
A questi punti si rivolgono direttamente al presidente Enrico Rossi i cittadini di Ponte a Egola che vivono nei pressi dell’azienda M3. Le domande sono sempre le stesse: i motivi della riapertura dall’azienda avvenuta nel 2012, chi e perché non ha informato i cittadini, oltre a conoscere ovviamente la data dell’effettiva delocalizzazione e le garanzie sulla successiva bonifica.
Domande rivolte stavolta al governatore Rossi dopo che il sindaco Vittorio Gabbanini, nella consulta di lunedì 30 maggio, ha spiegato che è stata proprio la regione, sulla base del parere degli enti compotenti, ad autorizzare la riapertura dell’attività all’interno dell’ex Icla (leggi qui M3, rabbia dei cittadini, Gabbanini:”Ha deciso la Regione”).
I cittadini, che si presentano come gruppo “Tutela e rispetto per Ponte a Egola”, ricordano che nel 2014, pochi giorni prima delle elezioni amministrative, quelle stesse domande erano già state rivolte al presidente Rossi: “Un rappresentante dei cittadini chiese di porre una domanda Enrico Rossi che era intervenuto presso la locale Casa del Popolo per tirare la volata al sindaco – ricordano – ma prima ancora di esporsi il presidente venne portato via quasi fosse prossimo ad un attentato. Da allora tante domande e nessuna risposta, ma oggi grazie al sindaco Gabbanini abbiamo finalmente capito a chi dobbiamo rivolgerci per la questione M3 (ex-Icla). Nella consulta del 30 maggio 2016 il sindaco Gabbanini si è totalmente sollevato da ogni colpa in merito alla dubbia riapertura, additando quali responsabili la regione Toscana, Arpat e Usl”.
Da qui le domande al governatore: “In particolare – dicono – abbiamo bisogno di sapere chi è effettivamente la responsabilità di non aver fin da subito informato correttamente la popolazione dei gravissimi rischi a cui è tutt’oggi esposta, oltre a conoscere la definitiva data di delocalizzazione, il piano di bonifica delle centinaia di metri quadrati di amianto ancora oggi presenti e delle cisterne che stoccano 92 tonnellate di pericolosissimo materiale chimico. Riteniamo inoltre opportuna un’imminente simulazione d’incidente oltre a conoscere l’adeguato sopracitato programma di bonifica. Siamo ostaggi di una delle 8 fabbriche Toscane sotto legge Seveso in pieno centro cittadino e cosa abbiamo in mano? Solo un opuscolo, consegnato con grave ritardo dal comune, con un piano d’emergenza che, come affermato dal sindaco, non è ancora stato approvato”.