TecnoAmbiente in consiglio comunale a San Miniato

La vicenda dell’ampliamento dello stabilimento TecnoAmbiente dell’area industriale di Ponte a Egola, dopo essere finita al centro di un ricorso al Tar e di un’interrogazione parlamentare presentata dalla deputata leghista Legnaioli, ora arriva sui banchi del consiglio comunale di San Miniato con un’interpellanza che i gruppi consiliari di opposizione Movimento Cinque stelle rappresentato da Chiara Benvenuti, Articolo 1 Mdp rappresentato da Francesco Lupi e Immagina San Miniato rappresentata da Laura Cavallini, hanno firmato e presentato durante l’ultima seduta del consiglio comunale.

Un documento che impegna il sindaco a dare una risposta e in cui l’intera vicenda TecnoAmbiente viene contestualizzata in un panorama locale e regionale già fortemente provato dalle attività collegate ai rifiuti lecite e illecite. I consiglieri di opposizione infatti chiedono al sindaco Vittorio Gabbanini: “Se non ritiene che il tipo di produzione della società TecnoAmbiente nonché l’aumento dei rifiuti pericolosi in stoccaggio siano tali da non rendere accettabile l’ampliamento richiesto soprattutto in una zona certificata Apea e in particolare in una frazione in cui è già presente un’azienda a rischio di incidente rilevante (la M3 ndr)”. A presentare l’interrogazione è stato Francesco Lupi che non si è limitato a questo ma ha anche argomentato la questione spiegando come scritto nell’atto: “L’impatto di questo ampliamento sarà rilevante dal punto di vista ambientale, infatti il tipo di produzione della Società Tecno Ambiente e l’aumento dei rifiuti pericolosi in stoccaggio sono tali da non rendere accettabile l’ampliamento richiesto soprattutto in una zona certificata Apea. Stimiamo infatti che lo stoccaggio di rifiuti nello stabilimento TecnoAmbiente subirà, in conseguenza dell’ampliamento, un incremento notevole passando dagli attuali 3860 tonnellate (considerando Tecnoambiente e la Tyche srl che verrà inglobata) di cui 785 tonnellate di rifiuti pericolosi alle 14506 tonnellate di cui 6428 di di rifiuti pericolo senza considerare l’aumento di emissioni inquinanti in atmosfera e del traffico pesante”. Un impatto ambientale notevole, quindi, secondo le liste di opposizione che ora chiedono al sindaco di riferire su questa operazione della TecnoAmbiente che, secondo i dati forniti da Cavallini e colleghi in consiglio comunale, il Comune ha già autorizzato con un permesso a costruire un nuovo fabbricato industriale che avrà una superficie lorda pari a circa 2975 metri quadrati e un’altezza media di circa 13,8 metri. Un progetto che ora è al vaglio della Regione Toscana che dovrà esprimersi sulle procedure di valutazione dell’impatto ambientale dell’ampliamento. Un intervento urbanistico e un aumento dei rifiuti trattati, quello in progetto, che va a inserirsi in uno scenario che vede la Toscana e la zona del Comprensorio fortemente impegnata ad accogliere sul proprio territorio strutture di questo tipo, tanto che i consiglieri di opposizione spiegano: “Questa operazione di TecnoAmbiente si va ad inserire nella variegata situazione economica e produttiva della provincia pisana, dove le maggiori criticità registrate nell’ambito della gestione dei rifiuti afferiscono alle attività del distretto conciario del Valdarno Inferiore nei comuni di San Miniato, Castelfranco di Sotto, Santa Croce sull’Arno dove sono già presenti aziende come l’impianto di trattamento di rifiuti liquidi della Waste Recycling, nel comune di Castelfranco di Sotto, che presenta criticità ambientali per l’aria con le maleodoranze che ne derivano e per i reflui liquidi, i cui valori sono notevolmente al di sopra dei limiti autorizzati, nonostante i miglioramenti tecnologici e strutturali eseguiti. Poi abbiamo – continuano i consiglieri – il depuratore del consorzio Cuoiodepur di San Miniato, il quale, tramite distinte fognature, riceve le acque reflue di tutti gli insediamenti industriali del territorio, circa cento attività e le acque nere degli insediamenti civili, nonché altri liquami trasportati su gomma, che vengono annoverati come extra flussi e che provengono dall’attività agro alimentare e dagli impianti di trattamento. Proprio per quanto riguarda il consorzio infatti l’Arpa Toscana (Arpat, l’agenzia regionale per l’ambiente e il territorio ndr) contesta al consorzio di ricevere tali extra flussi, in quanto l’impianto, obiettivamente, non è strutturato per essere un impianto di trattamento rifiuti, essendo predisposto solo per il trattamento dei reflui conciari, dal punto di vista degli impianti chimico fisici. Peraltro, nello scarico è stato rinvenuto il selenio in percentuali significative, il quale – secondo l’Arpa Toscana – proviene dagli extra flussi”.
“A proposito poi del cromo esavalente – continuano Cavallini, Benvenuti e Lupi -, ne è stata accertata la presenza nei fertilizzanti provenienti dalla lavorazione del cuoio, sicché la procura della Repubblica presso il tribunale di Pisa ha promosso una indagine, con la nomina di consulenti”.
“In questa situazione regionale, comprensoriale e comunale – spiegano gli esponenti di opposizione – già di per sé estremamente delicata e preoccupante, dal punto di vista ambientale e in particolare della gestione dei rifiuti, si colloca la richiesta di ampliamento da arte della società Tecnoambiente che gestisce in località Ponte a Egola un impianto di stoccaggio, selezione e recupero di rifiuti speciali”.
Uno scenario complesso anche dal punto di vista dei reati ambientali, continuano i consiglieri di opposizione che spiegano: “Qui si va ad agire su un territorio che secondo gli ultimi dati disponibili illustrati dallo stesso procuratore della Repubblica la Toscana è al sesto posto nella classifica nazionale per numero di reati ambientali accertati. Nel panorama nazionale dei reati ambientali la regione Toscana, con il Lazio, viene immediatamente dopo le quattro regioni di origine delle mafie storiche. In generale, si può affermare che, in Toscana i settori in cui negli ultimi anni si sono registrati gli illeciti più gravi sono quelli del riciclo degli stracci, dello smaltimento dei liquami, dei fanghi e dei rifiuti solidi”.

 

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