Manifestazione per la legalità Toti: “Isolare chi non rispetta le regole” foto

E’ la musica ad aprire il corteo della Camminata della legalità. Con tutti i colori delle note e delle maglie che devono rendere migliore la vita di una comunità che è fatta di differenze. Poi i sindaci e gli assessori delegati dei comuni del comprensorio del Cuoio, Fucecchio compreso in tricolore perché la legalità è una legge, non una scelta. E agire nella legalità deve tornare a essere la norma in un Paese rigido sulle condotte altrui ma che tende a essere indulgente su se stesso. Poi il vescovo Andrea Migliavacca con altri sacerdoti della diocesi e i consiglieri regionali Alessandra Nardini e Andrea Pieroni, oltre ai rappresentanti di tutti i comuni.

Dietro a enti e istituzioni, poi, i sindacati, i lavoratori, i cittadini di uno Stato che oggi ha camminato insieme a Castelfranco di Sotto, spalla a spalla, come a volte, nella vita quotidiana, si dimentica di fare. (Continua a leggere dopo il video) 
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“Dobbiamo trovare un modo per convivere in pace. E il rispetto delle regole è decisivo”. Questo dicono i tanti lavoratori senegalesi presenti in piazza, come Mamadou Diop, presidente della comunità di Pontedera. “Noi cerchiamo di fare la nostra parte, anche con la nostra presenza qui oggi”. Molti, poi i rappresentanti di una comunità che nel Cuoio ha ormai radici profonde ed una storia di integrazione e lavoro decennali. Persone come Abdoul Pene, portavoce delle comunità del Cuoio, che al microfono in piazza ha voluto chiedere giustizia in merito alle aggressioni. “Non siamo pessimisti, ma sappiamo che se non reagiremo tutti insieme a questi fatti ci ritroveremo presto qui a ancora in piazza, magari a piangere qualcuno. Molti di noi hanno perso un dito o un occhio per portare a casa il pane, ma non siamo disposti ad accettare questi soprusi – ha detto. – Chiediamo alle autorità che sono presenti qui, e non a quelle che hanno preso la distanza, di proteggere le fasce più deboli e sradicare quella mano invisibile che si vuole impossessare della nostra ricchezza e dei nostri valori. Chiediamo al Procuratore della Repubblica di passare ai raggi x tutte le magagne di questo territorio. Il male che ci minaccia e aggredisce ha nomi e cognomi e oggi rischia di crescere perchè qualcuno gli dà da mangiare, fa finta di non vedere o tace”.

“E’ un momento festoso – ha detto il sindaco di Castelfranco di Sotto Gabriele Toti – ma che serve a parlare anche di temi, scomodi magari, fondamentali per il bene del territorio. Qualche tempo fa ero a Firenze e mi avevano chiamato per darmi un messaggio che sembrava venire da un’altra epoca: un delinqiente insieme ai suoi figli, nel giorno del mercato, avevano picchiato un ragazzo (“Devi pagare l’affitto”, pestato a sangue a Castelfranco). Un’aggressione che non era la prima. Si doveva dare una risposta: è inaccettabile che un delinquente si metta a fare questo. Occorre reagire. Io mi rifiuto che si possa accettare tutto questo. Ecco perché il tema della legalità è al centro: questi non hanno nulla a che vedere con la nostra classe imprenditoriale. Questo non è un problema di razza. Quando sento parlare di noi e loro, tema di moda, io pongo un altro noi e loro: io con quelli là non ci voglio avere a che fare. Noi è chi rispetta la legge, loro è chi non lo fa. Poi chiedo un passo avanti a tutti, che vuol dire: chi gli passa il lavoro smetta di farlo”. 

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“Le parole pesano e non si devono far passare – ha aggiunto don Armando Zappolini -. Il mondo vero è questo, il mondo a una razza non esiste. Dobbiamo reagire alla barbarie di questo mondo creando spazi, facendo bene gli amministratori, gli operatori e tutto il resto. Il mondo che ci propinano non lo dobbiamo accettare. Questa generazione renderà conto di questa barbarie. Quando il nostro mondo starà meglio, voglio che questa piazza sia ricordata. Noi non siamo con la barbarie, noi non pensiamo a passare la nottata, non ci mettiamo la faccia. Un giorno qualcuno dirà di noi che siamo quelli che hanno resistito”.

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Presenti, con le varie associazioni aderenti ed i sindacati, anche rappresentanti istituzionali di vari comuni come la sindaca di Santa Croce sull’Arno Giulia Deidda, il sindaco di Montopoli Giovanni Capecchi, l’assessore alle politiche sociali di San Miniato David Spalletti, il consigliere di “Santa Maria a Monte di Tutti” a Santa Maria a Monte, nonché presidente dell’Arci Zona Cuoio Sergio Coppola. Senza dimenticare le associazioni datoriali, Assa e Cna, che negli interventi hanno spinto l’acceleratore sul tema della legalità. “In questi anni qualcosa è stato fatto nella direzione giusta. Abbiamo definito una serie di iniziative importanti come lo studio Irpet e da tempo si parla di un Codice Etico per il distretto – ha detto Rossella Giannotti, dell’associazione Lavorazioni Conto Terzi – E’ giunto però adesso il momento di fare un passo avanti perché essendo il mio settore quello più debole del distretto, si corre il rischio di prestare il fianco ad infiltrazioni fra le peggiori”.

“Si vogliono colpire impunemente i più deboli e tutti coloro che osano alzare la testa”. Queste le dure parole della segretaria della Cgil del distretto Tania Benvenuti, che nel suo intervento ha duramente attaccato anche il “clima di odio” che in questi giorni ha aleggiato sulla manifestazione. “In questi lunghi anni di crisi, seppure questo territorio abbia retto più di altri, come Cgil abbiamo visto molte aziende chiudere, riorganizzarsi, ristrutturare assetti produttivi spesso, purtroppo, nel segno di una progressiva precarizzazione del lavoro. Ma quello che è successo negli ultimi sette mesi, nei quali abbiamo assistito a vere e proprie aggessione squadriste da parte di un imprenditore senza scrupoli è qualcosa che non ha precedenti nella storia di questo distretto, che ha sempre fatto delle relazioni sindacali e della coesione sociale un modello – ha detto. – Come sindacato abbiamo fatto numerose denunce, ma è deltutto evidente che ci troviamo di fronte ad uno sfruttamento puro e semplice. Tutto gli aggrediti sono immigrati e hanno sporto denuncia, ma il razzismo questa volta non c’entra: si colpisce impunenemente chi osa alzare la testa, lo si fa in pieno giorno, davanti a tutti come a voler sfidare una comunità. Dietro a questa manifestazione, poi, ci sono state polemiche e qualcuno ha voluto anche in questa occasione attaccare la comunità senegalese. Forse perché c’è qualcuno che crede che picchiare gli immigrati sia meno grave. Sappiano costoro, come anche quelli che oggi non sono venuti, che questo modo di pensare non ha mai fatto, non fa e non farà mai parte della storia del movimento operaio. Continueremo a difendere tutti, prendendo parte e stando dalla parte giusta quando ci sarà da segliere, come oggi”.

 

 

Gabriele Mori

Nilo Di Modica

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