Vittime del salva banche, da San Miniato a casa Boschi

Una famiglia samminiatese sotto casa Boschi. A rappresentare, in qualche modo, anche le altre, tante, del comprensorio del Cuoio, che come questa hanno perso soldi nella vicenda di Banca Etruria. 

All’indomani della trasferta a Rignano sull’Arno, comune dov’è cresciuto il premier Matteo Renzi, il tour di proteste nel Valdarno da parte di manifestanti che si ritengono vittime del decreto ‘salva banche’ è proseguito ieri, 28 febbraio, nell’aretino. In prima linea i componenti dell’associazione Vittime del salva-banche, compresa una famiglia di San Miniato. È un gruppo eterogeneo quello sceso ieri in piazza della Repubblica a Laterina per tenere alta l’attenzione verso la questione Banca Etruria, fino a protestare dinanzi la casa dove ancora abita la famiglia della ministro Maria Elena Boschi, il cui padre è stato per anni all’interno del cda dell’istituto di credito come vicepresidente. Ci sono stati pensionati, imprenditori, studenti e lavoratori, molti dei quali provenienti da varie zone del circondario dell’empolese valdelsa, ma anche da San Miniato e fino Pontedera. Le Vittime del salva-banche hanno visto andare in fumo i risparmi di una vita: adesso chiedono risposte e azioni concrete, ma soprattutto rivogliono indietro i loro soldi. E sebbene non tutte le persone coinvolte nella vicenda facciano parte dell’associazione o partecipino attivamente alle manifestazioni organizzate in varie parti d’Italia, sono poco meno di un centinaio gli investitori raggirati residenti nei comuni del comprensorio del Cuoio. A confermarlo è Moreno Gazzarrini, samminiatese rimasto vittima del decreto, già socio del direttorio dell’associazione. “Come associazione raccogliamo più di 1.800 iscritti provenienti da tutta la penisola – afferma Gazzarrini –. Oltre a coloro che si sono associati, inoltre, sappiamo per certo che la questione ha riguardato circa una 80ina di persone che abitano nel comprensorio. Il motivo che ci lega è lo stesso: avevamo riposto fiducia e risparmi nelle mani di chi ad oggi ci ha depredato di tutto”. L’invito è quello di riunire più vittime nell’associazione e continuare insieme la battaglia verso l’ottenimento di un rimborso integrale. “Si parla di raggiro in quanto non abbiamo avuto informazioni in merito al reale rischio che stavamo correndo, o perlomeno non abbiamo avuto quelle giuste – prosegue Gazzarrini –. Alcuni di noi hanno perso tutto quello che avevano per garantirsi un proseguo sereno, altri solo una parte. In ogni caso ci hanno messo in serie difficoltà economiche. Ricordo ancora amaramente quel giorno in cui mi arrivò la fatidica telefonata, dove mi dicevano che le mie obbligazioni non esistevano più. Dopo lo choc iniziale, ho cominciato a cercare online persone della zona, e non, che avessero avuto il mio stesso problema: adesso siamo un gruppo compatto che si organizza nelle proteste per far conoscere quel che ci è successo e cercare di riavere ciò che ci hanno rubato”. Dopo la stazione Leopolda a Firenze, Montecitorio e Banca d’Italia a Roma, il prossimo presidio è previsto per il 16 marzo sotto al Ministero dell’Economia insieme a Federconsumatori e Adusbef. “Per il momento questa lotta ha portato all’ottenimento di un arbitrato, ma a distanza di mesi dal salvataggio di Carichieti, Cassa di Ferrara, Banca Marche e Banca Etruria, chiediamo provvedimenti più concreti. Non ci accontenteremo di riavere solo una parte dei nostri soldi, ma continueremo a farci sentire finché non avremo un rimborso totale”.

Serena Di Paola

 

 

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