
E’ guerra di cifre e di date fra comune di Santa Croce e Unione Inquilini in merito alle fibre d’amianto nelle acque della rete idrica. Dopo l’innesco della questione ad opera dell’Autorità Idrica Toscana, che aveva evidenziato come in uno dei punti di analisi a Santa Croce si fosse, in luglio, registrata la presenza di oltre 70mila fibre d’amianto per litro, secondo dato in Toscana, il sindacato degli inquilini ha lanciato una raccolta firme per chiedere monitoraggio delle acque e sostituzione dei vecchi tubi (leggi anche: Amianto nelle acque Unione inquilini lancia petizione).
Proprio le restati tubazioni in cemento amianto, messe al bando negli anni ’90, sono alla base della presenza nelle acque italiane delle famigerate fibre. Nel caso di Santa Croce, poi, la percentuale di vecchie tubazioni sul totale della rete è la più alta del comprensorio. Di qui tutta la polemica e la risposta, questa mattina, dell’amministrazione santacrocese (leggi anche: Amianto, le fibre scompaiono dall’acqua di S.Croce), che parla di ulteriori analisi dalle quali stavolta emerge una minor presenza della sostanza cancerogena nelle acque. “Apprezziamo la sollecitudine con la quale il comune si sia mosso per richiedere nuove analisi sulla presenza di fibre di amianto nell’acqua – chiosa ironico Luca Scarselli, dell’Unione Inquilini – anche se stranamente notiamo una coincidenza di date. Infatti, le nostre richieste di accesso ai documenti sono del 2 – 3 dicembre 2015 e del 3 gennaio 2016 e le analisi richieste dall’amministrazione sono, chissà per quale motivo, nel solito periodo, così abbiamo il velato dubbio che sia stato il nostro interessamento e forse quello di altre forze politiche a far muovere il Comune”. Scarselli poi contesta anche le valutazioni del comune circa la prima discussa analisi dell’Ait, quella delle 70mila fibre, livello definito dalla maggioranza “cento volte inferiore” a quello da considerarsi di guardia. “Apprendiamo che in una dichiarazione il comune parla di limite di sicurezza da considerarsi a 7 milioni – continua l’avvocato – invitiamo e diffidiamo il comune dallo spargere simili voci. Infatti, esistono studi accettati anche anche da comitati internazionali che portano il limite di presenza di fibre di amianto nell’acqua a 100mila – 200mila fibre per litro, nel lungo periodo. Il limite di 7 milioni di fibre per litro vale solo per l’assunzione di acqua potabile nel breve periodo, come attestato anche da un parere del USL già in possesso del Comume. Invece, non comprendiamo come mai l’amministrazione comunale non si sia mai interessata della questione e non abbia mai fatto analisi per almeno venti anni, come risulta dalla nostra documentazione, non sapendo ad oggi se le fibre di amianto siano state presenti nell’acqua potabile nel passato e da quanto tempo”.