





“In Europa quella sera eravamo più di 50 osservatori impegnati. Ma non tutti sono riusciti ad approfittare dell’occultazione per osservare Haumea“. Queste le prime parole con le quali il team di astrofili dell’associazione “Isaac Newton” di Tavolaia ha annunciato una scoperta di carattere scientifico di livello internazionale, avvenuta lo scorso 21 gennaio e pubblicata proprio in questi giorni dalla rivista Nature. Del team fanno parte Mauro Bachini, il castelfranchese Giacomo Succi e Fabio Martinelli. Le osservazioni sono state effettuate a Lajatico in stretto contatto con l’Instituto de Astrofísica de Andalucía (Granada).
Ai più il nome non dirà molto: Haumea, scoperto nel 2004, é un corpo celeste facente parte dei gruppo di pianeti nani compresi nella fascia dei trans-nettuaniani, di cui fanno parte anche Plutone, Eris e Makemake. Già noto in alcune sue caratteristiche, è stato osservato in gennaio grazie ad una congiuntura fortuita che ha visto impegnati numerosi osservatori in Europa. Una seduta che ha permesso di scoprire con maggiore dettaglio alcune caratteristiche del corpo celeste, fra le quali, ed è stata la vera sorpresa, anche un anello intorno al pianeta nano. Fondamentale in tutto questo la l’apporto dell’osservatorio di Santa Maria a Monte. La tecnica di osservazione utilizzata per lo studio del corpo è stata quella delle occultazioni asteroidali; l’occultazione avvenne in 21 gennaio del 2017, durante l’osservazione il pianeta transitò davanti una stella e questo produsse una eclisse di luce della stella stessa, dalle riprese e successive analisi fu rilevata la presenza di un anello di materia attorno ad HAUMEA e sempre tramite l’osservazione furono determinati i parametri fisici del corpo, diametro, densità, posizione e forma dell’anello , schiacciamento equatoriale ecc. (l’articolo continua dopo la ricostruzione video)
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Il team di osservazione dell’Osservatorio di Tavolaia costituito da Mauro Bachini e Giacomo Succi la sera del 21 gennaio 2017, utilizzò il telescopio di Lajatico da 50 cm il RC 50 F/9 + CCD Moravian binning 2, 512×512 pixel, del socio Isaac Newton Fabio Martinelli, titolare del Lajatico Astronomica Centre che partecipò egli stesso alle riprese. Dal team fu scelto l’uso del telescopio di Lajatico in quanto dava maggiori garanzie di risultato per il maggior diametro strumentale (50 cm rispetto al 40 cm di Santa Maria a Monte) e per la qualità del cielo migliore a seguito delle condizioni previste per la serata. Furono effettuate più di 130 riprese CCD con esposizione di 15 secondi e relative riprese di normalizzazione, dark, flat field e dark del flat field.
La successiva analisi, visto il bassissimo livello SNR (rapporto segnale rumore , cioè il rapporto tra l’immagine dell’oggetto e il fondo cielo) rivelò subito notevoli difficoltà di elaborazione, tanto che inizialmente eravamo convinti di non avere rilevato il fenomeno, successivamente su sollecitazione di J.L.Ortiz dell’Instituto de Astrofisica de Andalucia, abbiamo elaborato i files con maggiore accuratezza utilizzando una serie di software astronomici dedicati e inviato le nostre osservazioni in Spagna in modo che il team di ricerca dei professionisti potesse autonomamente elaborare le nostre osservazioni e utilizzarle nello studio.
Il risultato finale, con l’uscita di una pubblicazione sulla rivista “Nature Astronomy” da pare del team spagnolo dell’Instituto de Astrofísica de Andalucía (IAA-CSIC) riempie di orgoglio e soddisfazione gli astrofili di Tavolaia. La comunicazione finale di scoperta, nella quale le riprese da noi effettuate sono state inserite nello studio e, nel loro piccolo, hanno collaborato a determinare le caratteristiche del lontano corpo del Sistema Solare, sono, per noi, un risultato entusiasmante e insperato che ripaga delle lunghe notti spese ad inseguire le piccole e flebili “stelle erranti” del cielo.
“Un ringraziamento particolare, l’associazione Isaac Newton, lo rivolge all’amministrazione comunale di Santa Maria a Monte, che ci supporta nelle nostre attività di ricerca e didattica, le riprese anche se effettuate in un altro osservatorio sono il risultato di una esperienza maturata a Santa Maria a Monte all’Osservatorio di Tavolaia – dice Mauro Bachini, presidente dell’associazione e storico animatore del gruppo. – Durante anni di riprese su occultazioni asteroidali e soggetti variabili quali stelle variabili, supernove, asteroidi (astrometria e curve di luce). Nell’ultimo anno i vari lavori sviluppati dal team di Tavolaia sono usciti su riviste e pubblicazioni tecniche nazionali ed internazionali ed altri fenomeni sono tuttora in corso di studio e avranno sviluppi futuri”.
Dallo studio pubblicato (J. L. Ortiz et al. “The size, shape, density and ring of the dwarf planet Haumea from a stellar occultation”. Nature, (2017) DOI: 10.1038/nature24051) risulta che Haumea ruota attorno al Sole lungo una orbita ellittica che impiega 285 anni per essere completata, e impiega 3,9 ore per ruotare attorno al suo asse, molto meno di qualunque altro corpo che misura più di un centinaio di chilometri in tutto il Sistema Solare, tale velocità di rotazione lo fa appiattire, dandogli una forma ellissoidale simile ad una palla da rugby. Lo studio rivela inoltre che Haumea misura 2.320 chilometri lungo il suo asse più lungo, più o meno le stesse dimensioni di Plutone. Dalle osservazioni, inoltre, non è stata rilevata la presenza di una atmosfera planetaria che Plutone possiede. Le osservazioni hanno rilevato la presenza di un anello di materia attorno ad Haumea, l’anello si trova sul piano equatoriale del pianeta nano, esattamente come il suo più grande satellite, Hi´iaka, e mostra un rapporto di risonanza 3:1 con rispetto alla rotazione di Haumea, il che significa che le particelle congelate che compongono l’anello ruotano tre volte più lente pianeta di quanto esso ruota attorno al suo asse.
Nilo Di Modica