Roffia, palazzina Italia ’90 da demolire: “Buttato un miliardo di lire”

In origine doveva diventare il punto di arrivo delle competizioni di canottaggio, con tanto di spogliatoi e sala stampa, all’interno dell’ambizioso progetto della cosiddetta Cittadella dell’acqua, rimasto “congelato” fino ad oggi dalle esigenze di sicurezza idraulica e dalla successiva realizzazione della cassa d’espansione. Dopo più di vent’anni, però, la prospettiva più plausibile per la palazzina di Roffia sembra essere quella della demolizione.
“Abbiamo chiesto a tutti – dice il sindaco di San Miniato Vittorio Gabbanini -. Da parte nostra eravamo anche disposti a mettere qualcosa per completare l’opera, ma se nessuno è intenzionato ad utilizzarla non possiamo rischiare di buttare via delle risorse. Non vogliamo commettere gli errori del passato”.
Un po’ di storia
Costruita negli anni Novanta, la palazzina era ad un passo dalla conclusione, con tanto di ascensore e caldaia già pronti all’uso, quando tutto si fermò per il fallimento della società barese vincitrice dell’appalto: in tutto erano già stati investiti poco meno di 1 miliardo delle vecchie lire, messi a disposizione dal Coni attraverso i finanziamenti legati ai mondiali di Italia ’90. A completare il quadro subentrò anche l’inondazione delle acque dell’Arno, che spinse la Provincia a fermare il progetto della Cittadella imponendo alla Draga Borgioli, proprietaria dell’area, la realizzazione dell’argine a protezione delle abitazioni. Da qui l’inizio di vent’anni di spoliazioni e vandalismi, che oggi hanno trasformato la struttura in uno scheletro di cemento.
L’ipotesi della demolizione
Negli anni scorsi, il comune di San Miniato aveva valutato la possibilità di risanare l’edificio, con l’obiettivo di metterlo a disposizione delle società sportive che fanno capo al bacino remiero oppure alla regione Toscana come stazione di controllo della Cassa d’espansione. All’epoca fu stilato un preventivo di 500mila euro, al quale andavano sottratti 187mila euro che il Coni tiene da parte, ormai da vent’anni, per completare la palazzina. “Eravamo pronti a fare la nostra parte – dice Gabbanini – ma nessuno ci ha risposto. Se a nessuno interessa l’unica strada è quella della demolizione, anche perché altrimenti siamo costretti a metterla in sicurezza e recintarla”.
Un’altra alternativa potrebbe essere quella dell’alienazione, a patto che venga modificata la destinazione sportiva dell’area, anche se al momento appare improbabile trovare un privato disposto a investire. A parlarne, pochi giorni fa era stato anche il presidente dei Canottieri San Miniato Enzo Ademollo, spiegando che la palazzina si presentava “fuori misura” rispetto alle dimensioni attuali del lago. Pertanto, l’idea della società sarebbe quella di utilizzare le risorse ancora disponibili (187mila euro) per adeguare pontili e hangar delle imbarcazioni, in modo da conciliare le esigenze sportive con quelle della cassa d’esondazione.
Il commento di Roberto Ferraro: “Buttato al vento un miliardo di vecchie lire”
La notizia, però, ha fatto sobbalzare Roberto Ferraro, ex consigliere comunale e attuale coordinatore del movimento Idea per il comprensorio del Cuoio: “Se la notizia sarà confermata – dice – significa che saranno stati buttati al vento soldi pubblici per un ammontare di un miliardo delle vecchie lire. Stranamente la notizia è stata portata a conoscenza dei cittadini da una singolare dichiarazione rilasciata alla stampa da un privato cittadino, senza smentite dal Comune di San Miniato che detiene la proprietà dell’immobile e al quale quindi competerebbero dichiarazioni del genere. Eppure, quello che meraviglia è l’improvviso cambio di programma in merito all’immobile. Ricordiamo che quattro anni fa, il 5 aprile 2012, il Comune dichiarava che ‘Occorre eseguire in tempi brevi il restauro dell’edificio in oggetto, in modo che lo stesso possa essere fruito sia dalle associazioni sportive sia dalla ditta che sta eseguendo i lavori relativi al primo lotto della cassa di espansione Piaggioni’ Da allora cosa è cambiato? – chiede Ferraro – Per quale motivo non si restaura più l’immobile che potrebbe essere destinato alle associazione sportive, magari non solo a quelle che praticano sport di acqua. È presumibile che alle molte società sportive che operano sul nostro territorio e che si occupano dei più disparati sport forse non dispiacerebbe avere un nuovo e moderno ambiente dove riunirsi e operare”.
E aggiunge: “Se vogliamo chiamare le cose con il loro nome, sarebbe meglio dire che con la demolizione della palazzina di Roffia viene buttato al vento un miliardo delle vecchie lire. Soldi di proprietà di tutti i cittadini contribuenti. Purtroppo la storia si ripete: a San Miniato non è la prima volta, né l’unico caso in cui si è costretti a constatare che per gravi errori di valutazione si gettano al vento milioni di euro di risorse pubbliche”.
La proposta di Ademollo
Secondo Ademollo, invece, parlare di “spreco” relativamente alla palazzina di Roffia “è assolutamente fuori luogo. Quel progetto – ricorda – fu bloccato dopo l’inondazione del ’93. Quando la struttura è stata vandalizzata il Comune aveva le mani legate, senza possibilità di decidere se portare avanti o meno quel progetto. Oggi, con il bacino ridimensionato rispetto al progetto iniziale, la palazzina risulta di fatto “fuori misura”. Allora perché spendere altre risorse per una struttura che non si saprebbe come utilizzare”. Meglio cercare di alienare di quell’edificio e utilizzare le risorse rimaste adeguare le strutture del canottaggio alle esigenze di sicurezza”.
I dubbi del sindaco
Ipotesi, quest’ultima, che sembra non convincere il sindaco Vittorio Gabbanini: “Non è affatto scontato – dice – che quei 187mila euro possano essere utilizzati per fare qualcosa di diverso rispetto alla palazzina: sono soldi che il Coni ha stanziato appositamente per quel progetto. Se si procederà con la demolizione, inoltre, una parte delle risorse serviranno proprio a quello.
Giacomo Pelfer