Quel turismo tenuto in cantina, tocca al vino dopo tartufo foto

Un territorio da gustare. In tutti i sensi e con tutti i sensi. Per questo le guide turistiche sono state guidate, questa volta loro, in un tour enogastronomici tra i sapori e anche i colori della San Miniato in tavola. Oltre al tartufo c’è di più, il messaggio offerto agli operatori del turismo in un corso intensivo di prodotti e produzioni locali con il vino incoronato re di una tavola che è più festosa con la bottiglia aperta. A bocca aperta, non solo per degustare, sono rimaste le guide turistiche, ora pronte a descrivere il mondo racchiuso in quella bottiglia. Un Bianco, fatto con uve Sangiovese e costruito intorno al tartufo è l’anteprima offerta da Alessandro Nacci, un parcheggio più grande pronto ad accogliere gli autobus quella rivelata da Federico Caputo, insieme a una certificazione quasi pronta ad arrivare.

Accolte dal sole, le guide turistiche accompagnate da Fabrizio Quochi sono arrivate la mattina presto a San Miniato oggi 2 febbraio, per ripartire solo a buio. Sono quelle che hanno partecipato al primo corso Vino e Turismo, organizzato dalla Camera di Commercio di Pisa e che, grazie all’interessamento dell’associazione vignaioli di San Miniato e del Comune, ha aggiunto una giornata in più dedicata alle produzioni vinicole della città della rocca. Le guide turistiche partecipanti, dopo due giorni di lezioni teoriche sulla produzione di vino in provincia di Pisa e in Toscana, hanno visitato cantine e frantoi e scoperto accompagnati a Massimo Cucchiara la magia del bosco dove nasce il tartufo e come lo si presenta in tavola. A San Miniato, la visita è iniziata da Pietro Beconcini e Tenuta di Poggio, il pranzo è stato servito all’agriturismo Montalto e, dopo una visita nel bosco in cerca di tartufi, si è conclusa ad Agrisole. Alle guide, al termine della giornata, è stato rilasciato l’attestato di ambasciatori del tartufo di San Miniato, con l’invito a tornare e portare gruppi.

San Miniato e il vino

Erano 12. Ma ora i produttori di vino di San Miniato sono soltanto sei, dimezzati dalla crisi, con l’idea del consorzio mai andata avanti, ciascuno con alle spalle una scelta che, forse, lo ha salvato, come quella di puntare su una tecnica di lavorazione o su un vitigno. Il potenziale produttivo dei vitigni, stimati in 600 ettari, è di 50mila quintali, “ma le bottiglie sono poche – spiega Leonardo Beconcini  -. San Miniato è ancora centro di produzione uva”. In effetti fino a qualche anno fa, tutta l’uva prodotta finiva nelle cantine fiorentine. Una storia di contadini e gente semplice, quella del vino e dell’olio a San Miniato. Ciò che resta in mano a chi non si sposta per lavorare nell’industria. E storie di famiglie anche, quelle che nei poderi dei nonni e dei genitori hanno deciso di lavorare, studiando, selezionando vitigni e procedure, per fare più vini e metterli in bottiglia. Tutte le aziende fanno expo, che a volte è la parte determinante della vendita. Ti accolgono a braccia aperte, i produttori. Lo fanno con le scarpe coperte di fango, residuo di questi giorni di pioggia e con gli occhi fieri ti raccontano i prodotti, ma ancor di più il territorio, convinti che sia fare sistema la vera forza. Dalla terra alla tavola, senti ripetere spesso in questo viaggio “nell’altra metà del cielo”, come l’ha definita l’assessore al Turismo e attività produttive Giacomo Gozzini anche a nome del sindaco Vittorio Gabbanini. “San Miniato è nota forse di più per la sua parte industriale, ma da qualche anno stiamo spingendo su turismo ed enogastronomia. E ci stiamo levando qualche soddisfazione, anche grazie al fatto che siamo all’interno di un sistema, che comprende anche straordinari operatori. A volte ci rivolgono qualche critica, ma poi sono sempre molto disponibili”. In ogni cantina si possono organizzare degustazioni e tutte sono abituate a turisti stranieri, tanto che prevedono visite in inglese, alcune persino in francese e tedesco.

San Miniato a misura di turista

Chi arriva fin qui scopre un’altra Toscana, con le caratteristiche riconosciute a questa regione, ma senza il clamore, lo sfarzo e l’artefizio di mete più famose, anche dal punto di vista enogastronomico. E’ una città che vuole accogliere, San Miniato e a misura di turista ma che non si camuffa: quando le guide arrivano, Beconcini termina i lavori con il muletto e a casa Masini si scaricano le verdure biologiche. I produttori si mostrano per ciò che sono: gente che lavora, pur se pronta a condividere e felice di accogliere. Non lo nascondono, anzi ne vanno fieri: quando è tempo di vendemmia, qui c’è sempre rumore e gente che corre da una parte all’altra. Perché per loro la cantina è una, quella dove si lavora: non ce n’è una diversa per il turista. Poi hanno gli angoli degustazione: quelli sono curati in ogni dettaglio e sempre pieni di materiale informativo, oltre che di bontà.

In cantina

Loro se lo immaginano portato da qualche pellegrino nella borsa dei semi. Così, sulla via Francigena, negli anni ’90, Leonardo Beconcini e la moglie Eva hanno scoperto e selezionato il Tempranillo, un vitigno diffuso in Spagna ma praticamente inesistente in Italia. Un vitigno che il nonno e il padre di Leonardo avrebbero voluto buttare e che, invece, lui ha selezionato facendolo diventare la sua tipicità e anche la sua sfida, visto che tutto è un esperimento, non essendoci coltivazioni simili.

Un po’ come ha fatto Cosimo Maria Masini selezionando il Sanforte, vitigno coltivato da una manciata di aziende in tutta la Toscana. Per loro, dopo una lunga proceduta, nel 2014 è arrivata la certificazione di azienda biodinamica: “Il suolo – spiega l’agronomo Francesco De Filippis – non è solo un mezzo per ancorare le radici, ma la chiave di nutrizione di questo pianeta”. Uva raccolta a mano, con pochi grappoli in cassetta, da appendere (non stendere) in cantina sono alcune delle chiavi di un processo che fa a meno della chimica e riduce al minimo “gli aiutini”. Nelle degustazioni, ai vini si accompagnano prodotti di stagione, in linea con la filosofia e in un podere che fu dei Bonaparte. E’ Maria Poletti a ringraziare comune di San Miniato e Camera di Commercio a nome dell’associazione vignaioli per l’opportunità di far conoscere il territorio tramite le guide turistiche. “L’associazione è fatta di singole cantine – ha detto – che sono più forti se lavorano insieme, specie perché siamo pochi. E in un periodo in cui anche i soldi sono pochi, se si mettono insieme rendono di più”. Anche il vino, infondo, è un lavoro di squadra, fatto da uva, terra, sole, acqua e clima, ma anche di lavoro e passione.

Un vino progettato per stare bene con il tartufo allargherà la famiglia dell’agriturismo Montalto, gestito dai fratelli Alessandro e Cinzia Nacci e sulla tavola del quale il babbo, cavatore, non fa mancare il tartufo che a San Miniato si cerca tutto l’anno. Anche con i turisti, che possono trovarsi nel piatto ciò che hanno trovato e che lo possono abbinare a lezioni di cucina. “Dalla terra al piatto – spiega Nacci -, così che i turisti scoprono il territorio sulle tracce del tartufo”.

Il recupero di vitigni autoctoni è l’obiettivo di Agrisole, un’azienda di famiglia: mamma e due fratelli di 25 e 29 anni. Ma anche un esempio di sinergia: qui il giro nella vigna senza concimi è obbligatorio, ma si può andare nel bosco a cercare il tartufo e nella degustazione ci sono i salumi di Sergio Falaschi (oggi portati e raccontati da lui stesso), la birra artigianale di Opificio Birraio di Crespina e altri prodotti della piattaforma Food of Tuscany.

La Camera di Commercio

A salutare guide e produttori, è arrivato anche il presidente della Camera di Commercio di Pisa Valter Tamburini. “Sono orgoglioso dell’ufficio di promozione e internazionalizzazione – ha detto – che ha organizzato e gestito questa prima edizione del corso e questa giornata. Ma lo sono per tutto il lavoro che fanno. La Camera di Commercio vorrebbe continuare a impegnarsi in questa direzione, speriamo che il Governo ce lo consenta”, sono destinate a fondersi, infatti, le Camere con meno di 75mila iscritti: Pisa ne ha 53mila. E un progetto legato a questa esperienza: fornire pacchetti turistici specializzati nell’enogastronomia.

Elisa Venturi

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