
La Provincia di Pisa dice addio al Polo tecnologico conciario. È quanto previsto dalla legge di riforma Del Rio, che obbliga gli enti provinciali ad alienare quote o azioni possedute all’interno di società partecipate. Un passaggio obbligato, che adesso apre ovviamente la partita per la riassegnazione tra chi rimane all’interno della società.
Se n’è parlato ieri 11 gennaio durante una riunione di Poteco, nella sala consiliare a Santa Croce. Un incontro interlocutorio dal clima abbastanza teso, soprattutto tra i rappresentanti delle due associazioni conciarie, apparse distanti specie in merito proprio alla gestione di Poteco. Divergenze che comunque sembrano avere poco a che fare con il tema della riassegnazione delle quote, anche se questa è stata un po’ la miccia per innescare una discussione dai toni a tratti aspri tra i rappresentanti dei conciatori a nord dell’Arno e quelli a sud ovvero l’Associazione conciatori di Santa Croce e il Consorzio conciatori di Ponte a Egola. La vicenda delle quote della Provincia infatti è stata risolta indicativamente con l’ipotesi di fare una divisione aritmetica tra i soci.
Inizialmente, infatti, una delle ipotesi sul tavolo era quella di passare le quote della Provincia al Comune di Santa Croce, in qualità di Comune che ospita la struttura e che ha versato al momento della costituzione più soldi di altri nell’operazione che ha portato alla nascita dell’ente del distretto conciario. Per tutta risposta, anche Castelfranco si è reso disponibile a fare altrettanto, ovvero a prendere tutte le quote della Provincia, rinnovando il classico “risiko” che quasi quotidianamente si gioca fra i Comuni del Cuoio. San Miniato ha proposto una ripartizione proporzionale al numero degli abitanti, ipotesi che è stata scartata dai più. Alla fine, però, sarebbe emersa la volontà di una ridistribuzione equa tra tutte le amministrazioni, in modo da evitare squilibri a vantaggio di un territorio piuttosto che di un altro. Prima di ogni decisione, comunque, la questione sarà vagliata a livello tecnico da un pool di commercialisti.
Se da un lato, tuttavia, la politica sembra indirizzata verso una linea di accordo, dall’altro non sono mancati gli screzi tra i conciatori, con un’insofferenza dei rappresentanti di Ponte a Egola nei confronti di una gestione di Poteco giudicata troppo centrata su Santa Croce. Niente di nuovo, comunque, ma solo l’ennesima conferma di un’annunciata unità che sembra destinata, almeno nel breve periodo, a restare una chimera. Una serie di attriti, come hanno riferito alcuni spettatori della riunione, che avrebbe assunto anche toni forti da entrambe le parti su varie questioni legate a Poteco. Questa volta, però, sembra che la politica non c’entri molto, ma che sia più un problema di rapporti tra imprenditori.