle quali è seguita un’ulteriore proposta: “Sarebbe positivo organizzare più incontri in futuro, da programmare anche su temi concordati”. Un’apertura che in qualche modo non fa altro che rendere palese una convivenza reale e pacifica che nei fatti non è mai mancata nel Comprensorio, un’area che in tutti i suoi comuni vede la comunità islamica da sempre protagonista assoluta della popolazione migrante, con percentuali fra i residenti e fra i lavoratori che spesso superano quelle regionali e nazionali. Eppure è qualcosa di inedito, in un contesto in cui le due comunità religiose hanno solo raramente interagito apertamente e ufficialmente, immerse in un contesto dove fino ad ora ha prevalso l’istituzionale consapevolezza di vivere sullo stesso territorio. Quello stesso fatalismo della mera presa d’atto con il quale spesso vengono gestite anche le emergenze dell’immigrazione: si risolve l’essenziale, il resto verrà. Eppure nel resto tutto fiorisce, bene e male, a caso. E forse è proprio per questo che in certi momenti, quando identità, confini e regole sfumano nel silenzio in cui si danno per scontate, possono maturare incomprensioni o peggio. Nasce proprio da qui la necessità dei ponti, che non a caso hanno un senso solo se vi sono due sponde distinte e chiare, da unire certo, ma nella diversità. “La stessa apertura la ribadiamo verso le istituzioni, con le quali il dialogo è aperto” ha voluto precisare l’imam. Il dado ormai è tratto quindi, non resta che attendere gli sviluppi di questi preliminari di dialogo.
Di sicuro tanto il messaggio di apertura del vescovo Migliavacca, quanto la rapida risposta di Abu Zakaria, capo spirituale della comunità islamica del comprensorio, faranno discutere, forse più tra i cattolici che non tra i musulmani del territorio. Di sicuro c’è che Miglaivacca, arrivato da poco anche sul fronte del dialogo interreligioso ha voluto dare un segnale forte di discontinutà con una convivenza solo formale e rendere fattivo il messaggio di papa Francesco anche in questo caso. Un segnale di apertura, che sembrerebbe avere trovato terreno fertile da parte dell’Imam, ma soprattutto un segnale di voglia di conoscere e dialogare che potrebbe scardinare consuetudini di indifferenza e inconsapevolezza più o meno voluta fino ad oggi e che rischiano di far diventare il Valdarno inferiore una terra dove sperimentare dialogo e confronto tra musulmani e cattolici.

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