Marconi, la partita è di S.Croce: Rusconi e Deidda

Continua a dividere il liceo Marconi, dal comprensorio alla Provincia, mentre si pensa ad un consiglio aperto…o quasi. E’ questo il quadro che questa mattina si è profilato nell’ultimo capitolo della discussione sul futuro della scuola, fra una maggioranza che annuncia un documento sullo studio di fattibilità delle tre opzioni messe in campo da tempo (San Donato, Fontevivo, Ponte a Egola) che sarà presentato al prossimo consiglio il 24 maggio, ed un’opposizione che invece continua a chiedere a gran voce una discussione ampia, aperta alla società civile. Che (forse) non si farà, almeno a dire di chi l’ha richiesto.

La richiesta di consiglio provinciale aperto sull’intera questione, fatta dai consiglieri Marco Rusconi e Gabriele Benotto, pare infatti aver ricevuto l’accoglienza tiepida da parte di alcuni membri del consesso, sostituita invece dalla prospettiva, più accattivante per altri, di un consiglio aperto ad una serie selezionata di invitati in rappresentanza delle varie parti coinvolte, dai genitori alla scuola, dagli enti locali alla politica. “Ma l’aria che si respira fa pensare a giochi già fatti, decisioni già prese, anche e soprattutto sulla collocazione della scuola” sottolinea polemicamente Rusconi “a specifica domanda fatta ai tecnici questa mattina, su quali potrebbero essere le possibili decisioni se venisse fuori che recuperare il sito di San Donato sia la soluzione più conveniente, questi hanno rilanciato la patata bollente alla politica. Peccato che una delle questioni più dibattute durante il consiglio sia stato l’acquisto, ancora appeso a lungaggini tutte da decifrare, del terreno al Fontevivo. Segno evidente, per noi, che la politica abbia già preso una decisione. Una scelta che farà ricadere sulle tasche di tutti noi altri 14milioni di euro. Cementificando, abbandonando le vecchie sedi al loro destino e buttandosi sulla prospettiva di un polo scolastico meno collegato con le grandi arterie veicolari del comprensorio, più scomodo, più costoso”. “Fra le motivazioni addotte da alcuni per rifuggire il consiglio provinciale aperto – continua il consigliere d’opposizione – il fatto che le parti sociali e la platea allargata degli interessati alla vicenda abbia avuto già occasione di esprimersi nel consiglio comunale aperto di gennaio registrando peraltro una pluralità di posizioni difficili da far convergere”.

Il quadro sarebbe poi complicato da un contesto in cui i sindaci, al momento opportuno, non avrebbero fatto squadra, fino a quando anche la rappresentanza territoriale del Cuoio in Provincia non ha mescolato comunque le carte in tavola, consegnando un quadro nel quale il comune più coinvolto dall’intera vicenda, San Miniato, è anche quello che non ha più rappresentanze dirette nel consiglio provinciale, dove invece siedono Giulia Deidda e Gabriele Toti. Non sarebbe poi un segreto, inoltre, che proprio Castelfranco sia fra i soggetti più scettici rispetto all’ipotesi di un Marconi a Fontevivo, troppo scollegato dalla sua realtà per non preferire (come alcune famiglie già starebbero meditando di fare) di buttarsi su altri poli scolastici, a Pontedera o Empoli. Una posizione emersa proprio in sede di consiglio aperto a gennaio (leggi: Marconi, Toti ‘frena’ su Fontevivo: “Liceo del Comprensorio”) ed ancora pienamente in auge. Tutto, intanto, passa alla Provincia, in attesa che siano le carte e gli studi di fattibilità a fare sostegno ad ulteriori scelte.

Situazione che non dipinge a tinte così fosche, invece, la sindaca di Santa Croce e consigliera provinciale delegata alla scuola Giulia Deidda, che invece parla di una disponibilità ad un’altra occasione di confronto aperto a tutti. “Non credo ci sarebbero particolari problemi a prevedere un consiglio provinciale aperto, una volta che ci saremo consultati anche con San Miniato, che è parte interessata in primis in tutta la vicenda – dice Deidda. – C’è di certo che in tutti questi mesi le sedi di confronto con tutte le parti interessate non sono affatto mancate: genitori, studenti, vertici della scuola, comuni e via dicendo. Non abbiamo alcun rimpianto sul quel fronte. Come non li abbiamo in merito all’opportunità di affrontare la discussione che stiamo mettendo in piedi adesso. Una riflessione sull’intero “comparto” della formazione nel Comprensorio del Cuoio, Marconi compreso, era ed è da fare in ogni caso e non è legata esclusivamente certo a ciò che è avvenuto al sito a San Donato che venne scelto inizialmente, lo ricordo, come sede temporanea. Mi piacerebbe si parlasse di contenuti, di accessibilità, di trasporto pubblico locale, del Marconi e del Cattaneo insieme e di come possano rappresentare una vera alternativa forte alle proposte formative vicine, “aggredendo”, perché no, anche il contesto fiorentino, con proposte nuove che non sono comprese oggi negli assetti di queste due importanti scuole”.

“L’impressione che abbiamo avuto è stata quella di un generale disinteresse alla questione da parte dei vertici della Provincia, forse dovuta ad una decisione che in fondo è già stata presa – continua Rusconi. – Il presidente della Provincia Marco Filippeschi è scappato prima dell’inizio della discussione. La data di questo fantomatico consiglio provinciale aperto non ci è stata comunicata, rimandando la questione al 24. L’unica certezza sta in questo documento della maggioranza in cui probabilmente si darà mandato ai tecnici di vagliare le tre opzioni sul tavolo. In tutto questo non vi è la minima riflessione sugli oltre 7 milioni buttati in passato per la scuola a San Donato, non vi è la minima analisi a carattere comprensoriale, che tenga presente davvero tutti fattori importanti come la raggiungibilità del sito da parte di tutti i comuni che usufruiscono di più della scula. Come consiglieri di minoranza crediamo innanzitutto che ci siano ancora troppe cose che non tornano nella vicenda dell’acquisto di San Donato, con un avvicendamento strettissimo fra il momento in cui i sindaci di allora facevano dichiarazione d’intenti a riportare il liceo a San Miniato alto e l’acquisizione da parte della provincia del sito all’interporto. I sindaci odierni scaricano tutte le responsabilità, ma proprio alla luce del passato dovremmo anche guardare alle decisioni che si stanno per prendere. Vogliamo davvero spendere altri 14 milioni lasciandosi dietro non uno ma ben due ex sedi? Che fine faranno quelle? Fra 20 anni, probabilmente, saremo qui a discutere di come liberarcene, quando saranno ruderi. San Donato, invece, avrebbe dato più garanzie, in risparmio e funzionalità”.

Nilo Di Modica

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