





Hanno viaggiato a fianco anche nell’ultimo tragitto. Nessuno dei due più avanti dell’altro, neanche negli ultimi metri prima della chiesa. Insieme, a coppia, come fossero per mano a passeggio sotto il sole di una giornata che sa di primavera. È un’immagine sicuramente fuori dal comune quella che ha sfilato oggi, 27 gennaio, per le strade di Isola, durante l’ultimo saluto a Angiolo Cei e Albania Valori, i coniugi novantenni morti giovedì a distanza di 16 ore l’uno dall’altra (leggi qui), i cui funerali sono stati celebrati a Isola da padre Albino de’ Giobbi insieme al vescovo Andrea Migliavacca.
Una cerimonia che ha portato in chiesa tutto il paese, per salutare quelli che fino ad oggi erano un po’ i ‘nonni’ della frazione, ma soprattutto per celebrare una storia che da giovedì sta commuovendo tutti. “È come se Albania e Angiolo si fossero presi per mano, ancora una volta, camminando assieme verso il Signore” ha detto il vescovo Andrea Migliavacca dall’altare, aprendo la cerimonia funebre alla quale, nonostante i tanti impegni, non ha voluto in nessun modo mancare.
Se lo sentivano Angiolo e Albania che sarebbero andati via assieme. Addirittura lei lo aveva anche detto alla figlia, quasi bisbigliando a mezza bocca dopo aver visto il marito partire domenica in ambulanza verso l’ospedale: “Si va via insieme” ha esclamato Albania, tre giorni prima di spegnersi nelle prime ore di giovedì. Nel pomeriggio dello stesso giorno, poi, anche Angiolo si è aggravato di colpo morendo in ospedale, nonostante nessuno gli avesse detto niente della moglie. È così che oggi sono partiti di nuovo assieme, dopo quasi 70 anni di matrimonio, con i due carri funebri affiancati dall’abitazione fino alla chiesa di San Donato e poi fino al cimitero, dove riposeranno a fianco nella cappella di famiglia.
“Adesso sono proprio loro, Angiolo e Albania, che ci prendono per mano e che continuano a camminare con noi – ha detto il vescovo -. Il loro cammino ora è accompagnato dallo sguardo verso di noi. Attraverso il dono della vita possiamo sentirci ancora uniti a loro”.
Giacomo Pelfer