





Lacrime e sorrisi. Di gioia, di tristezza, di commozione. La presentazione del cencio 2016 del palio di San Lazzaro, opera di Natale Addamiano, non poteva che essere il giorno di don Lido (leggi anche San Lazzaro, il primo palio dopo don Lido). Quello che il Palio lo aveva inventato, sostenuto, incoraggiato e che, in qualche modo, è il suo lascito alla comunità di Ponte a Elsa. Che oggi 7 marzo non è mancata e, anzi, si è fatta sentire compatta e numerosa.
“Una grande giornata per una piccola comunità – ha detto Fabrizio Mandorlini prima di scoprire l’opera -. Un momento di gioia, certo, ma anche di tristezza, perché questa giornata pensata con don Lido, si compie ora che lui non c’è più”. In prima fila, però, c’è la sua famiglia, alla quale il comitato del palio ha voluto fare un omaggio e ancora più avanti ci sono “i suoi bambini”, quelli che, ha detto il vescovo don Andrea Migliavacca, “sono il segno di una comunità viva, giovane. Il segno che qualcuno ha seminato. Anche per questo, per voi, dobbiamo ringraziare don Lido”. In prima fila, anche il consigliere comunale Michele Fiaschi. Il cencio 2016 è l’opera numero 36: tanti sguardi e tanti modi di descrivere una stessa scena che appare diversa a ogni occhio. “Con don Lido ne abbiamo parlato più volte – ha detto la vicesindaco Chiara Rossi -. Questa pinacoteca è un patrimonio da valorizzare e ora che don Lido non c’è più, ci sembra doveroso trovare un modo per farlo. Così che chi viene a San Miniato ha una cosa in più da vedere. Don Lido ci ha lasciato una grande eredità, costruita con amore e tenacia. Ecco, anche per questo abbiamo il dovere di portare avanti il palio e tutto ciò che rappresenta”. Ricordi, tanti, anche quelli evocati dal sindaco Vittorio Gabbanini. “Anche quest’anno – ha detto – io sarò alle premiazioni e Chiara alla santa messa. Don Lido ha sempre voluto così, anche se gli impegni erano altri: lui non si faceva mai dire di no. Ero piccolino quando la mamma ci portava qui: sono affezionato al Palio di San Lazzaro anche perché mi ricorda quando ero come questi bambini. Sono certo che quest’anno il Palio sarà più partecipato che mai, per dimostrare a don Lido che ce la possiamo fare, anche senza di lui”.
“Quest’opera piaceva a don Lido” ha aggiunto Sauro Mori descrivendo il quadro. Un’opera che, ha spiegato, richiama Fontana e il suo squarcio nella tela. Solo che qui, lo squarcio è Lazzaro, bianco, indistinto, che potrebbe essere ciascuno di noi, in contrasto con il nero e il resto dell’opera, costruita sui toni del rosso che diventa sabbia, ocra e marrone e che sembra scappare dalla tela. Al centro c’è un Gesù che pare correre, in ritardo da quell’amico ormai morto. Con una mano sulla montagna, a invocare l’aiuto del Padre per compiere il miracolo. “Io – ha aggiunto il vescovo – vedo Gesù che cammina sulla nostra strada: è davanti a noi, ma sulla stessa strada, che accompagna la nostra vita. Poi ci sono quelle figure, che attendono, quasi a chiedersi se riuscirà a fare il miracolo. Alla fine, diventano spettatori del Signore che porta la Vita. Ecco, questo è l’augurio che voglio lasciarci: essere spettatori di Gesù che è vita”.
Elisa Venturi