Trump e Brexit fanno paura ai conciatori. Confidano nel Mercato

Il distretto del Cuoio per adesso è alla finestra, in attesa di capire se la linea protezionistica varata dal presidente americano Donald Trump potrà avere effetti anche sull’esportazione di prodotti in pelle. Uno scenario per adesso solo ipotetico, anche se non è affatto da escludere che la nuova linea statunitense, da qui a breve, possa produrre qualche ripercussione anche sul mercato dei prodotti in pelle e a cascata anche sulle concerie italiane. Il tutto, però, nella convinzione che il protezionismo alla fine non passerà, “perché nel medio periodo dimostrerà tutti i propri limiti”.

È il pensiero del direttore dell’Associazione conciatori Piero Maccanti, a commento delle notizie che ultime notizie che hanno fatto sobbalzare la vicina Pontedera. L’amministrazione Trump, infatti, sarebbe pronta a lanciare la propria “offensiva” contro l’importazione di una novantina di prodotti europei, con l’introduzione di dazi punitivi che andrebbero a colpire anche la mitica Vespa di casa Piaggio. Una possibilità definita come una sciagura dai sindacati della Valdera e che si aggiunge anche all’atteggiamento imboccato dalla Gran Bretagna con l’uscita dell’Unione europea.
“Il protezionismo, in generale, è sempre stato un elemento che ci spaventa – dice Maccanti – dal momento che la nostra destinazione primaria è proprio l’export. Pertanto, ogni prescrizione, dazio o sbarramento per i prodotti in pelle è per noi estremamente dannoso. Per il momento, comunque, la linea del governo Trump si sta orientando su un tipo di merce che non è di nostra pertinenza”. Alla lunga, però, è inevitabile che un restringimento delle frontiere possa ripercuotersi anche su altri settori. “La nostra speranza è che non si vada avanti su questa linea – spiega Maccanti – altrimenti c’è il rischio di creare un effetto a catena. Gli Stati Uniti non sono il nostro principale mercato di esportazione, ma assorbono comunque una parte importante della nostra produzione, soprattutto a livello di esportazioni indirette: molti brand, non solo italiani ma anche esteri, esportano calzature negli Stati Uniti realizzate con i nostri pellami. Il timore, quindi, è che possa generarsi un effetto a catena che potrebbe colpire anche i prodotti del lusso”.
Allargando lo sguardo, però, la convinzione è che la “moda” del protezionismo dovrà presto fare i conti con le leggi del mercato. “Noi crediamo fermamente – dice Maccanti – che questi ‘guizzi’ di protezionismo alla fine dimostreranno tutto il loro limite. Del resto, lo stesso Trump che dichiara di voler riportare in America produzioni come quella dell’auto applicando dazi e sbarramenti, rischia poi di penalizzare le esportazioni di quelle stesse produzioni fuori dagli Stati Uniti. Penso quindi che certe uscite siano più che altro strumentali e destinate a rivelarsi solo momentanee”.
Questi ultimi mesi, inoltre, stanno regalando segnali in positivo anche dal mercato russo, dove il contesto internazionale e i dazi introdotti dall’Unione europea avevano indubbiamente frenato le esportazioni. “La situazione è migliorata – dice Maccanti -. A prescindere dall’introduzione di dazi specifici, il mercato del lusso sta rispondendo positivamente: le esportazioni verso la Russia stanno gradualmente tornando alla normalità”.

 

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